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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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Madre. Ma era decretato che la sua anima doveva essere immersa in un mare <strong>di</strong> amarezze, senza conforto alcuno, per più<br />

assomigliarsi a me; perciò, io, che potevo apportarle consolazione nelle sue pene, ero l’oggetto dei suoi più aspri dolori, come lei<br />

era l’oggetto dei miei, per l’amore infinito che ardeva nel mio Cuore verso <strong>di</strong> Lei, e per l’amore grande che ardeva nel suo cuore<br />

verso <strong>di</strong> me, suo Dio e suo vero ed unico Figlio.<br />

LA CROCE INALBERATA –<br />

Essendo stato allestito tutto ciò che era necessario, strascinarono la croce al luogo dove si doveva innalzare, sentendo io un<br />

grande tormento in tutte le mie membra, specialmente nella testa, che mi andava sbattendo sulla croce. Offrivo quel tormento<br />

al Padre, per le replicate offese che riceveva da tutto i1 popolo crudele ed ingrato. Malti, fra quel popolo stesso, erano stati da<br />

me risanati da varie infermità. E ancor essi mi andavano insultando e schernendo con vari motti, <strong>di</strong>cendomi: Tu hai con tanta<br />

facilità liberato noi dai mali, ed ora non sei capace <strong>di</strong> liberare te stesso. Mi ferivano il Cuore queste parole, perché mi<br />

mostravano ingratitu<strong>di</strong>ne e crudeltà. Tacevo con la lingua, ma parlavo col Cuore, <strong>di</strong>cendo loro: Ah cuori ingrati! Non vedete che<br />

se ho risanato i vostri corpi, oara patisco tanto per la salute delle vostre anime? E rivolto al Padre, gli andavo ripetendo: Padre<br />

mio, perdonate loro, perché non sanno ciò che si <strong>di</strong>cono e ciò che fanno.<br />

Arrivato al luogo dove si doveva piantare la croce, si avvidero che non ci avevano inchiodato il titolo scritto da Pilato, e subito ve<br />

l’inchiodarono. Io allora senti un aspro tormento, perché i colpi del martello facevano muovere la croce, onde le mie piaghe più<br />

si inasprivano. Alzando poi la croce, la facevano sbalzare, ora da una parte ed ora dall’altra, con mio grande tormento.<br />

È FISSATA LA CROCE SCHERNI –<br />

Il popolo nel vedere la croce alzata, incominciò a gridare con voci strepitose. Chi mai <strong>di</strong>ceva un ingiuria, chi un altra. Tutti mi<br />

motteggiavano. Infine, con molta loro fatica e con mio grande tormento, arrivarono a mettere la croce nella fossa fatta,<br />

facendola cadere <strong>di</strong> peso. In questo orrendo colpo si riaprirono tutte le piaghe del mio lacero corpo, contremarono tutte le mie<br />

ossa ed interiora e fui preso da un tremito doloroso, per gli aspri tormenti, battendomi la testa sul petto.<br />

Oh quanto, sposa mia, fu grande lo spasimo che allora sentii! Vi<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuovo tutte le anime che si sarebbero rapidamente<br />

precipitate e sprofondate negli eterni tormenti; e nel pensare, che tante mie pene sarebbero state inutili per esse, perché si<br />

sarebbero <strong>di</strong> tutto abusate, mi riempi <strong>di</strong> una più grande amarezza.<br />

Posta in alto la croce e fortificata con pietre, acciò non cadesse, una parte <strong>di</strong> essi mi lasciarono, e si posero ad innalzare gli altri<br />

due crocifissi. Intanto che facevano ciò, alcuni erano rimasti a rimirarmi e schernirmi. Essendo io posto in alto e da tutti rimirato,<br />

intesi una somma confusione, perché il mio corpo stava esposto alla vista <strong>di</strong> tutto il popolo e <strong>di</strong> tutta la città. Non vi mancarono<br />

molti che anche da lontano mi stavano rimirando, cioè, tutti quelli che avevano confusione e vergogna <strong>di</strong> venire sul monte, per<br />

risguardo al grado che avevano, benché anche da lontano non cessassero <strong>di</strong> ingiuriarmi e <strong>di</strong> schernirmi. In questa mia confusione<br />

intesi un grande dolore; perché si rappresentarono alla mia mente tutte le anime peccatrici, che, per non voler soffrire un poco<br />

<strong>di</strong> confusione, nel confessare le loro colpe, sarebbero poi nel finale giu<strong>di</strong>zio, ben più confuse, venendo quelle colpe, a tutti<br />

manifestate. Vedendo il grande numero <strong>di</strong> esse, intesi un grande dolore. Rivolto al Padre, lo supplicai, per quella mia confusione,<br />

<strong>di</strong> volersi degnare <strong>di</strong> illuminarle, facendo ad esse conoscere il loro grave errore, dando loro grazia <strong>di</strong> poter manifestare le loro<br />

colpe, affinché conseguano il perdono. Vi<strong>di</strong>, che il Padre l’avrebbe fatto, e che alcune poche si sarebbero approfittate dei lumi e<br />

della grazia. Per queste resi grazie al Padre. Vi<strong>di</strong> anche il grande numero <strong>di</strong> quelle, che si sarebbero abusate dei lumi e della<br />

grazia, e, rimanendo nel loro errore, sarebbero eternamente perite. Ne intesi grande amarezza, tanto più che io soffrivo la<br />

confusione ed il rossore, per agevolare ad esse la via, e rendere loro facile ogni ripugnanza e confusione.<br />

GLI INVITI DI GESÚ ALLA MADRE –<br />

Stando in alto, in vista <strong>di</strong> tutto il popolo, in<strong>vita</strong>i tutti i miei fratelli a venire a contemplarmi ed a specchiarsi in me, loro maestro<br />

ed esemplare. Prima <strong>di</strong> tutti, in<strong>vita</strong>i la mia <strong>di</strong>letta Madre, la quale stava poco <strong>di</strong>stante, e le <strong>di</strong>ssi al cuore: Venite, Madre mia,<br />

venite a contemplare da vicino l’unico oggetto del vostro amore, il vostro Dio, che patisce, il vostro Figlio, che sta consumando<br />

l’opera dell’umana redenzione. Voi, cara Madre, sarete il testimonio <strong>di</strong> tutte le mie pene, <strong>di</strong> tutti i miei affanni, dolori e tormenti,<br />

<strong>di</strong> tutte le mie angustie ed amarezze : perché tutte in voi stessa le provate, essendo lo specchio fedelissimo, in cui si fermano <strong>di</strong>

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