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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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cara Madre, per questo privilegio; cioè: che la vittima innocente da voi offerta per l’umana redenzione, è anche parto delle<br />

vostre viscere, e frutto del vostro purissimo seno. Si rinvigoriva ed animava la <strong>di</strong>letta Madre, e conoscendo l’amore infinito che<br />

io portavo al <strong>di</strong>vin Padre, procurava anche lei dei accendersi sempre più nel <strong>di</strong> Lui amore, col desiderio ardente <strong>di</strong> più patire, se<br />

fosse <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento del Padre, e se fosse stato possibile patire. Vedeva anche l’amore ardente e la carità immensa che avevo io<br />

per il genere umano, ed anche in questo mi accompagnava, patendo volentieri per la salute <strong>di</strong> tutti. Vedeva, come io rimiravo<br />

tutti i miei nemici con amore grande, e che per essi pativo, non escludendone neppure uno solo, ed in questo ancora mi imitava,<br />

perché anche lei rimirava tutti i miei nemici, che tanto mi oltraggiavano, con grande amore perfino gli stessi crocifissori, non<br />

avendo avversione alcuna verso <strong>di</strong> loro, anzi, pregando molto per essi. In tutto procurava, la <strong>di</strong>letta Madre, <strong>di</strong> imitarmi, e <strong>di</strong><br />

ricavare in se stessa un perfetto originale <strong>di</strong> me, suo Signore e Figlio amatissimo.<br />

Vedendo la mia <strong>di</strong>letta Madre tanto attenta e sollecita d imitarmi in tutto e per tutto, ebbi un ardente desiderio che tutti i miei<br />

fratelli l’avessero imitata. Di ciò (porsi supplica al Padre, acciò avesse dato a tutti un ardente desiderio e grazia <strong>di</strong> poterlo fare. E<br />

vi<strong>di</strong> che il Padre non avrebbe mancato <strong>di</strong> darlo ad essi, specialmente ai miei seguaci. E vi<strong>di</strong>, che alcuni si sarebbero approfittati<br />

della grazia; e <strong>di</strong> ciò resi grazie al <strong>di</strong>vin Padre. Questi furono rimirati da me con grande amore, e mi proposi <strong>di</strong> dar loro tutti gli<br />

aiuti necessari per tale effetto. Vi<strong>di</strong> quanti si sarebbero abusati della detta grazia, e non avrebbero accolto in sé il desiderio, che<br />

il <strong>di</strong>vin Padre avrebbe dato loro; perciò sarebbero andati molto lontani dalla mia imitazione. Per questi intesi una grande<br />

amarezza, e con essi mi lamentavo, vedendo il poco canto che avrebbero fatto dei miei esempi e delle grazie che, con tanta<br />

sollecitu<strong>di</strong>ne, loro meritavo dal mio <strong>di</strong>vin Padre.<br />

LA BEVANDA DISGUSTOSA –<br />

Stando sul Calvario, ed avendo fatta intera oblazione <strong>di</strong> me al Padre, mostrandomi pronto a soffrire tutto con grande amore e<br />

desiderio, per adempire la <strong>di</strong>vina volontà, da quei crudeli mi fu data l’amarissima bevanda, per rinvigorire la mia umanità, acciò<br />

potessi sostenere il grande tormento della crocifissione. Era quella composta <strong>di</strong> aceto con fiele ed altre cose potenti,<br />

<strong>di</strong>sgustosissime al palato, in modo che sarebbe stata sufficiente a darmi la morte, se la <strong>di</strong>vinità non mi avesse sostenuto in <strong>vita</strong>,<br />

tanto era pessima la bevanda. Mi fu portata col <strong>di</strong>rmi che prendessi quel ristoro e conforto, giacché ero tanto abbattuto <strong>di</strong> forze.<br />

Stavano tutti attenti per vedere se la bevevo. E <strong>di</strong>cevano: Pren<strong>di</strong> questo conforto, meritato da te, infame seduttore! Meglio <strong>di</strong><br />

questo non si conviene alla tua infamia. Tu hai tanto amareggiato gli Scribi e i Farisei, ed anche i principi dei sacerdoti, con le tue<br />

infamie e ribalderie; ora, da (parte loro, ti si presenta questa bevanda. Tutto ciò mi <strong>di</strong>cevano con altre ingiurie e gesti<br />

impertinenti, ai quali io non risposi parola alcuna. Chinai la testa, e gustai qualche sorso <strong>di</strong> quella pessima bevanda, ricusando<br />

poi <strong>di</strong> berla (1). Nel gustarla contremarono tutte le mie viscere e la mia bocca restò sommamente amareggiata. Essi si<br />

contentarono che io non la bevessi, pensando <strong>di</strong> darmela a poco a poco. Mi ingiuriarono però con molti motti impertinenti,<br />

<strong>di</strong>cendo che non la bevevo perché non era secondo il mio genio e gusto. Mi <strong>di</strong>cevano: Infame, seduttore, l’avresti ben<br />

trangugiata tutta, se fosse stata <strong>di</strong> vino ottimo! o se ti fosse stata data da qualche infame pubblicano, o da qualche indemoniato,<br />

seduttore par tuo! Non risposi alcuna parola, ma stando in silenzio, trattavo col <strong>di</strong>vin Padre, e lo pregavo <strong>di</strong> perdonar loro sì<br />

grande empietà. Molti furono, sposa mia, i misteri racchiusi in questa amarissima bevanda, che io gustai, in modo, che le mise<br />

viscere ne restarono tutte amareggiate. Fino allora, solo il mio Cuore era stato sempre amareggiato dal dolore, le viscere però<br />

erano state esenti dall’amarezza, come anche la mia lingua e il palato col gusto. La mia umanità aveva sofferti gran<strong>di</strong> tormenti in<br />

tutte le parti del corpo, solo le viscere non avevano ancora sofferto i tormenti sensibili: ma perché le iniquità del genere umano<br />

erano arrivate al sommo, cioè sin dove può arrivare la malizia, era necessario che io, dovendo dare un intera sod<strong>di</strong>sfazione alla<br />

<strong>di</strong>vina giustizia, arrivassi al sommo delle mie pene, e che in tutta la mia persona ne dovessi soffrire i tormenti: e perché nelle<br />

viscere non vi erano penetrati i flagelli, vi penetrò l’amarissima bevanda, volendo io dare alla <strong>di</strong>vina giustizia un intera e<br />

sovrabbondante sod<strong>di</strong>sfazione per tutte le offese che dall’uomo avrebbe ricevuto. Fu per me <strong>di</strong> grande tormento tale bevanda,<br />

restando tutto amareggiato. Rivolto al <strong>di</strong>vin Padre gli offri questa mia amarezza e tormento, in sconto <strong>di</strong> tutte le offese che dai<br />

miei fratelli avrebbe ricevuto in questo particolare genere <strong>di</strong> cose. Vi<strong>di</strong> allora tutti quelli che, con i peccati del gusto, avrebbero<br />

offeso il <strong>di</strong>vin Padre, e lo pregai, per quel tormento che allora soffrivo, che si fosse degnato <strong>di</strong> illuminarli, <strong>di</strong> fare ad essi<br />

conoscere il loro errore, dando loro grazia <strong>di</strong> emendarsi. E vi<strong>di</strong> che il Padre l’avrebbe fatto. Vi<strong>di</strong> allora tutti coloro che si<br />

sarebbero prevalsi della grazia, si sarebbero emendati e ne avrebbero fatto anche penitenza: e <strong>di</strong> ciò resi grazie al Padre. Vi<strong>di</strong> poi<br />

quelli che in questa specie <strong>di</strong> patimenti avrebbero, con grande amore, procurato <strong>di</strong> imitarmi, con mortificare il loro gusto con<br />

bevande amare e <strong>di</strong>sgustose. E per questi pregai il Padre <strong>di</strong> fare ad essi gustare la dolcezza dell’amor suo, e <strong>di</strong> riempire <strong>di</strong><br />

consolazione il loro spirito. E vi<strong>di</strong> che il Padre l’avrebbe fatto. Del che gli resi grazie a nome <strong>di</strong> tutti. Vi<strong>di</strong> inoltre tutti quelli che,<br />

aggravati da varie infermità, avrebbero dovuto gustare bevande amare e cose molto <strong>di</strong>sgustose. Di essi ebbi grande<br />

compassione, perché, per conforto dei loro mali, e per esserne liberati, avrebbero tanto patito nel gusto. Per questi domandai al<br />

<strong>di</strong>vin Padre, una totale rassegnazione a soffrire tutto con pazienza, pregandolo <strong>di</strong> dar loro la sua grazia, acciò possano sostenere

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