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vita interna di gesù cristo - Parrocchia San Michele Arcangelo ...

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che mangiavo coi pubblicani. Questo era accaduto qualche volta, ma non perché fossi uno cui piacesse il mangiare e bere, come<br />

essi <strong>di</strong>cevano: infatti la mia <strong>vita</strong> in questo fu molto parca; patii molto la fame e la sete, ed il mio solito cibo era pane ed acqua;<br />

ma trattai con i pubblicani per convertirli. E se mangiai con essi fu, perché vedendo il mio modo <strong>di</strong> vivere, restassero e<strong>di</strong>ficati, ed<br />

anche per non lasciare l’occasione, che mi si presentava <strong>di</strong> bene ammaestrarli.<br />

Soffrii tutte le ingiurie e le false imposture, con somma pazienza, per insegnare ai miei fratelli, che, molte volte, si deve tacere e<br />

soffrire; ma, quando è necessario parlare per la gloria del <strong>di</strong>vin Nome, lo si deve fare con libertà e franchezza, come io confessai<br />

pubblicamente che ero il vero Figlio <strong>di</strong> Dio, quantunque sapessi, che tale confessione mi sarebbe costata molte derisioni ed<br />

ingiurie, e per essa mi avrebbero <strong>di</strong>chiarato reo <strong>di</strong> morte.<br />

In questa circostanza vi<strong>di</strong> tutti quelli, che per la confessione del’mio Nome e per <strong>di</strong>chiararsi cristiani, avrebbero sofferto tormenti<br />

dai tiranni e dai nemici della mia fede, e che sarebbero stati condannati ad una morte assai penosa. Sentii grande amarezza per<br />

tutti, ché io vi<strong>di</strong> non sol tutti quelli che sarebbero morti per la confessione del mio Nome, ma anche tutti i tormenti che<br />

avrebbero sofferto, uno per uno, <strong>di</strong>stintamente, ed intesi allora nel mio intero tutta la pena che essi avrebbero sofferto nei loro<br />

corpi. La offri al <strong>di</strong>vin Padre, supplicandolo <strong>di</strong> volersi degnare <strong>di</strong> raddolcir le loro sofferenze in virtù della pena, che allora soffrivo<br />

io. Lo pregai <strong>di</strong> dare loro fortezza e generosità nel patire e perseveranza, sino alla fine. E vi<strong>di</strong>, che il Padre l’avrebbe fatto, e <strong>di</strong> ciò<br />

gli resi grazie. Vi<strong>di</strong> ancora, con mia somma amarezza, tutti quelli che si sarebbero arresi, rinnegando la mia fede. Oh, quanto fu<br />

grande il mio dolore nel vedere così <strong>di</strong>sonorato il <strong>di</strong>vin Padre, e perdute irreparabilmente tante anime ! Perciò offri quel mio<br />

dolore al Padre, e lo pregai del suo aiuto, dei suoi lumi e della sua grazia per tutti quei miserabili. E vi<strong>di</strong>, che il Padre glieli<br />

avrebbe dati, e per questo molti si :sarebbero convertiti e ravveduti. Ne resi grazie al Padre; ma intesi dell’amarezza nel vedere il<br />

numero grande <strong>di</strong> coloro, che sarebbero rimasti nella loro, ostinazione ed infedeltà: e, perciò, sarebbero miseramente periti.<br />

VIENE CONDOTTO IN UNA STANZA IMMONDA UMILIAZIONI –<br />

Avendo or<strong>di</strong>nato il giu<strong>di</strong>ce, che gli fossi levato davanti, e che fossi posto in carcere per il resto della notte, ben custo<strong>di</strong>to dati<br />

ministri, perché non scappassi dalle loro mani, mi condussero, a, forza <strong>di</strong> percosse, in una stanza sor<strong>di</strong>da, dove stavano delle<br />

immondezze.<br />

Intanto gli Scribi e i Farisei rimasero a consigliarsi con il Pontefice, <strong>di</strong> ciò che dovevano fare della mia persona. Si accordarono <strong>di</strong><br />

farmi condurre, la mattina per tempo, da Pilato,giu<strong>di</strong>ce gentile e governatore, e <strong>di</strong> trovare testimoni che mi avessero accusato,<br />

per farmi condannare alla morte <strong>di</strong> croce. Era questa, allora, la morte più ignominiosa ed infame, che il giu<strong>di</strong>ce gentile soleva<br />

dare ai malfattori. Mi vollero condurre da Pilato, perché loro non potevano condannarmi ad una morte così umiliante. Onde,<br />

risolto ed aggiustato tutto, partirono, per andare a riposare. Vi furono, però, quelli che non vollero prendere né riposo né cibo,<br />

finché non mi videro morto in croce. Perciò, usciti dalla casa del Pontefice, vi fu chi andò ad or<strong>di</strong>nare la croce e chi i chio<strong>di</strong>,<br />

affinché quando Pilato avesse data la sentenza, si potesse subito eseguire e non vi mancasse cosa alcuna. Vi fu anche chi restò in<br />

casa <strong>di</strong> Caifa, andando <strong>di</strong>etro alla sbirraglia, per attizzarla a strapazzarmi e tormentarmi nel resto <strong>di</strong> quella notte. E vollero<br />

prendersi la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> vedermi tormentare con i propri occhi. Difatti, quei perfi<strong>di</strong> ministri <strong>di</strong> giustizia, vedendo che i Farisei<br />

gra<strong>di</strong>vano molto che mi avessero tormentato, fecero a chi mene poteva far <strong>di</strong> più. Questi erano attizzati e fortemente istigati dai<br />

demoni. Incominciarono i più giovani ed insolenti a strapazzarmi.<br />

O quanto, sposa mia, soffri in quella notte dolorosa! Non vi è mente che lo possa comprendere. E siccome le creature si fanno<br />

lecito <strong>di</strong> commettere nella notte ogni sorta <strong>di</strong> peccati, così quei perfi<strong>di</strong> si permisero dei farmi ogni sorta <strong>di</strong> maltrattamenti e <strong>di</strong><br />

ingiurie. Ed io soffri tutto con pazienza, e lo offrivo al Padre, in sconto <strong>di</strong> tutte le offese, che nelle notti funeste, riceve dai mici<br />

fratelli. Tutte sì rappresentarono in quella notte alla mia mente: tutto vi<strong>di</strong> e per tutti patii, come ora udrai.<br />

In primo luogo mi bendarono gli occhi, chiamandomi falso profeta, <strong>di</strong>cendomi che, allora,era veramente il tempo <strong>di</strong> far loro<br />

conoscere le mie profezie. Incominciarono a percuotermi, con pugni in testa, sulle spalle, ne1 petto, <strong>di</strong>cendomi che profetizzassi<br />

ed indovinassi chi <strong>di</strong> loro mi aveva percosso. Altri con calci, altri con bastonate, altri mi tiravano i capelli, altri la barba, altri le<br />

orecchie, <strong>di</strong>cendo tutti: Gran profeta, indovina chi <strong>di</strong> noi ti percuote. Altri, cavandosi le scarpe, mi percuotevano con le<br />

medesime, in segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo. Altri mi acciaccavano i pie<strong>di</strong>, altri mi pigliavano per la carne delle braccia e della <strong>vita</strong>, e la<br />

torcevano fortemente. Altri mi davano delle guanciate.<br />

Stavo io, sposa mia, sotto la piena <strong>di</strong> tante percosse, in grande silenzio e con invitta pazienza. Altri mi torcevano il collo e mi<br />

facevano girare intorno. Sentivo molto il dolore delle percosse e degli strapazzi. E mentre vedevo tutte le offese che il <strong>di</strong>vin

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