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SANDOKAN ALLA RISCOSSA - Testi Elettronici

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Dei colpi di fuoco continuavano a echeggiare lungo i fianchi del cono, diventando più distinti. Pareva che i<br />

cacciatori battessero rapidamente in ritirata, non senza opporre, di quando in quando, una valida resistenza.<br />

Malesi e assamesi si erano slanciati sulle carabine, sciogliendo i fasci, mentre altri aprivano rapidamente alcune<br />

casse di munizioni, messe al coperto sotto un attap quasi impenetrabile alla pioggia.<br />

«Ehi, Sandokan» disse Yanez, accostandosi al famoso pirata, il quale lanciava ordini a destra ed a sinistra. «Si<br />

sfascia il mondo?» «Pare che stia per sfasciarsi la montagna» rispose la Tigre della Malesia.<br />

«Chi sono i giganti che si sono impegnati in un così non facile lavoro?» «I dayaki che arrivano a stormi».<br />

«Se si tratta di quelli, riaccendo la mia sigaretta».<br />

«Non scherzare, Yanez. Se quel bandito d'un greco osa attaccarci, deve essere ben sicuro del suo conto. Ci<br />

rovescerà addosso delle centinaia d'uomini».<br />

«Cioè, li farà salire».<br />

«Come vuoi».<br />

«E non sarà cosa facile, fratellino».<br />

Gli spari continuavano sui fianchi del gigantesco cono. Le detonazioni si ripercuotevano lungamente dentro i<br />

selvosi valloni.<br />

Pareva che scoppiassero dappertutto delle granate.<br />

Sandokan aveva preso il comando della colonna.<br />

«A posto le spingarde!...» aveva gridato. «Aprite le casse della mitraglia!...<br />

Non sparate, se prima i cacciatori non avranno raggiunto l'altipiano!...<br />

Kammamuri, fa' mettere i tuoi uomini su quattro fronti!... Donne e fanciulli sotto gli attap!» Gli spari<br />

spesseggiavano e diventavano sempre più fragorosi. I cacciatori battevano in ritirata rapidamente, senza cessare<br />

di far fuoco.<br />

Di quando in quando, nella profonda oscurità, echeggiavano dei clamori assordanti, ai quali facevano eco i<br />

primi rombi dell'uragano.<br />

Lampeggiava e tuonava verso il grande lago, e le nubi continuavano a salire, sospinte da vigorosi soffi di vento<br />

caldissimo.<br />

I malesi, gli assamesi e i negritos rimasti all'accampamento, si erano divisi in quattro gruppi. Ognuno aveva<br />

dinanzi una spingarda, servita da quattro artiglieri dei prahos. Le donne ed i fanciulli si erano rifugiati sotto le<br />

tettoie, attendendo ansiosamente l'esito della battaglia, che s'annunciava grossa e probabilmente terribile.<br />

Sandokan, Yanez e Tremal-Naik percorrevano senza posa le fronti di combattimento, più rabbiosi di non<br />

potersi scagliare ancora all'attacco, che preoccupati. Non erano uomini da tremare nemmeno dinanzi ai più<br />

grandi pericoli.<br />

Troppi ne avevano affrontati durante la loro vita avventurosa, per impressionarsi di quell'attacco notturno, il<br />

quale non doveva, probabilmente, essere l'ultimo.<br />

«Per Giove!...» esclamò ad un certo momento Yanez, il quale prestava attento orecchio agli spari che<br />

rimbombavano sempre entro i bui valloni. «Che cosa fanno i nostri cacciatori? Fucilano centinaia di babirussa e<br />

di tapiri oppure i dayaki? Che questa regione sia il paradiso dei seguàci fedelissimi di Sant'Uberto?» «Non<br />

conosco quell'uomo» rispose Sandokan. «Ti dico però che non sono animali quelli che cadono sotto i colpi di<br />

queste carabine, bensì uomini».<br />

«Si ritirino allora!...» «Cercheranno di ricacciarli nelle foreste. Tu sai che i miei malesi non cedono che<br />

all'ultimo momento».<br />

«Ma i miei nervi danzano».<br />

«Essi non possono saperlo, Yanez. D'altronde nemmeno i miei sono completamente tranquilli».<br />

In quel momento un uomo si precipitò sulla spianata, gridando: «Non fate fuoco!» Era Sapagar, il quale aveva<br />

guidato il drappello dei cacciatori.<br />

«Che cosa massacrano i tuoi uomini?» chiese Yanez, slanciandosi verso di lui.<br />

«Sono delle bestie a due gambe, signore» rispose il luogotenente della Tigre della Malesia, ansando<br />

affannosamente. «Mòntano all'assalto del Kaidangan!» «Oh!...» fece il portoghese. «Sono impazziti i dayaki?»<br />

«Non sembra, signore. Nemmeno il piombo li arresta».<br />

«Li fermeranno i chiodi delle spingarde» disse Sandokan. «Sono molti?» «Non lo so, capitano. Escono a frotte<br />

dai boschi, e vi assicuro che non fanno economia di frecce avvelenate. Fortunatamente le nostre palle vanno<br />

ben più lontane e si può combattere a grande distanza, senza troppi pericoli».<br />

«Si ripiegano i tuoi uomini?» «Non sono che a duecento passi sotto di noi. Disputano il terreno palmo a<br />

palmo».

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