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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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perché <strong>di</strong>cevano che pretendevo <strong>di</strong> essere loro Re. Volevano essi farmi comparire da Re, perché tutti mi schernissero, e così<br />

condurmi alla presenza <strong>di</strong> Pilato, in figura <strong>di</strong> Re, ma con la stima che essi ne facevano, cioè <strong>di</strong> Re finto e da scherno.<br />

Difatti, trovata la porpora, e formata la durissima corona <strong>di</strong> acute spine, vi fecero sopra delle risate, saltando e battendo le mani<br />

per la nuova e dolorosa invenzione. Non avevano, i perfi<strong>di</strong>, licenza alcuna <strong>di</strong> trattarmi in tal modo e <strong>di</strong> maltrattarmi con tanta<br />

empietà ma si facevano lecito <strong>di</strong> fare tutto ciò che volevano sopra la mia persona, perché avevano gli Scribi e i Farisei dalla loro.<br />

Io era solo, né avevo nessuno per me, né vi era uno solo che <strong>di</strong>fendesse la mia causa, e chi li riprendesse per tanta empietà.<br />

Eppure nella città molti da me erano stati beneficati, molti ancora eseguivano la mia dottrina. Ma tutti questi stavano ritirati per<br />

timore dei Farisei. Vedendo allora quelli che avrebbero patito molto, senza che vi fosse alcuno che <strong>di</strong> loro avesse avuto pietà e<br />

compassione, e che nelle loro pene e travagli sarebbero stati da tutti abbandonati, ne intesi grande amarezza. Pregai il <strong>di</strong>vin<br />

Padre, acciò si fosse degnato <strong>di</strong> consolarli, <strong>di</strong>fenderti e liberarli. Vi<strong>di</strong> che il Padre l’avrebbe fatto con somma provvidenza. Vi<strong>di</strong><br />

anche il. premio preparato a chi in tal modo patisce, e ne resi grazie al <strong>di</strong>vin Padre.<br />

LA PORPORA –<br />

Avendo i perfi<strong>di</strong> preparato tutto per vestirmi da Re <strong>di</strong> scherno, mi condussero in un’altra stanza, or<strong>di</strong>nandomi che mi fossi <strong>di</strong><br />

nuovo spogliato della mia veste, la quale era tutta attaccata con il sangue coagulato. Intesi molto rincrescimento, nel dovermi <strong>di</strong><br />

nuovo togliere la veste, per il dolore che <strong>di</strong> nuovo dovevo sentire; ma offrendomi al Padre, pronto a far tutto, gli domandai il suo<br />

aiuto e con stento e dolore intenso, mi levai la veste. Difatti mi posero indosso la lacera porpora.<br />

Nel togliermi la mia. veste, offri quel dolore al Padre, pregandolo <strong>di</strong> dare ai miei fratelli, specialmente a tutti i miei seguaci,<br />

fortezza, virtù e grazia da spogliarsi affatto dell’amor <strong>di</strong> se stessi, della carne e del sangue, per poter spe<strong>di</strong>tamente seguirmi per<br />

la via da me calcata e ad essi insegnata. Vedendo che per far questo ci vuole una grazia particolare, più volte ne pregai il <strong>di</strong>vin<br />

Padre in modo speciale, e vi<strong>di</strong>, che il Padre l’avrebbe fatto. Vi<strong>di</strong> tutti quelli che se ne sarebbero prevalsi, e per il dolore che soffri,<br />

pregai il Padre <strong>di</strong> dare ad essi la consolazione in tale <strong>di</strong>stacco. Vedendo che il Padre l’avrebbe fatto, gliene resi le grazie, anche<br />

per parte loro. Intesi però dell’amarezza, nel vedere il numero grande <strong>di</strong> coloro che avrebbero abusato <strong>di</strong> tanta grazia.<br />

LA CORONA DI SPINE –<br />

Avendomi vestito con la porpora, la quale pure si attaccò alle mie piaghe, mi fecero sedere, tirandomi per i capelli e<br />

percuotendomi. Stavo a sedere,non già per mio riposo, ma per loro como<strong>di</strong>tà, perché mi potessero porre in testa la corona <strong>di</strong><br />

spine, la quale era fatta in modo, che mi coprisse tutta la testa. Intese rincrescimento la mia umanità alla vista <strong>di</strong> questa<br />

tormento; ma l’amore con cui pativo, subito mi faceva abbracciare tutto con allegrezza, domandando però sempre al Padre il<br />

suo aiuto, sì da poter soffrire ogni tormento.<br />

Stando a sedere, ricoperto con la porpora, mi posero in testa la corona <strong>di</strong> spine, e parte con le mani ferrate, parte con i bastoni,<br />

la calcarono con grande forza sopra il mio capo: restando la fronte, le tempie e tutto il capo traforato. Fu così acerbo il dolore<br />

che intesi in questo aspro tormento, che sarei morto, se il Padre non mi avesse sostenuto, facendo che la <strong>di</strong>vinità unita a me, mi<br />

servisse per conservare in <strong>vita</strong> la mia umanità, e darle forza da soffrire.<br />

In questa dolorosissima incoronazione, tutto il mio corpo si riempì <strong>di</strong> un acerbo dolore, in modo che le fierissime punture che<br />

sentivo nella testa, le sentivo anche per tutta la <strong>vita</strong>, esacerbandosi le mie piaghe, e sentendo un tremare in tutte le membra,<br />

per l’eccessivo tormento. Il sangue, in gran capi, scorreva per tutto il corpo dalla testa piagata. Si riempirono i miei occhi, la<br />

bocca, né mi potevo asciugare, perché mi avevano legate le mani. Non morii, ma soffri i dolori della morte penosa, che avrei<br />

fatto, se la <strong>di</strong>vinità non mi avesse sostenuto.<br />

Nella circostanza dell’incoronazione, in<strong>vita</strong>i <strong>di</strong> nuovo tutti i miei fratelli, affinché venissero a contemplarmi, e vedessero quanto<br />

soffrivo per loro amore, e quanto care mi costavano le loro colpe. Vi<strong>di</strong> tutti quelli che sarebbero accorsi per contemplarmi ed<br />

imitarmi, e che avrebbero compatito le mie pene, ed a questi impetrai molte grazie dal <strong>di</strong>vin Padre. Vi<strong>di</strong> inoltre tutti coloro che<br />

sarebbero accorsi, ma per più tormentarmi, come fecero gli spietati Ebrei, che con moltiplicate offese accrescevano a me il<br />

dolore. Per questi pregai il <strong>di</strong>vin Padre a perdonare. Sentendo poi le asprissime punture, si rappresentarono alla mia mente tutti<br />

quelli, che con i superbi ed indegni pensieri, avevano la maggior parte nei miei aspri dolori. Di essi mi <strong>di</strong>spiacevo, per vederli<br />

senza compassione alcuna verso <strong>di</strong> me, che tanto pativo per loro, e ne sentivo un aspro dolore. Mi crucciava poi l’offesa del <strong>di</strong>vin<br />

Padre, ed a Lui mi offrivo in quella forma sì dolorosa. Vedevo il Padre a<strong>di</strong>rato col peccatore, e lo supplicavo a voler placare lo<br />

sdegno, in virtù del mio patire, che offerivo in sconto <strong>di</strong> tutte le offese che riceveva; ed il Padre si placava.

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