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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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intuizione. Invece, un fiore, per esempio un tulipano, è ritenuto bello, perché nella sua<br />

percezione si nota una certa finalità, che, per quanto possiamo giudicarne, non si riferisce<br />

ad alcuno scopo. 244<br />

È l’“in vista di” che non è “mai visto”, scrive Derrida. Nel tulipano tutto sembra<br />

finalizzato, ma “a questa intenzione dello scopo, manca l'estremità”:<br />

L'esperienza di questa mancanza assoluta di estremità ha provocato <strong>il</strong> sentimento del<br />

bello [...].Occorre la finalità, <strong>il</strong> movimento orientato, senza <strong>il</strong> quale non vi sarebbe <strong>bellezza</strong>;<br />

ma occorre che l’oriente (la fine che dà origine) manchi. Senza finalità non c'è<br />

<strong>bellezza</strong> . Ma non c'è neppure se una tale <strong>bellezza</strong> fosse determinata da un fine. 245<br />

Nel tulipano si mostra una finalità senza fine, ma, dice Derrida, ‘essere privo di<br />

scopo diventa bello solo quando in esso tutto tende verso un’estremità. Solo questa<br />

interruzione assoluta, questa cesura pura, realizzata con un colpo 246 netto, produce <strong>il</strong><br />

sentimento <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong>”. 247<br />

2) Nell’estetico <strong>della</strong> CdG la legalità dell’immaginazione non si riduce alla esibizione/<br />

presentazione [Darstellung] <strong>della</strong> concettualità oggettiva, ma mostra un carattere<br />

più ampio e profondo: parte da una libertà senza concetto, per produrre un legalità<br />

e per configurare una forma come unità e totalità: non la forma di una materia, ma<br />

la Figura di una sensazione. Non Form, ma Gestalt, o meglio Gestaltung (nel senso<br />

di Klee): forma coincidente con la formazione, fatto coincidente con la legge: figura<br />

non di un oggetto, ma di un rivelarsi e di un manifestarsi. Form e Gestalt costituiscono<br />

allora uno stesso e unico apparire: figura senza forma d’oggetto. Lo scopo essenziale<br />

di una riflessione estetica nel suo schematizzare senza concetti è, scrive Chédin,<br />

“cogliere l’auto-figurazione (Gestalt) <strong>della</strong> Form, al momento di un’apparizione originale<br />

dell’Erscheinung, quando Form e Gestalt costituiscono ancora una stessa e unica<br />

‘apparizione’ senza figura d’oggetto”. 248<br />

La <strong>bellezza</strong> non appartiene all’ordine <strong>della</strong> rappresentazione, cioè dell’identità<br />

dell’oggetto e del soggetto, ma a quello <strong>della</strong> presenza. Mentre la rappresentazione è<br />

garantita dalla possib<strong>il</strong>ità che precede l’esistenza del suo oggetto, la <strong>bellezza</strong> vive<br />

<strong>della</strong> contemporaneità <strong>della</strong> propria possib<strong>il</strong>ità e <strong>della</strong> propria esistenza. È possib<strong>il</strong>e<br />

perché è qui davanti ai miei occhi: c’è. Nel mondo c’è <strong>bellezza</strong>.<br />

Anche la legge e la possib<strong>il</strong>ità dell’opera d’arte deriva dal fatto <strong>della</strong> sua creazione.<br />

Bellezza e arte mettono dunque in questione un’Estetica Trascendentale (quella <strong>della</strong><br />

CRP) concepita solo come condizione dei possib<strong>il</strong>ità degli oggetti dell’esperienza. In<br />

un’Estetica Trascendentale che voglia comprendere in sé anche i fenomeni esteticosensib<strong>il</strong>i<br />

<strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> e dell’opera d’arte deve, come vedremo nel § 4, far coincidere<br />

condizioni di possib<strong>il</strong>ità e condizioni reali. Partire dalla singolarità e non dalle generalità<br />

possib<strong>il</strong>i.<br />

244 CdG, p. 66 n.<br />

245 Derrida 1981, p. 84.<br />

246 Bout = estremità vuol dire-anche colpo: da buter = mirare.<br />

247 Derrida 1981, p. 84.<br />

248 Chédin 1982, p. 234.<br />

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