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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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22<br />

Se dunque la CdG va indubbiamente letta nella sua unità complessiva, non va però<br />

assolutamente sottovalutata la specificità, l’originalità e l’originarietà del giudizio<br />

estetico. È la sua esteticità che pone la necessità <strong>della</strong> terza Critica ed è <strong>il</strong> suo carattere<br />

soggettivo che fonda <strong>il</strong> Giudizio riflettente. Non a caso è questa esteticità che si<br />

sottrae (con maggior forza che non <strong>il</strong> giudizio teleologico) al dato culturale e storico<br />

per aprire invece uno spazio trascendentale di interrogazione radicalmente fenomenologica<br />

dell’obiettività non oggettivata (cioè <strong>della</strong> fenomenicità del fenomeno) e <strong>della</strong><br />

soggettività del soggetto che vi corrisponde. Kant libera la natura<br />

(dall’oggettivismo matematizzante in cui la determina la CRP) molto più<br />

nell’esteticità <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> che nella teoria <strong>della</strong> sua specificazione e classificazione<br />

riflessivamente teleologica.<br />

È la <strong>bellezza</strong> che rimette in gioco dalle radici un <strong>pensiero</strong> dell’esperienza al di là<br />

<strong>della</strong> sua oggettivazione conoscitiva.<br />

In Kant si tratta innanzitutto <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> naturale e non dell’opera d’arte (che egli<br />

indaga, come anche <strong>il</strong> sublime, a partire dal bello naturale). Ma questo non è necessariamente<br />

una insufficienza di Kant (o di Hölderlin), 78 nei confronti <strong>della</strong> modernità,<br />

se è vero, come è vero, ciò che scrive Adorno nella Teoria estetica: “<strong>il</strong> bello naturale<br />

su cui si appuntavano ancora le più acute osservazione <strong>della</strong> CdG, in pratica<br />

non costituisce più un tema per la teoria. Diffic<strong>il</strong>mente però ciò è successo perché esso,<br />

secondo la dottrina hegeliana, sia stato effettivamente superato e sollevato in<br />

qualcosa di più alto: esso è stato rimosso. [...] Il bello naturale scomparve<br />

dall’estetica a causa dell’estendersi del dominio del concetto di libertà e dignità umana,<br />

concetto inaugurato da Kant e trapiantato conseguentemente nell’estetica di Sch<strong>il</strong>ler<br />

e di Hegel; secondo tale concetto nel mondo non è da tenere in considerazione<br />

niente al di fuori di ciò che <strong>il</strong> soggetto autonomo deve a se stesso”. 79<br />

La scomparsa del bello naturale a partire dall’Estetica hegeliana traduce, dal lato<br />

dello Spirito, ciò che <strong>il</strong> dominio tecnico <strong>della</strong> Natura attraverso la merce ha realizzato<br />

dal lato oggettivo. 80<br />

p. 6; in KU, B p. X <strong>il</strong> testo è più pregnante: “hiermit endige ich mein ganzes kritisches Geschäft),<br />

ed avverte che dedicherà al “dottrinale” (metafisica <strong>della</strong> natura e metafisica dei costumi) la sua<br />

“crescente vecchiaia”. Nel caso del Giudizio “la Critica tiene luogo di teoria” (ibid.). Sul tema<br />

dell’unità <strong>della</strong> CdG, cfr. Kuypers 1972.<br />

78 Per Hölderlin, da una parte, la natura e <strong>il</strong> sensib<strong>il</strong>e occupano un posto non subordinato, mentre,<br />

dall'altra, (e correlativamente), non esiste frattura tra poesia e <strong>pensiero</strong>. Con Hölderlin siamo posti<br />

nel cuore di una esperienza originaria in cui vige la priorità del poetico senza alcun estetismo e senza<br />

alcun rifiuto del <strong>pensiero</strong>.<br />

79 Adorno 1975, 88 sgg., c. m.<br />

80 Cfr. Gambazzi 1997. Sulla CdG cfr. Hegel 1967, p. 68 sgg. Inoltre: Fede e sapere (in Hegel<br />

1990, p. 154 sgg.); <strong>il</strong> § 55 dell’Enciclopedia e Hegel1967a, III 2 , p. 326 sgg. Sul rapporto Hegel/Kant<br />

cfr. AAVV 1981 (in particolare, Verra 1981; sul tema Natura/Spirito, cfr. inoltre Bodei<br />

1981). Cfr. anche AAVV 1987 (sull’estetica v. <strong>il</strong> saggio di Patrick Gardiner) e AAVV 1990.

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