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SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici

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Una voce fioca si fece subito udire: «A noi, Tigri di Mòmpracem!» Sapagar aveva mandato un grido di gioia.<br />

«Il capitano!...» Una testa sporgeva dal foro: era Sandokan, il quale si sforzava di passare senza però riuscire.<br />

«Ah!... Signore!...» gridò Sapagar.<br />

«Presto, amico!...» disse la Tigre della Malesia. «Il fuoco ci raggiunge ed i miei compagni sono svenuti».<br />

«Ritìrati, signore: resisti qualche minuto!... Compagni, allarghiamo questo buco».<br />

Venti parang, energicamente maneggiati, attaccarono la roccia, facendo saltare in aria turbini di schegge.<br />

Il timore di veder morire il loro capo, che amavano come una divinità del mare, centuplicava le forze dei venti<br />

uomini.<br />

Due minuti bastarono alle pesanti sciabole per allargare considerevolmente il buco.<br />

Sapagar vi introdusse le braccia e trasse fuori Sandokan, già quasi mezzo asfissiato.<br />

«Gli altri, ora» disse il pirata, dopo d'aver aspirato una lunga boccata d'aria pura.<br />

Quattro malesi passarono, a uno a uno, attraverso il foro, saltando sulla roccia.<br />

Yanez, Tremal-Naik e Kammamuri giacevano l'uno sull'altro, ormai svenuti.<br />

Tutta la caverna era in fiamme. Bagliori azzurrognoli la illuminavano da una estremità all'altra, e getti di fumo<br />

asfissianté s'alzavano verso la volta, rendendo l'aria irrespirabile.<br />

La nafta aveva raggiunte le pareti, e lo zolfo si fondeva come se fosse burro.<br />

Le rocce crepitavano e si calcinavano, producendo un calore spaventevole, il quale aumentava di momento in<br />

momento. La grande caverna si era trasformata in una specie di vulcano, dove zolfo, nafta e pietre si fondevano<br />

insieme.<br />

I quattro malesi tirarono su prima Yanez, poi Tremal-Naik, quindi Kammamuri e s'affrettarono poscia a<br />

scappare alla loro volta, poiché la miscela ardente aveva ormai raggiunta la base della roccia.<br />

Sapagar fece deporre i tre uomini su uno strato d'erba, strappò a un malese una fiaschetta che conteneva<br />

ancora alcuni sorsi di bram, un fortissimo liquore ricavato dalla fermentazione del riso e mescolato con lo<br />

zucchero e col succo di alcune palme vinifere, e ne versò alcune gocce nella loro gola.<br />

L'effetto fu immediato. Yanez pel primo tossì fragorosamente, starnutì, poi spalancò gli occhi dicendo: «Per<br />

Giove!... Mi si vuole soffocare?» «Ti si salva, Yanez» disse Sandokan, il quale si era già alzato.<br />

«Toh!... Credevo di essere già morto!... Da dove sono sbucati questi malesi?» «Sono i miei uomini».<br />

«Ed i miei assamesi?» «Si battono dinanzi alla collina, signor Yanez» rispose Sapagar.<br />

«Senza di me?» «Lascia fare a me, Yanez» disse Sandokan, il quale aveva raccolta la carabina e snudata la<br />

scimitarra. «Tu ripòsati un momento: penso io a dare una terribile lezione ai dayaki. Che dieci uomini<br />

rimangano a guardia dei miei amici. A me, Sapagar!... Vedo rosso!» Una collera terribile traspariva dai<br />

lineamenti alterati del capo delle Tigri di Mòmpracem. Avevano ben poco da ridere i dayaki se quel formidabile<br />

uomo li caricava.<br />

Il combattimento non era ancora cessato. I dayaki, quantunque continuamente battuti e già ormai più che<br />

decimati, continuavano a resistere in mezzo ai folti cespugli che circondavano la caverna fiammeggiante, con<br />

un accanimento incredibile.<br />

É vero che quei guerrieri sono i più valorosi di quanti abitano le grandi isole della Malesia e che hanno un<br />

disprezzo assoluto per la vita.<br />

Appena le scariche cessavano, balzavano fuori dai loro nascondigli per tentare dei furiosi contrattacchi, che<br />

peraltro abortivano subito sotto le bordate di mitraglia delle spingarde ed il fuoco di fila delle carabine.<br />

Sandokan, seguito da Sapagar e da una diecina di malesi, si era rovesciato giù dalla collina gridando agli<br />

assamesi: «Alla carica, miei prodi!... Spazziamo via queste canaglie!...» Mentre le spingarde non cessavano di<br />

tuonare, formò rapidamente due colonne d'assalto e le trascinò in mezzo ai cespugli.<br />

Fu una carica più spaventosa della prima.<br />

I dayaki, vedendosi precipitare addosso i nemici, non ressero all'urto e per la terza o quarta volta si sbandarono<br />

come un branco di gazzelle, salvandosi nelle profondità dell'immensa foresta.<br />

Sandokan stava per scagliarsi dietro di loro quando, nell'attraversare un cespuglio, cadde addosso a una specie<br />

di barella formata di rami e sulla quale giaceva un uomo. Un urlo di furore gli sfuggì: «Nasumbata!... Ah!...<br />

Cane!...» Aveva già alzata la scimitarra per spaccare il cranio al traditore che lo guardava con indicibile<br />

spavento, cogli occhi enormemente dilatati, ma non lasciò cadere il colpo.<br />

«No», disse «la morte sarebbe troppo dolce».<br />

Si volse verso Sapagar, che giungeva alla testa d'un gruppo di assamesi.<br />

«Impadronisciti di quest'uomo e fallo portare sulla collina. Ho da dire quattro parole a questo furfante, prima<br />

di gettarlo nel bacino della nafta.

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