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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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del lume e della potenza usata contro <strong>di</strong> loro; per la quale, se avessero voluto, potevano pentirsi del loro fallo e riconoscere me<br />

per il vero Messia promesso loro.<br />

Stando così rovesciati in terra, ebbi <strong>di</strong> essi grande compassione. Il Padre, sdegnato verso <strong>di</strong> loro, voleva con la sua <strong>di</strong>vina<br />

giustizia, fulminarli tutti, e farli precipitare negli abissi infernali, come meritavano. Ma io lo pregai <strong>di</strong> placare lo sdegno, e <strong>di</strong><br />

contentarsi, che tornassero al loro primo essere. Lo pregai anche per il loro ravve<strong>di</strong>mento. Per alcuni non furono vane le mie<br />

suppliche, perché, servendosi dei lumi e della grazia, che impetrai loro dal <strong>di</strong>vin Padre, si ravvidero dopo la mia morte; pochi<br />

però mi confessarono come vero figlio <strong>di</strong> Dio, mentre i più rimasero nella loro ostinazione e durezza.<br />

Placato pertanto il <strong>di</strong>vin Padre per le mie suppliche, or<strong>di</strong>nasi che quegli scellerati tornassero al foro primo essere. Disfatti,<br />

rialzatisi, alcuni dei più perfi<strong>di</strong>, si avventarono contro i miei <strong>di</strong>scepoli, perché non conoscevano quale fosse la mia persona,<br />

essendo rimasti sbigottiti per la caduta. Ed io <strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> nuovo: Chi cercate ? Essi risposero: Gesù Nazzareno. Allora <strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> nuovo:<br />

Sono io. Se cercate me; lasciate liberi questi, e prendete me. Con questa parola davo loro licenza <strong>di</strong> prendermi, altrimenti non<br />

l’avrebbero potuto giammai.<br />

PERCOSSE ED INGIURIE E MANSUETUDINE DI GESÙ –<br />

A queste parole lasciarono liberi i miei apostoli e si avventarono tutti contro <strong>di</strong> me. Ed, oh, sposa mia, quanto gravi furono le<br />

ingiurie che alcuni mi <strong>di</strong>cevano, quante le percosse che mi davamo, quanti gli strapazzi! Erano decisi a ridurmi a tal segno, che<br />

nessuno mi potesse più riconoscere. E <strong>di</strong>fatti lo fecero.<br />

Nel vedermi addosso tutti quei fieri ed arrabbiati manigol<strong>di</strong>, puoi credere quanto fosse grande la pena e l’amarezza del mio<br />

nuore! Perciò <strong>di</strong>ssi loro: Siete venuti a prendermi con funi e bastoni, come se fossi un ladro ed un infame assassino. Eppur<br />

sapete, che sono stato continuamente nel Tempio ad insegnare la celeste dottrina. Perché ora mi trattate così male? Dissi loro<br />

queste parole con tanta dolcezza ed amore, che anche i cuori <strong>di</strong> ferro si sarebbero mossi a pietà. Eppure quei perfi<strong>di</strong> si<br />

indurirono più che mai. Questa gente era stata ammaestrata da Giuda e dai Farisei, che avevano loro detto <strong>di</strong> essere forti,<br />

perché con la dolcezza delle mie parole incantatrici, li avrei fatti arrendere. Ed essi, stando su l’avviso, si facevano violenza e si<br />

sforzavano <strong>di</strong> trattarmi altrettanto male, quanta pera la dolcezza con cui trattavo con essi.<br />

Il perfido Giuda, vista la mia cattura, e sentiti i molti e gravi strapazzi che mi facevano, partì; sentirai dopo ciò che successe <strong>di</strong> lui.<br />

Mentre stavo fra le mani dei nemici, i miei apostoli si ritirarono; rimasero solo Pietro e Giovanni. Pietro, nel vedere i gran<strong>di</strong><br />

strapazzi e le percosse, mise mano ad una sciabola, e tirò un colpo ad uno, che, più <strong>di</strong> tutti, mi maltrattava; voleva recidergli la<br />

testa, ma gli tagliò un orecchio. Rimproverai allora l’apostolo, e preso l’orecchio <strong>di</strong> quel perfido, glielo risanai; ma essendo quello<br />

tanto infuriato contro <strong>di</strong> me, non pensò al beneficio che gli avevo fatto, per cui risanato, mi mise <strong>di</strong> nuovo le mani addosso, più<br />

infuriato <strong>di</strong> prima.<br />

CATTURA UMILIANTE E PENOSA DI GESÙ –<br />

Mi gettarono in terra, mi legarono le mani e le braccia, e mi misero la cintura al collo. ed ai pie<strong>di</strong> una grossa catena. Mi<br />

percuotevano coi pugni sulla testa, negli occhî. Mi davano dei morsi nelle braccia, mi calpestavano i pie<strong>di</strong>, mi davano delle<br />

bastonate, mi strappavano i capelli, mi davano dei calci, degli urtoni, chiamandomi mago, seduttore, vagabondo, infame,<br />

ambizioso; <strong>di</strong>spregiatore della legge, ipocrita, capopopolo; tutte ingiurie che contro <strong>di</strong> me avevano u<strong>di</strong>to dagli Scribi e dai Farisei.<br />

Io stavo sotto la pioggia <strong>di</strong> tante percosse e <strong>di</strong> tante ingiurie, come un agnello mansueto; non mi a<strong>di</strong>ravo, non mi lagnavo, ma<br />

offrivo tutto al Padre. Allora la mia umanità sentiva tutti i dolori e i martiri assai più <strong>di</strong> quello che lo possa sentire alcun altro<br />

mortale: perché molto gentile e delicata era la mia complessione.<br />

Quei fieri ministri ristavano tutti intorno, come cani arrabbiati e come tori furiosi. Urlavano, fremevano, facevano rumore e<br />

fracasso per l’allegrezza <strong>di</strong> essere riusciti ad avermi nelle loro mani. Sotto la pioggia <strong>di</strong> tante percosse, <strong>di</strong> tante ingiurie, <strong>di</strong> tanti<br />

strapazzi, vedendo che così ricompensavano l’amore che avevo loro <strong>di</strong>mostrato ed i molti benefici che ad essi avevo fatto, ne<br />

sentivo grande amarezza. In quei ministri che facevano a gara a chi più mi potesse percuotere ed oltraggiare, vedevo tutti quelli,<br />

che, per le loro colpe, erano responsabili delle pene, che io soffrivo proprio per sod<strong>di</strong>sfare le colpe <strong>di</strong> tutti.<br />

Non credere, sposa mila, che io li guardassi coni orrore e con sdegno. Anzi, soffrivo tutto con grande amore, ed era mio<br />

desiderio che essi approfittassero <strong>di</strong> sì grande beneficio; la mia maggior pena era, prima per le offese del Padre, e poi nel vedere

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