SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici
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La resistenza degli assediati si affievoliva rapidamente, poiché sui terrazzini si trovavano nell'impossibilità di<br />
tenere fermo, avendo ricominciato le spingarde a batterli a colpi di mitraglia.<br />
«Al lago!...» gridò Sandokan, mettendosi alla testa della colonna.<br />
Mentre anche i malesi e i negritos s'avanzavano a loro volta, continuando a sparare, gli assamesi e gli assoldati<br />
di Sambigliong si rovesciarono come una fiumana attraverso le vie del villaggio, spazzando via i gruppi che<br />
tentavano di ostacolare loro l'avanzata.<br />
Si poteva dire che ormai la lotta era finita, poiché i guerrieri del rajah cominciavano a deporre le armi e a<br />
chiedere grazia, che veniva subito accordata.<br />
Sulle rive del lago però, la colonna guidata da Sandokan ebbe a subire un ultimo scontro contro una<br />
cinquantina di guerrieri, i quali tentavano di porsi in salvo sulle barche, malgrado il continuo fuoco di Sapagar e<br />
dei suoi uomini.<br />
Bastò tuttavia una carica condotta da Yanez e da Tremal-Naik per deciderli, dopo una brevissima resistenza, a<br />
gettare anch'essi le armi.<br />
Sandokan intanto, con una ventina di uomini muniti di torce vegetali, era piombato sul porto, gridando a<br />
Sapagar di cessare il fuoco.<br />
Tutta la flottiglia del rajah del lago era là, ancorata a dei robusti pali che reggevano dei lunghi pontili.<br />
Vi erano non meno di trenta grosse barche munite di ponte e che rassomigliavano nella costruzione più ai<br />
giong che ai prahos. Solamente una portava un piccolo mirim, uno di quei piccoli cannoncini di ottone di cui si<br />
servono i dayaki di mare: probabilmente era la nave ammiraglia.<br />
Tutte le altre non avevano a bordo che dei ramponi, delle cerbottane e dei kampilang appesi lungo le murate.<br />
Mentre Kammamuri, Sambigliong e Tremal-Naik s'incaricavano di disarmare e di legare i prigionieri, Yanez<br />
aveva raggiunto Sandokan sulla nave ammiraglia.<br />
«Non credevo che tu diventassi così presto il padrone del lago» gli disse.<br />
«E la parola è veramente esatta» rispose la Tigre della Malesia. «Ora non abbiamo più nulla da temere».<br />
«E che cosa ne faremo di tutti questi prigionieri? Spero che non vorrai decapitarli».<br />
«Sarei nel mio diritto, ma, trattandosi di miei futuri sudditi, cercherò di far abbracciare loro la mia causa e di<br />
assoldarli. Vi saranno certamente dei vecchi fra di loro che si ricorderanno di mio padre e fors'anche di me».<br />
«Vorrei darti un consiglio».<br />
«Sai che sono sempre pronto ad ascoltarti, Yanez» rispose Sandokan.<br />
«Di affrettare le cose. Il greco può aver udito il rombo delle nostre spingarde ed accorrere per riconquistare la<br />
kotta».<br />
«Ma non riuscirà a prenderci la flottiglia. Ci corra dietro sul lago, se n'è capace. Credo che possiamo aspettare<br />
l'alba senza vederlo comparire. Fa' intanto turare la breccia e collocare le spingarde sui terrazzini delle<br />
palizzate. Se giungerà prima d'aver noi combinate tutte le nostre faccende, mitraglieremo nuovamente anche<br />
lui. Io intanto mi occupo della flottiglia».<br />
Quella notte nessuno dormì. Mentre le donne negrite, che erano state fatte entrare, preparavano la cena ai<br />
vincitori, saccheggiando senza misericordia le capanne della kotta, e accendevano sulla piazza centrale dei<br />
fuochi giganteschi, malesi e assamesi rimettevano a posto la palizzata sfondata e issavano le spingarde per<br />
essere pronti alla resistenza.<br />
Gli altri invece si occupavano dei prigionieri, i quali erano assai numerosi, nonostante le gravissime perdite<br />
subite. Infatti i terrazzini erano ingombri di ammassi di cadaveri e anche fra le due cinte ve n'erano molti, non<br />
essendo i tronchi così uniti da impedire dovunque il passaggio delle piccole palle delle carabine.<br />
Sandokan, chiamati i capi del villaggio, quasi tutti vecchi guerrieri, non indugiò a farsi da loro riconoscere per<br />
il figlio del loro antico rajah e non gli riuscì difficile ottenere da loro completa sottomissione e la promessa di<br />
aiutarlo contro l'assassino della sua famiglia.<br />
Non rimaneva che imbarcarsi e muovere contro la capitale. Erano in cinquecento e disponevano d'una<br />
flottiglia abbastanza numerosa, poiché le barche erano di grossa portata e solidamente costruite, quantunque i<br />
dayaki non siano mai stati abili carpentieri. Senza dubbio il rajah del lago, il quale probabilmente era stato un<br />
tempo marinaio, aveva diretto i lavori.<br />
Già molti viveri erano stati imbarcati e i guerrieri stavano a loro volta per prendere posto sulla flottiglia,<br />
quando si udirono i malesi veglianti sulle terrazzine delle cinte gridare a squarciagola: «Il nemico!...<br />
All'armi!...» Gli assamesi stavano in quel momento ritirando le spingarde per armare le otto più grosse barche.<br />
«É il greco che giunge» disse Yanez, accorrendo insieme a Sandokan, verso il castelletto il quale era stato<br />
prontamente riparato.