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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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Mentre stavo soffrendo tutti gli spasimi del corpo ed i travagli dello spirito, senza conforto alcuno, da tutti abbandonato, intesi<br />

una tormentosissima sete, sia nell’anima, per la salute <strong>di</strong> tutti i miei fratelli e per la gloria del <strong>di</strong>vin Padre, come nel corpo, per<br />

essere del tutto esausto e consumato. Perciò alzai la voce, <strong>di</strong>cendo: Ho sete (1). Appena fu u<strong>di</strong>ta questa parola, i crocifissori<br />

presero l’amara bevanda, che prima mi avevano dato e che non avevo bevuto tutta. Attaccata ad una canna la spugna,<br />

inzuppata, me la porsero per ristoro alla mia grande arsura, con animo <strong>di</strong> più tormentarmi con quel pessimo liquore. Come<br />

<strong>di</strong>fatti fu, perché essendo tutta la mia lingua inari<strong>di</strong>ta, le fauci arse, le labbra e le gengive tutte ferite e péste, il pessimo liquore<br />

mi fece soffrire un grande tormento. E si appagò la sete che ancora avevo <strong>di</strong> più patire. Ardeva però il mio Cuore <strong>di</strong> una sete più<br />

grande che si compisse presto il mistero decretato dal <strong>di</strong>vin Padre e si formasse, cioè, prima della mia morte, la Chiesa nello<br />

stesso mio Cuore, col mio sangue e con l’acqua. <strong>San</strong>gue ed acqua che, dopo la mia morte, uscirono dal mio costato, quando fu<br />

aperto dalla lancia. Con ciò si manifestò a tutti il mistero che dentro il mio Canore si era operato e vi stava nascosto. E si<br />

manifestò dopo la mia morte, in segno che si sarebbe e<strong>di</strong>ficata la mia Chiesa col mio sangue e con l’acqua uniti insieme<br />

dall’amore che ardeva nel mio Cuore.<br />

Avvenne dunque questa formazione nel mio Cuore, e ciò fu così: l’amarissimo liquore che mi fu dato, fu da me ricevuto con<br />

grande amore, e, arrivato nel mio petto, si purificò, addolcì, e <strong>di</strong>venne , per virtù del <strong>di</strong>vin fuoco che vi ardeva, come<br />

limpi<strong>di</strong>ssima acqua, e quest’acqua, per <strong>di</strong>vina virtù, entrò dentro il mio Cuore e vi si fermò; ed il sangue del mio Cuore si adunò<br />

tutto insieme con quell’acqua, e quivi si formò il mistero della mia Chiesa. Io vi misi, per parte mia, il sangue del mio Cuore, in<br />

segno del grande amore con cui vi contribuì, e gli uomini, per parte loro, vi posero l’amarissima bevanda, significata negli aspri<br />

tormenti che mi davano, e nella morte, non meno dolorosa che ignominiosa. Ma il tutto, accettato da me con tanto amore,<br />

<strong>di</strong>venne per loro un tesoro <strong>di</strong> grazie e <strong>di</strong> meriti. Ecco il mistero dell’amarissima bevanda: in essa gli iniqui non posero se non<br />

pene e tormenti alla mia persona, uniti alle scellerataggini ed iniquità delle loro coscienze perverse. Qui si manifestò il mio<br />

grande amore, perché, ricevendo nella persona mia tante pene e tormenti, mi servii <strong>di</strong> questi per preparare a tutti il dono della<br />

redenzione, me<strong>di</strong>ante la mia morte, come, ricevendo l’amara bevanda, formai con essa, nel mio Cuore, la Chiesa, sommo<br />

beneficio per tutti. In questo formarsi della Chiesa nel mio Cuore, fu nascosto anche il mistero che l’uomo, così amaro per il<br />

passato a causa delle sue iniquità, significate nell’amara bevanda, per l’avvenire sarebbe <strong>di</strong>venuto capace <strong>di</strong> dare consolazione e<br />

dolcezza. Nella Chiesa, infatti, vi sarebbero poi state tante e tante anime che avrebbero amato, onorato e servito fedelmente il<br />

<strong>di</strong>vin Padre ed avrebbero imitato me, loro Capo e Signore. Che, se io ho dato il sangue per la salute dell’uomo, egli deve<br />

cooperare alla propria salvezza. Non volli operare il mistero <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare e formare la Chiesa con il mio sangue solamente, ma<br />

volli che vi fosse anche l’acqua, cioè, la parte dell’uomo. E quantunque la miscela fosse un amarissima bevanda, nel mio petto si<br />

addolcì e si purificò; e ciò si fece con mistero: per insegnare all’uomo che, se per l’ad<strong>di</strong>etro era stato molto amaro al suo Dio, per<br />

l’avvenire gli doveva e poteva essere dolce e gustoso, operando conforme ai miei esempi, ed offrendo al Padre le opere sue,<br />

unite con i miei meriti; ciò sarebbe stato <strong>di</strong> gusto e <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento al Padre.<br />

Rivolto al <strong>di</strong>vin Padre gli offrii la mia grande sete, e lo supplicai che, in virtù <strong>di</strong> tale offerta, si fosse degnato <strong>di</strong> perdonare a tutti i<br />

miei fratelli le molte offese, che gli avrebbero fatto con la loro intemperanza. Poi lo supplicai <strong>di</strong> volersi degnare <strong>di</strong> dare a tutti<br />

una sete insaziabile della sua <strong>di</strong>vina gloria e della loro eterna salute. Vi<strong>di</strong> che il Padre non avrebbe mancato <strong>di</strong> darla, e che alcuni<br />

se ne sarebbero approfittati, e con tutta sollecitu<strong>di</strong>ne avrebbero cercato, in tutte le loro operazioni, la gloria <strong>di</strong>vina e la salute<br />

delle toro anime. Di questo resi grazie al <strong>di</strong>vin Padre. Intesi però una grande amarezza nel vedere la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelli che si<br />

sarebbero abusati della detta grazia: che in tutte le loro operazioni non avrebbero cercato se non la propria gloria e la stima<br />

mondana, <strong>di</strong> tutt’altro avendo sete, fuor che della propria salute eterna. Perciò, rivolto al <strong>di</strong>vin Padre, lo supplicai <strong>di</strong> volersi<br />

degnare <strong>di</strong> illuminarli facendo loro conoscere l’inganno in cui si trovano. E vi<strong>di</strong>, che il Padre non avrebbe mancato <strong>di</strong> dare ad essi<br />

il detto lume, con gagliar<strong>di</strong> stimoli al cuore, ed alcuni avrebbero approfittato della detta grazia e si sarebbero ravveduti del loro<br />

errore. Per questi resi grazie al Padre. Intesi però una profonda amarezza nel vedere il grande numero <strong>di</strong> quelli che ancora ne<br />

avrebbero abusato e sarebbero miseramente periti. Lo supplicai anche <strong>di</strong> degnarsi <strong>di</strong> dare una sete insaziabile a tutti i suoi<br />

ministri e servi veri, della salute dei loro prossimi, affinché vi si fossero impiegati con tutte le loro forze. Lo pregai ancora <strong>di</strong> voler<br />

dare ad essi la sua grazia e gli aiuti particolari, acciò avessero conseguito il loro intento <strong>di</strong> salvare molte anime persuadendole,<br />

guidandole con la parola ed il buon esempio, sicché la sete insaziabile venisse appagata. Vi<strong>di</strong> che il Padre avrebbe dato loro la<br />

detta grazia; vi<strong>di</strong> il gran frutto che avrebbero riportato dalle loro fatiche, e le molte anime che per mezzo loro si sarebbero<br />

salvate. Di questo resi grazie al <strong>di</strong>vin Padre. Fu molto grande però l’amarezza che soffrii nel vedere la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelli, che ,<br />

ostacolando l’opera dei Sacerdoti, altro non avrebbero cercato che <strong>di</strong> togliere le anime dal dritto sentiero della salute, per<br />

condurle alla per<strong>di</strong>zione, con i loro detti contrari, con i loro cattivi esempi e persuasioni. Lo pregai ancora, che si fosse degnato <strong>di</strong><br />

dare a tutti i miei seguaci una grande sete <strong>di</strong> patire, per più assomigliarsi a me nelle pene. Vi<strong>di</strong> che il Padre l’avrebbe fatto, e che<br />

molti ne avrebbero approfittato, cercando sempre nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> soffrire. Per questi domandai una grazia speciale, acciò nei loro<br />

patimenti, restassero consolati, ed avessero sempre l’aiuto della <strong>di</strong>vina grazia. Il Padre me lo promise, e vi<strong>di</strong> che l’avrebbe<br />

eseguito fedelmente. Di ciò resi grazie al Padre. Intesi una grande amarezza nel vedere la moltitu<strong>di</strong>ne dei fratelli, che sarebbero

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