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il libro - Silvio Riondato

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F<strong>il</strong>e riservato ad esclusivo ne di studio<br />

L’omicidio per l’onore<br />

feudale. Ed è a quel tempo che risale la mitezza del trattamento penalistico dell’omicidio<br />

d’onore 66 . Fondato sulla sharia, <strong>il</strong> diritto penale dell’impero ottomano prevedeva<br />

per l’omicidio una procedib<strong>il</strong>ità soltanto su richiesta dei fam<strong>il</strong>iari della vittima.<br />

Essendo le ipotesi di omicidio per causa d’onore quasi sempre l’esecuzione di una<br />

decisione del consiglio di famiglia, la punizione di tali delitti risultava, di fatto, solo<br />

astratta 67 .<br />

Per colmare le lacune della sharia, e per evitare contraddizioni tra interpretazioni<br />

nonché tra norme successive e norme del corano, i sultani ottomani cominciarono a<br />

introdurre dei veri e propri codici di diritto penale sostanziale e processuale. Due tra<br />

questi giocano un ruolo importante rispetto agli omicidi per causa d’onore: <strong>il</strong> codice<br />

del Sultano Sulimano I del 1545 e quello del sultano Abdul Mejid I del 1856, largamente<br />

ispirato al modello del codice napoleonico del 1810 68 .<br />

L’art. 13 del codice di Sulimano I escludeva la possib<strong>il</strong>ità di procedere penalmente<br />

contro l’autore di un omicidio nel caso in cui questi avesse sorpreso la moglie in<br />

rapporti sessuali con un terzo e, non prima di aver condotto sul posto alcuni testimoni,<br />

li avesse uccisi entrambi 69 . Dato che secondo la sharia solo la famiglia della<br />

vittima può rinunciare al processo contro l’assassinio, la funzione della disposizione<br />

del codice era, dunque, anche quella di evitare al reo <strong>il</strong> rischio che fosse la famiglia<br />

dell’amante ucciso a chiedere la condanna per l’autore dell’omicidio 70 .<br />

Tre secoli dopo, sotto l’inusso del loeuropeo Gran Visir Mustafa Resit Pasa, <strong>il</strong><br />

sultano Abdul Mejid I promulga un codice penale ispirato a quello napoleonico del<br />

1810. Questo atto si presenta alla storia come una delle manifestazioni più spiccate<br />

e signicative, anche per i costumi interni, della volontà di avvicinamento culturale<br />

all’Europa, indicata dalla c.d. politica del Tanzimat (rinnovamento), ovvero la stagione<br />

di riforme lo-occidentali 71 .<br />

Assim<strong>il</strong>azione non signica, però, appiattimento. Infatti, l’impianto generale e le<br />

fattispecie del codice napoleonico furono accostate a norme di ispirazioni islamica<br />

66 E.R. Pohlreich, Ehrenmorde, cit., p. 135.<br />

67 E.R. Pohlreich, Ehrenmorde, cit., p. 136.<br />

68 Cfr., U. Heyd, Studies in old Ottoman criminal law, Clarendon Press, Oxford 1973, p. 1 ss.<br />

69 Sul punto, per tutti, E. Cakir-Ceylan, Gewalt im Namen der Ehre, cit., p. 101-102. Si deve precisare<br />

che al tempo c’erano tre varianti di questo canone: a) è scusato anche l’omicidio della glia; b) si deve<br />

uccidere soltanto uno dei due amanti; c) la non punib<strong>il</strong>ità vale soltanto se l’omicidio è commesso al<br />

momento della scoperta, cfr., U. Heyd, Studies, cit., p. 98.<br />

70 Bisogna tuttavia sottolineare che <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio esiste solo per l’omicidio per causa d’onore in senso<br />

stretto cioè contro la moglie o la glia che hanno tenuto comportamenti sessuali vietati. Rispetto alle<br />

sorelle questo non era concesso. E la presenza dei testimoni come condizione di attivazione della causa<br />

di non punib<strong>il</strong>ità stava a signicare la necessità che la questione non fosse una mera questione di<br />

famiglia ma coinvolgesse la comunità; cfr., ancora, E.R. Pohlreich, Ehrenmorde, cit., p. 140.<br />

71 Cfr., per questa parte della storia del diritto turco <strong>il</strong> lavoro di A. Mumcu, Siebzig Jahre westiclihes Recht<br />

in der Türkischen Republik. Eine rechtshistorische und aktuelle B<strong>il</strong>anz, in H. Scholler, S. Tellenbach,<br />

Westliches Recht in der Republik Türkei 70 Jahre nach der Gründung, Nomos, Bade-Baden 1996, p. 31.<br />

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