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SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici

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Sandokan, Yanez e i loro due compagni, già per natura molto sobri, fecero buon viso ai durion, ai pombo, alle<br />

banane ed ai manghi, poi, dopo aver scambiate quattro chiacchiere ed aver raccomandato ai malesi di quarto di<br />

non perdere di vista un solo istante Nasumbata, si sdraiarono sui soffici e profumati strati di foglie, avendo<br />

ormai deciso di non mettersi in marcia che dopo il calare del sole, anche per essere al sicuro da un ritorno<br />

offensivo da parte dei dayaki, che non era improbabile, essendo guidati dal vendicativo greco.<br />

La giornata passò invece senza il menomo allarme.<br />

I selvaggi cacciatori di teste, pienamente sconfitti, dovevano aver preso il largo, per preparare forse nella<br />

sterminata foresta qualche nuovo agguato.<br />

Appena tramontato il sole, malesi ed assamesi sgombrarono la collina per cominciare l'avanzata verso il lago.<br />

La grande caverna bruciava ancora con furia spaventosa, disseccando rapidamente le erbe e le piante che<br />

crescevano sulla collina.<br />

Dai due fori e dalla spaccatura che serviva d'entrata, masse di vapore pestilenziali sfuggivano, sibilando<br />

sinistramente.<br />

Nell'interno si udivano, di quando in quando, dei rombi formidabili come se le pareti, calcinate dallo zolfo,<br />

precipitassero.<br />

Sapagar aveva organizzata una forte avanguardia, formata da una ventina d'uomini fra malesi e assamesi,<br />

appoggiata da due spingarde, ormai particolarmente temute dai dayaki, per gli uragani di chiodi che<br />

scaraventavano.<br />

Il negrito, che aveva assicurato di conoscere perfettamente la grande foresta, era con loro.<br />

Gli altri seguivano in due file indiane, portando le munizioni, le armi di ricambio, le due altre spingarde e<br />

Nasumbata, la cui gamba non era ancora guarita.<br />

Sandokan e i suoi amici precedevano le due colonne, dietro l'avanguardia, fumando tranquillamente e<br />

chiacchierando allegramente.<br />

Rotti a tutte le avventure, avevano ormai dimenticato il terribile momento passato nella caverna ardente.<br />

La foresta si presentava foltissima e quanto mai intricata. Erano sopratutto i rotang e le altre piante parassite<br />

che, unite alle smisurate radici sorgenti dal suolo, rendevano la marcia difficilissima. I venti parang<br />

dell'avanguardia non rimanevano un solo istante inattivi e tagliavano rabbiosamente tutti quegli ostacoli i quali<br />

potevano anche offrire delle magnifiche imboscate ai dayaki, più abituati a queste che a combattere in campo<br />

aperto.<br />

A mezzanotte, quando la luna illuminava maestosamente la grande foresta, la colonna fece una sosta in mezzo<br />

a una piccola radura, dopo aver spinto delle sentinelle in varie direzioni, per garantirsi da qualche improvviso<br />

attacco.<br />

Il riposo però non fu turbato né da parte dei nemici, né da parte delle belve, quantunque si fossero uditi a non<br />

molta distanza gli impressionanti "ha-hug" delle tigri malesi, non meno pericolose e non meno astute di quelle<br />

indiane, e i rauchi brontolii di qualche pantera nera.<br />

«Questa calma m'inquieta più d'una scarica di carabine» disse Yanez a Sandokan nel momento in cui la<br />

colonna si riordinava per riprendere la marcia.<br />

«Mi pare impossibile che il greco abbia rinunciato così presto a tormentarci e che i dayaki, che sono così amanti<br />

delle imboscate, abbiano abbandonato definitivamente la grande foresta».<br />

«Io sono sicurissimo che ci seguono» rispose la Tigre della Malesia. «Vedrai che prima o poi li incontreremo.<br />

Il rajah del lago ha tutto l'interesse ad arrestarci, prima che noi giungiamo alle frontiere del suo regno. Forse<br />

non tutte le tribù gli sono fedeli, e qualcuna o molte potrebbero rammentarsi di mio padre, del loro vecchio<br />

rajah, e di me».<br />

«Tu speri in una insurrezione?» «Io per ora non conto che sui nostri uomini e sulle nostre armi e non faccio<br />

assegnamento su nessuno. Vedremo che cosa accadrà, però, quando io griderò sul viso dei dayaki del lago:<br />

"Venite a combattere contro il figlio di Kaidangan, se osate". Io spero che non abbiano ancora dimenticato il<br />

nome di mio padre».<br />

«Che succeda ciò che è successo nell'Assam?» «Lo spero» rispose Sandokan con voce sorda. «Io peraltro sarò<br />

meno generoso di te e di Surama, perché non lascerò fissa sulle sue spalle la testa dell'uomo che ha distrutto la<br />

mia famiglia e che mi rubò il regno».<br />

«Non vorrei trovarmi nei panni di quel povero rajah».<br />

«Tu sai che qui le vendette sono terribili».<br />

«Sfido io!... Siamo nel paese dei tagliatori di teste!...» La colonna si era rimessa in cammino, aprendosi un<br />

solco profondo attraverso l'interminabile foresta.

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