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SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici

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Si erano slanciati sul terrazzino sovrastante la trincea. Tre o quattrocento guerrieri correvano all'impazzata per<br />

la pianura illuminata dai primi raggi del sole, allora appena sorto.<br />

«Troppo tardi, miei cari» esclamò Sandokan con voce tranquilla. «Quando voi giungerete qui, la fortezza non<br />

esisterà più».<br />

Alzò la voce, dominando il tumulto causato dalla improvvisa comparsa di quel nemico, sempre temibile anche<br />

se inferiore ormai di numero.<br />

«Tutti a bordo!... E ora vieni, Yanez!...» Sulla piazza centrale ardevano ancora dei fuochi, i quali avevano<br />

servito per la prima colazione.<br />

«Aiutami, finché i nostri uomini si rifugiano a bordo della flottiglia» disse.<br />

Prese un paio di tizzoni e li gettò sopra il tetto d'una capanna, formato di foglie secche.<br />

«Distruggiamo tutto?» chiese Yanez.<br />

«Non voglio lasciarmi dietro una fortezza, che dovrei poi nuovamente espugnare. A suo tempo la farò<br />

rifabbricare».<br />

«Allora bruciamo pure».<br />

Prese a sua volta dei tizzoni e li lanciò. I malesi di guardia che stavano ripiegandosi, imitarono i due capi.<br />

In un baleno le fiamme si alzarono altissime, ravvivate dalla brezza che soffiava dal lago. Le capanne<br />

bruciavano con rapidità spaventevole, come se fossero fastelli di paglia, coprendosi di fumo e di scintille.<br />

Sandokan, Yanez e i loro ultimi uomini si precipitarono verso il porto e s'imbarcarono sulla barca ammiraglia,<br />

sulla quale Kammamuri, oltre il mirim, aveva fatto aggiungere due spingarde.<br />

«Ai remi!...» tuonò Sandokan. Le trenta barche presero subito il largo, mentre il fuoco, divorate le abitazioni,<br />

s'attaccava alle palizzate frapponendo fra i dayaki del rajah bianco e i fuggiaschi una insuperabile barriera<br />

fiammeggiante.<br />

«Povero Teotokris» esclamò Yanez, il quale si era messo a cavalcioni del piccolo cannone appoggiandosi alla<br />

carabina. «Avrebbe fatto meglio, giacché la morte non l'aveva voluto, a ritornarsene nel suo Arcipelago e<br />

riprendere il suo mestiere di pescatore di spugne. Mah! Si vede che non tutti hanno fortuna in questo mondaccio<br />

birbone».<br />

«Ha da giuocare ancora la sua ultima carta» disse Sandokan, il quale gli stava presso, seduto invece su una<br />

spingarda.<br />

«Io non l'accetterei».<br />

«Oh!... Nemmeno io, Yanez».<br />

«E la giuocherà certamente sui ponti della capitale».<br />

«Ormai non ha più nulla da fare sotto le foreste».<br />

Le orde dayake, vedendo la kotta ardere, si erano arrestate a una distanza tale da essere fuori di portata dalle<br />

carabine dei conquistatori, poi, dopo aver mandato innanzi qualche drappello di esploratori, si erano lentamente<br />

ripiegate verso le foreste.<br />

Le barche erano ormai già lontane dalla riva e in quel momento si spingevano sempre al largo, non volendo<br />

Sandokan che i nemici indovinassero esattamente la sua rotta.<br />

Il lago era tranquillissimo e appena la sua superficie si corrugava sotto i leggeri colpi di vento piuttosto caldo,<br />

che soffiavano dalle ardenti regioni del centro della grande isola.<br />

Il Kinibalu, piuttosto che un vero lago, si può considerare come un gigantesco serbatoio d'acqua che non ha<br />

notevoli profondità.<br />

É il più vasto che abbia il Borneo, ma nemmeno oggidì se ne conosce la sua estensione esatta, a cagione<br />

dell'ostilità dimostrata sempre dai dayaki verso i viaggiatori europei che cercano di esplorare l'interno dell'isola.<br />

Si ignora perfino quali fiumi lo alimentino, ma pare che siano due grossi corsi d'acqua, uno dei quali<br />

scenderebbe dal sud e l'altro da levante.<br />

Comunque sia, le sue rive sono popolatissime da dayaki e da negritos, due razze sempre in guerra, e si sa che vi<br />

si trovano fiorenti villaggi.<br />

Le trenta barche, precedute dalla nave ammiraglia, che aveva un tonnellaggio doppio delle altre e portava un<br />

albero munito da una gran vela triangolare formata da vimini intrecciati, continuavano la loro marcia disposte<br />

su due lunghe colonne. Tutti quei guerrieri erano diventati bravissimi remiganti, perfino gli assamesi, già<br />

abituati d'altronde a percorrere i fiumi giganti dell'India settentrionale.<br />

Soltanto verso il tramonto, quando ormai le rive non erano quasi più visibili, Sandokan si decise a cambiar<br />

rotta.<br />

Ormai nessun occhio umano poteva più seguire la direzione della flottiglia.

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