SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici
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«Sì, è lui che giunge».<br />
«E i segnali?» «Non avrà avuto tempo di farli».<br />
«E noi?» «Attacchiamo» rispose la Tigre della Malesia.<br />
Poi, alzando la voce, gridò: «Che le donne ed i fanciulli rimangano nell'accampamento!... Si formino due<br />
colonne d'assalto e si calino le spingarde attraverso il burrone. Ecco il momento che assicurerà la nostra marcia<br />
verso il lago. O si vince o si muore!...» In un momento le due colonne d'attacco, formate d'un miscuglio di<br />
malesi, di assamesi e di negritos, furono pronte e scesero attraverso il burrone, seguendo le due rive del<br />
torrentaccio.<br />
Le spingarde non erano state dimenticate.<br />
Nella pianura, ormai invasa dalle tenebre, pareva che si combattesse una vera battaglia. La fucileria risuonava<br />
senza posa, coperta di quando in quando dal fragore di parecchie spingarde.<br />
Ormai tutti erano certi che fosse Sambigliong.<br />
Sandokan, Yanez e Tremal-Naik scendevano la montagna a precipizio, impazienti di prendere parte alla<br />
pugna, mentre le donne negrite secondo le istruzioni loro impartite, accendevano sulle più alte rocce numerosi<br />
fuochi, per segnalare a Sapagar il luogo ove trovavasi l'accampamento.<br />
Una banda di dayaki, relativamente poco numerosa, saliva il burrone, forse più coll'intenzione di trattenere la<br />
colonna di Sandokan finché i loro compagni avessero schiacciato nella pianura quella di Sambigliong, che per<br />
dare battaglia o spingersi all'assalto della cima del Kinibalu.<br />
Avevano però calcolate male le loro forze.<br />
Due nutrite scariche di carabine bastavano a disperderli, senza che avessero nemmeno cercato di opporre<br />
resistenza.<br />
«Kammamuri!...» gridò Sandokan, mentre gli assalitori fuggivano a rotta di collo. «Fa' collocare le spingarde<br />
sui bastioni naturali, in modo da battere tutta la pianura. A me tutti gli altri!... Yanez, Tremal-Naik, mettetevi<br />
alla testa degli assamesi e dei negritos e prendiamo alle spalle quei furfanti!...» Mentre il maharatto, presi con<br />
sé dieci o dodici uomini, cercava i posti meglio adatti per collocare le grosse bocche da fuoco, la colonna aveva<br />
ripresa la sua corsa, sparando di quando in quando sui dayaki che scappavano dinanzi ad essa.<br />
Nella pianura si combatteva ferocemente. Ciò però che stupiva non poco Sandokan e Yanez era la moltitudine<br />
di colpi da fuoco che venivano sparati.<br />
Si sarebbe detto che la piccola colonna di Sambigliong si fosse, per arte magica, straordinariamente ingrossata.<br />
I due capi non avevano in quel momento il tempo di fare delle supposizioni in proposito.<br />
Non avevano che una sola preoccupazione: quella di giungere forse troppo tardi in aiuto del vecchio<br />
luogotenente e precipitavano la corsa, guidando i loro uomini con uno slancio ammirabile e fucilando senza<br />
posa i dayaki, i quali non trovavano il momento buono per riordinarsi e tentare un contrattacco.<br />
La colonna, raggiunta la pianura, si scagliò innanzi, mentre i malesi urlavano a squarciagola: «Mòmpracem!...<br />
Mòmpracem!...» Parecchie centinaia d'uomini correvano all'impazzata intorno a un grosso gruppo d'armati, i<br />
quali mantenevano un fuoco vivissimo, facendo a ogni scarica, dei grandi vuoti fra gli assalitori.<br />
Udendo quelle grida di «Mòmpracem!... Mòmpracem!...» il grosso gruppo si precipitò contro le colonne che<br />
lo accerchiavano, gridando: «Avanti le vecchie Tigri!...» Per non ferire gli amici, aveva fatto sospendere il<br />
fuoco e assaliva coi parang.<br />
I dayaki, vedendosi presi in mezzo, si sbandarono a destra e a sinistra urlando spaventosamente.<br />
Nessun ostacolo si opponeva più all'unione delle due colonne.<br />
Mentre la retroguardia riprendeva il fuoco, Sambigliong si slanciò verso Sandokan, seguito da Sapagar e dal<br />
capo dei negritos.<br />
«Mio capitano!...» gridò. «Signor Yanez!...» «Bravo vecchio!» rispose la Tigre della Malesia, mentre anche i<br />
suoi uomini fucilavano i dayaki fuggenti e le spingarde situate sui bastioni naturali battevano la pianura con una<br />
tempesta di chiodi e di pallettoni. «Ma chi mi conduci tu? Dei rinforzi? Da venti siete diventati almeno<br />
duecento».<br />
«A più tardi le spiegazioni, capitano».<br />
«Hai ragione».<br />
Poi, alzando la voce, tuonò: «In ritirata, miei prodi!... Il Kinibalu ci aspetta!...»