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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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che Gesù Cristo, mio esemplare, non ha sofferto. Tutto ciò che la creatura potrà incontrare <strong>di</strong> travagli, <strong>di</strong> ingiurie e <strong>di</strong> pene,<br />

sempre troverà che io ne ho sofferte assai maggiori, senza paragone alcuno.<br />

LO DEFORMANO NELL’UMILIAZIONE ABBANDONATO –<br />

Gli iniqui, già si erano accordati <strong>di</strong> maltrattarmi in modo, che non fossi neppure riconosciuto; poiché sapevano che il mio volto<br />

ed i miei sguar<strong>di</strong> erano <strong>di</strong> tanta virtù, che attiravano i cuori, conciliando l’amore <strong>di</strong> chi mi rimirava con buona volontà; si<br />

stu<strong>di</strong>arono perciò in tutto e per tutto <strong>di</strong> deformarmi, affinché le turbe, vedendomi, non avessero compassione dei me, né si<br />

rivolgessero contro <strong>di</strong> loro e contro i Farisei. Perciò mi percuotevano spesso il volto con guanciate e gli occhi con pugni, e mi<br />

<strong>di</strong>cevano: Ora va, e con i tuoi sguar<strong>di</strong> tira a te i popoli interi. Quanto sentivo questo affranto, e quanto dolore soffriva, non vi è<br />

chi lo possa comprendere! I miei occhi, pieni <strong>di</strong> sangue, si erano tanto gonfiati, che appena vedevo la luce. Naso e labbra, a<br />

causa delle monte percosse e delle cadute, erano tumefatte, tanto che il mio aspetto metteva compassione anche ai cuori più<br />

duri. Sulla fronte e su un ciglio aveva ammaccature e urna ferita sanguinante, per aver battuto, cadendo, su <strong>di</strong> un sasso. I denti<br />

erano parte rotti e parti smossi, per i pugni e per le cadute. Le guance peste e nere, e tutto il volto ridotto in maniera, che non vi<br />

era più effigie <strong>di</strong> uomo. Tutto il corpo era pesto, e le braccia, per i morsi che mi avevano dato, stillavano sangue. I pie<strong>di</strong><br />

ammaccati e anneriti, e parte delle unghie staccate. Le mani gonfie e annerite per la strettezza delle funi con le quali stavano<br />

legate.<br />

Ridotto in tale stato, mi condussero alla città <strong>di</strong> Gerusalemme, tra fischiate, urli, battimenti <strong>di</strong> mani, ingiurie; ognuna faceva a<br />

gara a strapazzarmi, per far cosa grata agli Scribi e ai Farisei, i quali avevano promesso buona mancia, a chi più mi avesse<br />

malmenato. Ed io mi trovavo, in mezzo a sì crudele gente, da tutti abbandonato.<br />

I miei apostoli erano fuggiti, spaventati; solo Pietro e Giovanni mi seguivano, ricolmi <strong>di</strong> timore e <strong>di</strong> amarezza. E Pietro<br />

camminava assali lontano da me, per il timore che aveva <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re tanto strepito, e <strong>di</strong> vedere le tante percosse che mi davano. Ed<br />

io soffrivo tutto con grande amore. Compativo molto i miseri che tanto mi straziavano, e pregava il <strong>di</strong>vin Padre <strong>di</strong> perdonar loro<br />

un sì grave eccesso. Ed alle furie infernali <strong>di</strong>cevo dentro <strong>di</strong> me: Sfogate pure, spiriti ribelli, il vostro furore, perché, in breve,<br />

vedrete chi sono io, e sentirete ciò che cadrà sopra <strong>di</strong> voi! Progettavo infatti <strong>di</strong> incatenare Lucifero, e dei fulminare tutta i maligni<br />

spiriti negli abissi infernali, dopo la mia morte, come a suo luogo sentirai.<br />

Offriva poi tutti i patimenti per amar dei miei fratelli e per ciascuno in particolare, secondo le offese che il <strong>di</strong>vin Padre avrebbe<br />

da essi ricevuto. Il Padre si mostrava sod<strong>di</strong>sfatto, ed io lo lodavo e ringraziavo a nonne dei miei fratelli, e mi offrivo pronto a<br />

soffrire tutta per amore suo, e per la salute del genere umano. Lo pregavo dei aiutarmi in tonti miei travagli e patimenti: ed il<br />

Padre mi dava la forza <strong>di</strong> soffrire, facendo un continuo miracolo <strong>di</strong> conservarmi in <strong>vita</strong>, per patire infatti molte volte sarei morto<br />

sotto la pioggia <strong>di</strong> tante percosse e <strong>di</strong> tanti strapazzi; perché la mia umanità sentiva tutto e la <strong>di</strong>vinità stava come nascosta in me,<br />

per privare l’umanità del gau<strong>di</strong>o che le avrebbe apportato il sentirsi unita alla <strong>di</strong>vinità. Voleva il Padre che io rimanessi immerso<br />

allora in un puro patire, senza mescolanza <strong>di</strong> consolazione alcuna, per meritare ai miei fratelli la <strong>di</strong>vina consolazione nelle loro<br />

pene, travagli e patimenti.<br />

IN CITTÀ UMILIAZIONI –<br />

Mi fecero poi passare il torrente Cedron a guado, tirandomi con le funi, e la mia umanità intese molta patimento. dentro quelle<br />

acque.<br />

Arrivati infine alla città, sebbene fosse notte, era accorsa molta gente ;per vedermi, istigata dagli Scribi e dai Farisei, e molto più<br />

dalle furie infernali. Al mio arrivo, incominciarono ad ingiuriarmi, chiamandomi seduttore, mago, incantatore. Sei alla fine caduto<br />

in mano della Giustizia! Ora pagherai il fio dei tuoi incantesimi e delle tue falsità. Queste furono le accoglienze che ricevei<br />

nell’entrare in città. Ve ne erano anche <strong>di</strong> più perfi<strong>di</strong> che mi tiravano dei sassi, avvicinandosi, per farlo: perché essendo<br />

circondato dagli sbirri e dai soldati, non potevamo farlo da lontano. Vi furono anche <strong>di</strong> quelli che, cui sassi, mi pestavano le<br />

spalle. Nell’entrare per la porta della città così strapazzato, alla mia mente si rappresentarono quelle anime infelici, che,<br />

abusando del beneficio della redenzione e morendo impenitenti, sono consegnate in mano dei nemici infernali, dai quali,<br />

introdotte nell’abisso infernale, vengono tormentate sopra ogni umano inten<strong>di</strong>mento. Vedendo gli strazi che lue misere<br />

avrebbero patito in tale luogo, e i tormenti che loro stanno preparati per tutta un eternità, ne intesi una gravissima pena; come<br />

anche provavo grande amarezza nel vedere, che, quasi tutti quelli che mi tormentavano, sarebbero caduti in sì gran<strong>di</strong> tormenti.

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