vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...
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O quanto, sposa mia, arrivarono al sommo i miei dolori e l’amarezza del mio Cuore! Quando vi<strong>di</strong>, che molti della mia sequela,<br />
che mi riconoscono come loro Re e Signore, si sarebbero voltati contro <strong>di</strong> me, e negandomi empiamente, sarebbero stati a molti<br />
occasione <strong>di</strong> scostarsi da me, <strong>di</strong> abbandonarmi, e che questi sarebbero stati i più perfi<strong>di</strong> e crudeli nemici della mia Legge e del<br />
mio Nome, ah! per questo sì, che i miei dolori interni si accrebbero in modo che mi avrebbero dato la morte, se la <strong>di</strong>vinità non<br />
mi avesse prolungato la <strong>vita</strong>, per farmi più patire.<br />
È INSULTATO E SCHERNITO IN CROCE –<br />
Stando poi così fin croce, soffrendo tutti questi dolori, alzavo alle volte gli occhi, e vedendo tutti i miei nemici che mi<br />
schernivano. Da qualunque parte guardassi, trovavo materia <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> pene. Tutti mi insultavano, mi bestemmiavano, mi<br />
ingiuriavano. I più mi <strong>di</strong>cevano: Va’ ora, e chiama il demonio, o perfido stregone, acciò ti liberi dalle pene, come tu hai liberato<br />
tanti dalle loro infermità e dolori! Ve<strong>di</strong> se operavi per opera del demonio; hai liberato tanti e non puoi liberare te stesso. perché<br />
ora stai nelle mani della giustizia! Altri mi <strong>di</strong>cevano Se sei figlio <strong>di</strong> Dio, come tu stesso ti chiami, scen<strong>di</strong> dalla croce e ti crederemo.<br />
Ed altri ancora: Va’ ora, chiama tutti quelli che hai risanato e tutte le turbe che ti seguivano, acciò ti vengano a liberare dalle<br />
nostre mani! Ve<strong>di</strong>, come tutti ti hanno abbandonato? Perché sono arrivati a conoscere che sei un infame seduttore. Solo una<br />
pubblica peccatrice, la tua Madre e i tuoi parenti, si trovano presenti alla tua morte! Ve<strong>di</strong> come da tutti sei abbandonato e<br />
fuggito? Anche dai tuoi più intimi <strong>di</strong>scepoli! O come tutti si sono avveduti della tua infamia e dei tuoi inganni; Altri mi <strong>di</strong>cevano<br />
Va’, ora, millantatore, <strong>di</strong>sfa il tempio, e poi rie<strong>di</strong>ficalo in tre giorni, come ti eri vantato! Tacevo io, né mai <strong>di</strong>ssi parola alcuna. E<br />
questi perfi<strong>di</strong> mi <strong>di</strong>cevano Dove sono andate la tua grande eloquenza, la tua dottrina, la tua attrattiva? Ora non sai più parlare,<br />
perché non hai più con te l’assistenza dei demoni. Tutte queste parole mi ferivano il Cuore, e mi facevano soffrire una grande<br />
amarezza, vedendo tanto oltraggiata, schernita e vilipesa la <strong>di</strong>vinità, che sotto le spoglie dell’umanità stava nascosta (1).<br />
Vedevo il <strong>di</strong>vin Padre irato in atto <strong>di</strong> fulminare i perfi<strong>di</strong> sacrileghi. Ed io, gli <strong>di</strong>cevo: Ecco, o mio <strong>di</strong>vin Padre, che io sono posto in<br />
mezzo, fra voi e l’uomo: perciò serva io <strong>di</strong> riparo ai castighi! Rimirate, o Padre, la mia sofferenza, le pene, i miei dolori e<br />
tormenti! Tutti ve li offro in sconto delle offese che ora ricevete e riceverete da tutto il genere umano. Si plachi dunque il vostro<br />
giusto sdegno, e si scarichi tutto il flagello sopra <strong>di</strong> me, perché sono pronto a soffrire tutto, ed a dare al vostro giusto furore tutta<br />
la sod<strong>di</strong>sfazione. A queste parole si placava il <strong>di</strong>vin Padre, ed io restavo il bersaglio delle pene.<br />
Nel sentire le ingiurie e le bestemmie, che quei perfi<strong>di</strong> vomitavano contro <strong>di</strong> me, si rappresentarono alla mia mente tutti coloro<br />
che per seguirmi ed imitarmi, sarebbero stati dagli empi calunniati, insultati, ed oltraggiati: ne intesi una grande amarezza. E<br />
rivolto al Padre lo supplicai <strong>di</strong> dare ad essi la sua grazia, la fortezza e la virtù per soffrire tutto con pazienza, per amor del mio<br />
Nome, per sua maggior gloria e per profitto delle loro anime. E vi<strong>di</strong>, che il Padre l’avrebbe fatto con grande amore. Di ciò gli resi<br />
grazie. Intesi però una grande amarezza nel vedere la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> coloro che non avrebbero voluto soffrire una minima<br />
ingiuria o parola <strong>di</strong> offesa; ed avendo io lasciato ad essi sì grande esempio <strong>di</strong> sofferenza, non mi avrebbero in modo alcuno<br />
voluto imitare. Perciò, rivolto al Padre, lo supplicai, per quella mia, sofferenza, <strong>di</strong> volersi degnare <strong>di</strong> illuminarli, facendo loro<br />
conoscere che devono anche in questo imitarmi perfettamente. Avendo sofferto tanto io, Re e Signore, per loro amore e per<br />
lasciare a loro gli esempi, devono anche essi soffrire per amor mio e per imitarmi, se vogliono essere partecipi degli onori e della<br />
gloria immortale che ho acquistato ad essi con tante pene. E vi<strong>di</strong>, che il Padre l’avrebbe fatto, e che molti si sarebbero<br />
approfittati dei lumi e della grazia, soffrendo poi con pazienza le ingiurie, le derisioni, gli insulti ed ogni altro maltrattamento,<br />
che dalle persone cattive e perverse sarebbe loro stato fatto. Di ciò resi grazie al Padre e lo supplicai <strong>di</strong> continuare verso i<br />
medesimi coi suoi aiuti e con la sua grazia: Intesi poi una più grande amarezza; quando vi<strong>di</strong> il grande numero <strong>di</strong> quelli che <strong>di</strong><br />
tutto si sarebbero abusati, non facendo conto alcuno dei miei esempi, della grazia, dei lumi ed aiuti, che avevo loro impetrato<br />
dal <strong>di</strong>vin Padre. E molto più si accrebbe la mia pena ed amarezza, nel vedere che questi avrebbero dovuto poi soffrire, per un<br />
eternità, gli insulti, le ingiurie, i mali trattamenti e molti strapazzi dai demoni, negli eterni abissi, perché sarebbero andati<br />
sempre tanto lontani dai miei insegnamenti, non volendomi imitare in modo alcuno. Essi non sarebbero mai arrivati al possesso<br />
della gloria da me loro acquistata, perché non mi seguono per la via che io ho calcato e ad essi insegnato con tanta carità ed<br />
amore.<br />
Sentiva la mia <strong>di</strong>letta Madre tutti gli improperi e gli scherni che facevano contro <strong>di</strong> me, e ne veniva trafitta dal dolore per le<br />
offese <strong>di</strong>vine; ed anche da questa parte si accrescevano a me le pene, perché la vedevo tanto tormentata nell’anima. Lei<br />
conosceva che anche io per questo soffrivo dell’amarezza; e ciò le accresceva il dolore, in modo che Lei serviva a me <strong>di</strong> maggior<br />
pena, ed io a Lei <strong>di</strong> maggior dolore.