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SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici

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CAPITOLO VENTISEIESIMO: IL LAGO MISTERIOSO.<br />

Per quattro giorni gli uomini della spedizione si riposarono sul margine della bassura, mangiando<br />

abbondantemente e dormendo saporitamente.<br />

Di quando in quando qualche esploratore giungeva, ma senza recare notizie importanti sui misteriosi movimenti<br />

dei nemici.<br />

Alcuni si erano spinti perfino sulle rive del grande lago, senza aver incontrate le orde dei dayaki. Solamente<br />

pochi drappelli di perlustratori erano stati scorti a ponente del Kinibalu.<br />

«Dove si trova dunque il grosso delle genti del rajah bianco?» Ecco quello che si era chiesto continuamente,<br />

non senza una certa inquietudine, Sandokan, durante quella lunga fermata.<br />

Il quinto giorno, dopo un breve consiglio di guerra tenuto dai capi e sottocapi, l'avanzata fu decisa. Giacché i<br />

dayaki non si sentivano abbastanza in forze per fermare i conquistatori, non vi era altro da fare che andare a<br />

cercarli e assalire risolutamente la loro capitale.<br />

«Finiamola» disse Yanez, mentre le colonne si organizzavano. «Ho fretta di fare colazione nella città<br />

principale di quel birbante di rajah. Vedremo se il suo palazzo reale varrà il mio».<br />

I conquistatori stavano per mettersi in marcia, quando giunsero al campo due negritos, dei quali Sandokan non<br />

aveva più avuto notizia e che erano stati ormai considerati come perduti.<br />

«Gli ultimi che arrivano sono sempre i più fortunati» disse Yanez, mentre il capo della tribù accorreva per<br />

servire d'interprete. «Questi ometti devono recare delle notizie straordinarie».<br />

«Buone o cattive nuove?» chiese Sandokan al capo, il quale aveva già interrogato rapidamente i suoi sudditi.<br />

«Mi hanno riferito che i dayaki si radunano dinanzi alla capitale del rajah per difendere i ponti» rispose il<br />

negrito.<br />

«Sono molti?» «Su tutte le rive del lago si battono i gong per chiamare a raccolta i guerrieri».<br />

«Hanno veduto molte barche?» «Sì, orang».<br />

«Sono quelle che occorrono a noi».<br />

«Potremo prenderle?» chiese Yanez.<br />

«So dove sorprendere la flottiglia del rajah» rispose Sandokan. «La vecchia stazione non è stata cambiata, mi<br />

hanno detto, e non ci saranno necessari grandi sforzi per prendere d'assalto la kotta che la difende. Le nostre<br />

spingarde faranno dei veri miracoli. C'è altro di nuovo?» «No, orang» rispose il capo della tribù.<br />

«Prendi il comando dei tuoi uomini e avanti, a marce forzate. Non dobbiamo lasciare tempo al greco di<br />

fortificarsi sulle rive del lago. Non è vero, Yanez?» «Questa è buona strategia» rispose il portoghese. «Il mio<br />

colonnello Kammamuri potrebbe però darti un giudizio migliore del mio».<br />

«Non siamo nell'Assam qui» disse Tremal-Naik. «Il mio maharatto va bene solamente per quel paese».<br />

«Morirà generale, te lo assicuro io» concluse Yanez.<br />

Le colonne, divise per razze, si erano messe animosamente in cammino, tenendo in mezzo le donne, le quali<br />

portavano i viveri e i ragazzi.<br />

Le foreste si seguivano alle foreste, sempre più folte e sempre più superbe.<br />

Di quando in quando però i conquistatori avevano la fortuna di trovare dei sentieri, aperti certamente dagli<br />

indigeni per recarsi sulle rive del lago e specialmente su quei passaggi trovavano spesso degli scheletri umani,<br />

perfettamente ripuliti dalle termiti e mancanti tutti del capo.<br />

I feroci cacciatori di teste dovevano essere passati di là.<br />

Nella notte, Sandokan, il quale temeva da un momento all'altro un furioso attacco, fece rinforzare<br />

l'accampamento con enormi ammassi di rami spinosi e con un fossato abbastanza profondo, pure pieno di spine.<br />

Il lago essendo vicinissimo e così pure il nemico. Una sorpresa notturna se la poteva aspettare.<br />

Le sentinelle erano state dovunque raddoppiate ed una piccola avanguardia si era accampata fuori dalla cinta,<br />

con una spingarda per essere più pronta a rispondere all'attacco e accorrere in aiuto dei compagni vigilanti sotto<br />

gli alberi secolari.<br />

Furono però precauzioni affatto inutili, poiché i dayaki non si fecero vivi.<br />

La mattina seguente, prima ancora che spuntasse il sole, le quattro colonne ripartivano a passo accelerato.<br />

Sandokan spingeva la marcia per poter giungere a notte inoltrata sulle rive del lago. Aveva bisogno delle<br />

tenebre per mettere in esecuzione il suo piano, il quale consisteva nel privare, con un colpo improvviso, il rajah<br />

bianco della sua flottiglia, e così impedirgli di prendere il largo.<br />

Fu una marcia veramente furibonda, una vera corsa che mise a dura prova specialmente le gambe delle donne<br />

e dei fanciulli.

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