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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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ne sont pas moins distinctes les unes de l’autres, inégales entre elles de valeur et de signification.<br />

Erano proprio questi incanti di una segreta tristezza che la piccola frase si sforzava di<br />

imitare, di ricreare, giungendo a captare, a rendere visib<strong>il</strong>e la loro essenza che, per altro,<br />

è d'essere incomunicab<strong>il</strong>i [...].Certo, la forma nella quale la piccola frase li aveva codificati<br />

non poteva - tradursi in ragionamenti. [...] Swann considerava i motivi musicali<br />

come vere e proprie idee, appartenenti a un altro mondo, a un altro ordine, velate di tenebre,<br />

ignote, impenetrab<strong>il</strong>i all'intelligenza, ma non meno perfettamente distinte le une<br />

dalle altre, non meno differenziate fra loro per valore e significato. 200<br />

Si tratta dunque di “notions sans équivalent”. 201 Merleau-Ponty le chiama “<strong>il</strong> legame<br />

<strong>della</strong> carne e dell’idea”. L’idea “non è <strong>il</strong> contrario del sensib<strong>il</strong>e, [...] ne è <strong>il</strong> risvolto<br />

e la profondità”. 202 Per <strong>il</strong> nostro discorso sono essenziali due punti evidenziati da<br />

Merleau-Ponty, entrambi decisivi anche in Baudelaire e Proust:<br />

1) le “nozioni senza equivalenti” fatte di “coesione senza concetto”, 203 (come Kant,<br />

anche Merleau-Ponty qui collega questo logos estetico a quello dell’organismo biologico);<br />

2) le idee sensib<strong>il</strong>i non le possediamo se non essendone posseduti. 204<br />

Il logos di queste idee è estetico e non logico; l’io, d’altra parte, incontra la <strong>bellezza</strong><br />

non pensandola e conoscendola oggettivamente, ma solo lasciandola essere e facendosene<br />

comandare. Si pone, come l’esecutore <strong>della</strong> piccola frase, al “servizio”<br />

delle esigenze dell’essere <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong>, e questo servizi coincide non con una passività,<br />

ma con una “creazione”: “l’essere è ciò che esige da noi creazione affinché ne<br />

abbiamo esperienza”. 205 Anche in Baudelaire <strong>il</strong> tema del “servizio” è decisivo. La <strong>bellezza</strong><br />

infatti parla così: i poeti, dice la Bellezza,<br />

consumeront leurs jours en d’austères études;<br />

Car j’ai pour fasciner ces doc<strong>il</strong>es amants,<br />

Des purs miroirs qui font toutes choses plus belles [...] 206<br />

È l’esser-preso dalla <strong>bellezza</strong> del soggetto che lascia quest’ultima di essere ciò che<br />

è, così che è la <strong>bellezza</strong> a pensarsi in noi e a farci pensare. Ma a farci pensare così<br />

non è l’idea astratta, ma solo l’idea incarnata.<br />

La <strong>bellezza</strong>, diceva Platone, ha la propria essenza nell’apparire, nell’essere la più<br />

apparente (œkfan◊staton) e la più amab<strong>il</strong>e (œrasm∂wtaton) fra le idee, cioè non solo<br />

degna di amore, ma amab<strong>il</strong>e nel suo stesso apparire. 207 Infatti l’apparenza appartiene<br />

200 Du côté de chez Swann in Proust, 1954, p. 349; 2001, I, pp. 421 – 422.<br />

201 Proust 1954, I, 350; 2001, I, p. 423.<br />

202 Merleau-Ponty 1993, p. 164.<br />

203 Merleau-Ponty 1993, p. 167, c. m.<br />

204 Ibid.<br />

205 Merleau-Ponty 1993, p. 213.<br />

206 Fleurs du Mal, XVII, La beauté; tr. it. di A. B: (ed. Garzanti): “Perché, onde affascinare quei<br />

doc<strong>il</strong>i amanti, ho degli specchi puri che fanno più bella ogni cosa : sono i miei occi, i miei grandi<br />

occhi dalla luce immortale”.<br />

207 Cfr. infra l’esergo al cap. 3 <strong>della</strong> Seconda Parte.<br />

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