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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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tenza come arte), oppure costruendo un <strong>pensiero</strong> <strong>della</strong> singolarità, <strong>della</strong> differenza e<br />

<strong>della</strong> ripetizione, come l’al di là di ogni principio del piacere (e questa è la ‘via’ di<br />

Deleuze)? Entrambe convergono comunque nell’escludere le vie <strong>della</strong> somiglianza,<br />

<strong>della</strong> mimesi, dell’analogia e <strong>della</strong> metafora.<br />

Nel <strong>pensiero</strong> <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> e dell’opera va individuata la componente patafisica<br />

(non per boutade, ma per l’esigenza teorica di interrogare e pensare <strong>il</strong> singolo e la<br />

modalità): patafisica, ossia, diceva Jarry, la scienza delle eccezioni, <strong>il</strong> singolo come<br />

legge di se stesso, come luogo dove la possib<strong>il</strong>ità è sostituita dalla virtualità e dove <strong>il</strong><br />

possib<strong>il</strong>e è creato dal reale, e dove <strong>il</strong> vero è sempre in ritardo e in movimento retrogrado<br />

(dove, dunque, l’esperienza non è mai riconosciuta e posseduta, ma sempre incontrata<br />

e problematica). 308<br />

La singolarità e la contingenza <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> ci impongono forse di pensare la realtà<br />

secondo una struttura, per così dire, ‘artistica’? Sul rapporto arte-<strong>bellezza</strong> non si<br />

impone un ripensamento oltre la “rimozione” 309 hegeliana, ancor oggi perdurante, del<br />

bello naturale” e <strong>della</strong> natura in generale? Forse è qui che si fa pressante<br />

l’affermazione nietzschiana <strong>della</strong> necessità e verità di “una giustificazione estetica<br />

dell’esistenza”. La casualità, la contingenza e la singolarità <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> hanno una<br />

duplice r<strong>il</strong>evanza: da una parte, esse si sottraggono a una svalorizzazione a mera empiricità<br />

o al caos inteso come mero disordine; dall’altra, trovano una collocazione nel<br />

gioco delle facoltà e nello spazio delle loro tensioni reciproche.<br />

Sensib<strong>il</strong>e e intelligib<strong>il</strong>e, ricettività e spontaneità, quantità e modalità, esigono (nel<br />

movimento, nelle tendenze e, anche, nelle vie interrotte, del <strong>pensiero</strong> di Kant) di essere<br />

completamente ripensati, per conseguire la produttività teorica di cui sono potenzialmente<br />

ricchi.<br />

Questa produttività concettuale la vorrei indicare, per concludere questa relazione,<br />

con un breve cenno a un tema specifico: quello <strong>della</strong> ‘forma’.<br />

308 Su Jarry, come precursore misconosciuto di Heidegger, v. Deleuze 1996a, p. 119 sgg.<br />

309 L’espressione è di Adorno, che ne mostra anche la necessità in base alla struttura <strong>della</strong> mo-<br />

dernità.

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