kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia
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Denken ein Hören und ein Sehen ist”. 210 Il <strong>pensiero</strong> è ciò che è a partire dal fenomeno<br />
puro. La f<strong>il</strong>osofia qui non può che essere fenomenologia.<br />
Decisiva, a partire dai problemi <strong>della</strong> CdG non è la legalità oggettiva del mondo,<br />
ma la sua fatticità; 211 non è la razionalità conoscitiva del soggetto, ma la sua concreta<br />
apertura, la sua “natura”, come si esprime Merleau-Ponty. Decisiva è la provenienza<br />
del soggetto e del mondo: dunque, quell’arte nascosta di cui solo raramente siamo<br />
coscienti. La subordinazione dell’immaginazione all’intelletto cui approda la seconda<br />
edizione <strong>della</strong> CRP va reinterrogata a partire dal loro libero accordo. La CdG riapre <strong>il</strong><br />
problema <strong>della</strong> mondità del mondo (Merleau-Ponty) laddove la singolarità e la contingenza<br />
<strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> riaprono <strong>il</strong> problema del soggetto nel mondo (anche nei termini<br />
del suo ‘volere’ nei confronti <strong>della</strong> contingenza del mondo): <strong>il</strong> soggetto ne-è,<br />
l’essere del soggetto è en-être.<br />
È dunque in gioco <strong>il</strong> problema <strong>della</strong> verità, del ‘rapporto’ tra ‘<strong>pensiero</strong>’ e ‘cose’.<br />
Da questo punto di vista è del tutto falso che in Kant la <strong>bellezza</strong> “non ha più alcuna<br />
pregnanza teoretica o metafisica”. 212 Al contrario, <strong>il</strong> tema <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> nella CdG riapre<br />
<strong>il</strong> tema del mondo, del soggetto e <strong>della</strong> verità. Merleau-Ponty lo aveva colto con<br />
precisione sin dalla Fenomenologia <strong>della</strong> percezione:<br />
nella CdG lo stesso Kant mostra che c’è una unità dell’immaginazione e dell’intelletto e<br />
una unità dei soggetti prima dell’oggetto, e che per es. nell’esperienza del bello io esperisco<br />
un accordo del sensib<strong>il</strong>e e del concetto, di me e dell’altro, accordo che è esso stesso<br />
senza concetto. [...] Ecco perché Husserl distingue l’intenzionalità d’atto [...],<br />
l’intenzionalità fungente, quella che costituisce l’unità naturale e antepredicativa del<br />
mondo e <strong>della</strong> nostra vita, che appare nei nostri desideri, nelle nostre valutazioni, nel<br />
nostro paesaggio più chiaramente che nella conoscenza oggettiva e che fornisce <strong>il</strong> testo<br />
di cui le nostre conoscenze cercano di essere le traduzioni in linguaggio esatto. Il rapporto<br />
al mondo, così come si pronuncia instancab<strong>il</strong>mente in noi, non è qualcosa che<br />
possa essere reso più chiaro da una analisi: la f<strong>il</strong>osofia può solo ricollocarlo sotto <strong>il</strong> nostro<br />
sguardo, aprirlo alla nostra constatazione. 213<br />
Dunque, la <strong>bellezza</strong> impone ed esige la re-interrogazione del senso del fenomeno e<br />
<strong>della</strong> soggettività a partire dall’appartenenza del soggetto al mondo e dalla sua temporalità.<br />
Vedere la <strong>bellezza</strong> significa, come ben sapeva Van Gogh: “essere colpiti da<br />
morte e da immortalità”. Significa incontrare <strong>il</strong> fenomeno a partire dalla finitezza e<br />
laddove sensib<strong>il</strong>e e intelligib<strong>il</strong>e si originano, in un modo segreto e sconosciuto, come<br />
“conoscenza in generale”, come schematizzazione ante-predicativa e come collocazione<br />
del soggetto nella finitezza e nel mondo. La <strong>bellezza</strong> “vale solo per l’uomo”. 214<br />
Nella <strong>bellezza</strong> ci sono morte e immortalità. L’incontro con la <strong>bellezza</strong> vuole la natura<br />
210<br />
Cfr. Heidegger 1991, 1957, p. 87. Husserl nel § 136 di Idee, cit., p. 304 scrive che “la prima<br />
forma fondamentale <strong>della</strong> Ragione [...] [è] <strong>il</strong> ‘vedere’ originariamente offerente”.<br />
211<br />
È essa a costituire la Weltlichkeit der Welt, cfr. Merleau-Ponty 1965, p. 46.<br />
212<br />
Come sostiene Rella (1991, p. 90).<br />
213<br />
Merleau-Ponty 1965, pp. 26 - 27), c. m.<br />
214 CdG, § 5.<br />
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