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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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Furono mirabili gli effetti che il mio corpo opero nella <strong>di</strong>letta Madre, sperimentando essa i giubili e le consolazioni, che aveva<br />

goduto nella mia incarnazione, quando scesi nel suo seno verginale. Fui da lei ricevuto ed accolto con tutti gli atti <strong>di</strong> ossequio e <strong>di</strong><br />

amore, che mente umana non sa capire né intendere. Ed io ne godei in modo, che, anche se non avessi avuto altro grato<br />

accoglimento, che quello che ricevetti da lei sola, il mio amore sarebbe stato appagato: tanto mi gra<strong>di</strong> e tanto amorosamente mi<br />

accolse la mia <strong>di</strong>letta Madre.<br />

Desiderai che tutti i miei fratelli mi avessero accolto con grande amore, ed offri questo mio desiderio al <strong>di</strong>vin Padre,<br />

supplicandolo <strong>di</strong> dare, a chi mi avesse ricevuto nel Sacramento, un lume particolare, per conoscere la grandezza del dono e<br />

l’amore con cui avevo istituito questo Sacramento, affinché con una tale cognizione, si fossero accesi d amare, e con grande<br />

amore mi avessero ricevuto. Vi<strong>di</strong>, che il Padre l’avrebbe fatto, che molti ne avrebbero approfittato e, ricevendomi con ardente<br />

desiderio ed amore, avrebbero conseguito molta grazia ed avrebbero dato a me grande sod<strong>di</strong>sfazione. Ne resi grazie al Padre,<br />

benché soffrissi dell’amarezza nel vedere la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quelli, che si sarebbero abusati della detta grazia e dei lumi <strong>di</strong>vini, non<br />

facendone alcun caso, privando me <strong>di</strong> detta sod<strong>di</strong>sfazione, e se stessi <strong>di</strong> un bene tanto grande.<br />

GIUDA ACCORDA LA CATTURA DI GESÙ –<br />

Stando dunque con i miei apostoli, cominciai <strong>di</strong> nuovo a parlare, perché erano già molto confortati. Dissi loro, che era giunta<br />

l’ora, in cui io dovevo lasciarli. Si riempirono <strong>di</strong> tristezza i miei apostoli, ed io li andavo consolando con parole <strong>di</strong> speranza e dei<br />

amore. Mentre li consolavo, sentivo nel mio Cuore dell’amarezza, perché il <strong>di</strong>scepolo tra<strong>di</strong>tore stava già trattando con gli Scribi<br />

ed i Farisei, dai quali ricevé le trenta monete pattuite per la mia ven<strong>di</strong>ta. Sapeva il tra<strong>di</strong>tore, che, quando pernottavo in<br />

Gerusalemme, ero solito, per lo più, <strong>di</strong> andare all’orto <strong>di</strong> Gethsemani a passare la notte in orazione; e credette che io in quella<br />

notte, vi fossi già andato. Difatti vi andai (1). Si accordò coi Farisei <strong>di</strong> venire egli stesso per darmi nelle loro mani, ad<strong>di</strong>tandomi,<br />

con finto segno <strong>di</strong> amicizia, alla coorte, che si metteva all’or<strong>di</strong>ne per venire, nottetempo, a farmi prigioniero. Stavano i Farisei<br />

come pazzi, presi dal timore e dalla falsa allegrezza: dal timore, perché ancora non erano sicuri se sarebbe loro riuscito <strong>di</strong><br />

potermi avere nelle mani, e poi perché, essendo già entrata la solennità, <strong>di</strong>cevano fra <strong>di</strong> loro: Non si dovrà farlo morire in giorno<br />

<strong>di</strong> Pasqua, perché forse si farà tumulto nel popolo. Ma i più perfi<strong>di</strong> <strong>di</strong>cevano: Purché arriviamo a dargli la morte, sia quando si<br />

sia, cosa importa? Se si può riuscire adesso, facciamolo pure, e leviamocelo davanti. E si consigliavano fra <strong>di</strong> loro, come<br />

potessero fare per darmi una morte ignominiosa, sopra un infame patibolo. Difatti si accordarono <strong>di</strong> fare ciò che poi fecero. Era<br />

la loro allegrezza molto grande, benché falsa, perché nel loro interno era cruccio, passione e un anticipato inferno. Con tutto ciò<br />

saltavano e battevano le mani in segno <strong>di</strong> allegrezza, perché Giuda li aveva assicurati che mi avrebbe dato nelle loro mani. Non<br />

trovavano riposo, aspettando l’ora stabilita, e riducendo intanto la coorte con molta segretezza. Dicevano fra <strong>di</strong> loro: Eppure<br />

sarà vero, che alla fine ci riuscirà <strong>di</strong> averlo nelle mani? Oh, che fortuna sarà la nostra. Non vi sarà più costui che ci inquieti e turbi<br />

la nostra pace! Tutto u<strong>di</strong>vo, sposa mia, e puoi credere quanto grande fosse l’amarezza del mio Cuore!<br />

AVVISI E CONFORTI –<br />

Mentre stavano così trattando i perfi<strong>di</strong> Farisei, io trattavo con i miei <strong>di</strong>scepoli, ricordando loro <strong>di</strong> nuovo il precetto della fraterna<br />

<strong>di</strong>lezione (1). Li avverti <strong>di</strong> stare attenti, perché in quella notte sarebbero stati molto travagliati dal nemico infernale. Pre<strong>di</strong>ssi loro<br />

tutto ciò che sarebbe seguito, <strong>di</strong>cendo che tutti avrebbero patito scandalo per me, in quella notte, e beato chi non si fosse<br />

scandalizzato: che tutti mi avrebbero abbandonato, ed a Pietro pre<strong>di</strong>ssi che mi avrebbe negato. Egli mai rispose francamente,<br />

che non l’avrebbe fatto giammai. E perché era molto ardente l’amore che mi portava, <strong>di</strong>ceva che, se fosse stato necessario,<br />

piuttosto che negarmi, sarebbe morto con me. Gli risposi che tre volte mi avrebbe negato, prima del canto del gallo. Ma non<br />

credette a quanto gli pre<strong>di</strong>cevo, fidandosi molto <strong>di</strong> sé (2). Sentendo che l’apostolo si fidava tanto <strong>di</strong> sé, ne intesi pena, e vedendo<br />

che molti dei miei fratelli l’avrebbero in ciò imitato, presumendo <strong>di</strong> sé e che poi sarebbero caduti come Pietro, pregai per essi il<br />

<strong>di</strong>vin Padre, affinché desse loro lume e grazie per conoscere l’errore e per ravvedersi. Me lo promise il <strong>di</strong>vin Padre, e vi<strong>di</strong> che<br />

Pietro si sarebbe ravveduto, come anche molti altri miei fratelli; intesi consolazione per il loro ravve<strong>di</strong>mento le ne resi grazie al<br />

Padre, benché sentissi dell’amarezza nel vedere che molti avrebbero abusato dei lumi e della grazia, e sarebbero rimasti nella<br />

loro infedeltà.<br />

Seguitando a parlare con i miei <strong>di</strong>scepoli, molte cose <strong>di</strong>ssi loro; ma essi, perché molto angustiati ed intimoriti, appena capivano.<br />

Dissi che avevo molto da <strong>di</strong>re loro, ma che trovandoli così incapaci a comprendere, rinunciavo a parlare. Sarebbe venuto il<br />

tempo in cui il Padre mio loro avrebbe mandato lo Spirito Consolatore, per mezzo del quale avrebbero capito tutto, e tutto<br />

sarebbe stato loro suggerito (3).

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