Massimo Tommolillo - Words on line
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Linda si rivolse, come a cercare c<strong>on</strong>ferme, per l’ennesima volta al barcaiolo che li aveva<br />
accompagnati fin lì; era stata lei stessa a chiedergli aiuto, insospettita dalla preoccupazi<strong>on</strong>e che aveva<br />
letto negli occhi dell’uomo, quando erano tornati a riva.<br />
C’era una cosa che l’aveva colpita molto; l’uomo era stato il primo ad avvicinarsi a Stefano, poiché<br />
l’angoscia l’aveva immobilizzata per qualche sec<strong>on</strong>do, mentre Dario si era bloccato e scuoteva la testa<br />
c<strong>on</strong> la sua solita aria di commiserazi<strong>on</strong>e, per tutta quella umana stupidità che doveva sopportare attorno<br />
a lui.<br />
Tuttavia c<strong>on</strong>trariamente a qualsiasi logica, il barcaiolo n<strong>on</strong> aveva chiesto nulla al ragazzo bagnato e<br />
tremante sulla riva; gli aveva aperto c<strong>on</strong> delicatezza entrambe le mani, come se stesse cercando qualcosa<br />
e, n<strong>on</strong> trovando nulla, era sembrato ancora più allarmato.<br />
«Cosa crede gli sia successo?»<br />
«Beh, mi sembra evidente… Anche se n<strong>on</strong> capisco il perché.»<br />
«Dobbiamo chiamare un medico, mi dica dove posso trovarlo, subito per favore.»<br />
«Stia tranquilla, il ragazzo sta bene; comunque n<strong>on</strong> è di un medico che ha bisogno.»<br />
«No? E di cosa avrebbe bisogno sec<strong>on</strong>do lei?... E, piuttosto, perché gli ha aperto le mani, cosa stava<br />
cercando?»<br />
«Gli avevo lasciato un rametto di assenzio, ma adesso n<strong>on</strong> c’è più.»<br />
«Ma le sembra qualcosa di cui preoccuparsi?!... Oh lasci perdere; chiamiamo questo benedetto<br />
dottore per cortesia e sbrighiamoci, altrimenti gli verrà una polm<strong>on</strong>ite.»<br />
Roman, così si chiamava il barcaiolo, n<strong>on</strong> era sembrato affatto c<strong>on</strong>vinto della necessità di interpellare<br />
un medico, ma aveva assentito c<strong>on</strong> l’aria di chi si rende c<strong>on</strong>to che è inutile discutere.<br />
«Gli tolga un po’ di roba bagnata di dosso, signora; purtroppo n<strong>on</strong> ho vestiti della sua misura,<br />
comunque adesso le procuro una coperta, poi vi accompagno dal dottore.»<br />
Il barcaiolo infine si era all<strong>on</strong>tanato scuotendo la testa e borbottando parole incomprensibili, senza<br />
rendersi c<strong>on</strong>to che quell’atteggiamento alimentava l’angoscia di Linda, come il vento rinfocola<br />
l’incendio di un bosco.<br />
A questo era seguita l’aspra discussi<strong>on</strong>e c<strong>on</strong> il marito. Dario, n<strong>on</strong>ostante la sua apparente sicurezza,<br />
che spesso sfiorava l’arroganza, aveva in molto c<strong>on</strong>to ciò che la gente poteva pensare di lui e temeva di<br />
rendersi ridicolo, portando il ragazzo da un dottore o addirittura in ospedale.<br />
«Dario proprio n<strong>on</strong> capisco… In un momento come questo, come puoi pensare che sia importante<br />
una cosa del genere. N<strong>on</strong> siamo neanche a casa nostra, cosa ci importa quello che dirà o penserà un<br />
medico di qui?»<br />
«Ah si, e cosa gli racc<strong>on</strong>teremo? Che abbiamo un figlio tanto imbranato da cadere in acqua? A parte<br />
la figura da g<strong>on</strong>zi, che tra parentesi, se vuoi, farai tu, n<strong>on</strong> io; a parte quella dicevo, al massimo ti dirà di<br />
dargli un’aspirina e di metterlo a letto. E c’è bisogno di andare da un medico per questo? Sec<strong>on</strong>do me,<br />
n<strong>on</strong> è il caso di fare tutte queste storie Linda… Quando vai nel panico così, sei ridicola sai?»<br />
«Se permetti quello che è sec<strong>on</strong>do te, n<strong>on</strong> mi interessa minimamente, specie se si tratta di mio<br />
figlio…; scusami n<strong>on</strong> so perché dico queste cose.»<br />
«Lo so io perché, perché come al tuo solito, appena le cose n<strong>on</strong> rientrano nei tuoi piccoli schemi<br />
prevedibili, ti fai prendere dal panico. Comunque è nostro figlio se permetti.»<br />
Il “nostro” era stato quasi ringhiato e Linda per reazi<strong>on</strong>e, rafforzò ancora di più l’aggettivo<br />
possessivo.<br />
«No! Mio figlio. Ci vuole altro che un certificato di famiglia e una scopata per trasformarti in un<br />
padre, ci vuole ben altro, anche se n<strong>on</strong> l’hai capito in tanti anni e figurati ora…»<br />
Ma dove ho imparato a parlare così?<br />
Comunque l’aveva detto e un attimo dopo le era sembrato addirittura doveroso.<br />
L’uomo si era bloccato, più stupito che offeso, come se avesse ricevuto un ceff<strong>on</strong>e. Forse aveva<br />
esagerato, ma neanche poi tanto, pensò lei, e poi quel linguaggio; la bar<strong>on</strong>essa sua n<strong>on</strong>na, pace alla sua<br />
anima, doveva aver fatto una doppia giravolta nella tomba di famiglia.<br />
Linda aveva fatto un gesto c<strong>on</strong> la mano, come a scacciare una inesistente mosca che le volasse<br />
accanto al viso e, abbracciato suo figlio, si era diretta verso Roman che stava tornando c<strong>on</strong> una coperta<br />
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