SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici
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«Come! Non si mangiano le kakatoe nel tuo paese?» chiese Kammamuri.<br />
«Sì, ma non quelle lì» rispose il negrito. «Sono antu».<br />
«Spiriti malvagi, vuoi dire. Perché li hanno relegati quassù?» «Perché portino via la nostra anima, suppongo».<br />
«In attesa che questo si prenda la mia, io divorerò il suo corpo» rispose il maharatto.<br />
Quantunque gli ripugnasse un po', spinto dalla fame, addentò il volatile e si mise a divorarlo, non tutto però.<br />
Doveva pensare anche alla cena, non essendovi grande abbondanza di kakatoe sulla cima della capanna.<br />
«Ora» disse al negrito, il quale aveva pure terminata la sua colazione, «si potrebbe cercare il mezzo di<br />
andarcene. Vegliano anche di notte i dayaki?» «Sempre».<br />
«Quanti?» «Quattro».<br />
«Tengono acceso il fuoco?» «Sì, orang».<br />
«Non hai mai cercato di fuggire?» «É troppo presto».<br />
«Che cosa vuoi dire?» Il negrito guardò il maharatto con una certa diffidenza.<br />
«Si direbbe che tu mi nasconda qualche cosa» disse il maharatto, il quale se n'era accorto. «Non sono anch'io<br />
un prigioniero al pari di te, condannato a morire di fame?» «É vero, orang» rispose il negrito.<br />
Si avvicinò ad un cumulo di foglie secche, vi affondò dentro le mani e mostrò al maharatto stupito una corda<br />
bianca, non più grossa d'un dito, filata magnificamente e straordinariamente lunga.<br />
«Chi l'ha fatta?» chiese Kammamuri, il quale stentava perfino a credere ai suoi occhi.<br />
«Io».<br />
«Tu hai compiuto questo lavoro? Ma questo è cotone!» «Areng» rispose il negrito.<br />
Fu per l'indiano una rivelazione. Le piante che i dayaki e anche i malesi chiamano areng, sono le più preziose<br />
che crescano sotto quei climi, dopo quelle del cocco e dell'albero del pane.<br />
Sono delle palme superbe, elegantemente piumate, apprezzate soprattutto perché, praticando una spaccatura<br />
nel tronco, si ottiene un liquore zuccherino chiamato tody, chiaro, limpido, da cui si estrae uno sciroppo molto<br />
apprezzato che surroga benissimo lo zucchero e che, lasciato fermentare, dà un liquore molto inebbriante,<br />
conosciuto sotto il nome di teak.<br />
Quelle preziose piante non si limitano a produrre un litro di liquido ogni giorno. Rendono ben altri servigi ai<br />
malesi ed ai dayaki, poiché il loro tronco, al pari di quello dei sagù, contiene una sostanza farinosa che può<br />
servire per fabbricare una specie di pane, mentre dalle loro foglie si estrae una specie di cotone che ha fibre<br />
resistentissime e che viene adoperato nella fabbricazione delle corde.<br />
Il maharatto non ebbe bisogno di chiedere al negrito come avesse potuto procurarsi tutta quella materia,<br />
poiché tutte le foglie secche che ingombravano la capanna aerea e anche quelle del tetto erano avanzi di foglie<br />
di areng, già ormai private delle loro fibre. Quanto doveva avere impiegato il prigioniero per intessere quella<br />
fune? E di quanta pazienza aveva dovuto aver bisogno? Kammamuri, troppo lieto di sentirsi fra le mani quella<br />
funicella, non si occupò di domandarglielo.<br />
«Tocca in terra?» chiese al negrito, il quale sembrava orgoglioso del suo lavoro.<br />
«L'ho già provata due volte, durante la notte scorsa».<br />
«Non ti hanno veduto i guardiani?» «Sarebbero saliti per portarmela via».<br />
«Qualche volta sono una bestia» disse Kammamuri. «Aspettiamo questa sera. Se hai sonno, puoi coricarti.<br />
Non ho bisogno di te».<br />
Appese ad un ramo sporgente dalla parete il suo mezzo volatile ed uscì sulla piccola veranda.<br />
Il povero uomo appariva assai preoccupato e non cessava dal chiedersi, con viva angoscia, che cosa era<br />
avvenuto dei suoi padroni.<br />
Erano riusciti a sfuggire all'urto dei bufali e ai dayaki sguinzagliati dietro di loro dal greco? Quel pensiero non<br />
cessava di tormentarlo senza posa, quantunque sapesse di che cosa erano capaci quei tre formidabili uomini che<br />
avevano rovesciato un regno, distrutta la terribile federazione dei thugs indiani e fatte tremare perfino le flotte<br />
inglesi dei mari della Malesia.<br />
Guardò verso la kotta e non scorse nessuno. Si sarebbe detto che prima che sorgesse l'alba tutta la popolazione<br />
si era slanciata nella foresta, forse alla caccia di Sandokan, di Yanez e di Tremal-Naik.<br />
Perfino le donne ed i bambini erano scomparsi.<br />
Solamente sotto la capanna aerea vegliavano quattro uomini, seduti sotto un piccolo attap costruito con pochi<br />
bastoni e tre o quattro enormi foglie di banano.<br />
«Che i miei padroni siano stati sorpresi?» si chiese con ansietà. «No, non è possibile» riprese poco dopo,<br />
scuotendo il capo. «Non sono uomini da cadere stupidamente in un agguato e poi senza consumare almeno le<br />
loro cariche! Se non ho udito alcun colpo di carabina, vuol dire che si trovano ancora liberi.