kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia
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Nella conoscenza <strong>della</strong> natura l’in sé è assente; tra le apparenze non trovo fini in<br />
sé, ma, quanto al fenomeno, lo posso riconoscere e determinare in una conoscenza<br />
universale e necessaria. Nella natura incontro però la <strong>bellezza</strong> e la incontro come contingente.<br />
Necessità delle apparenze, impossib<strong>il</strong>ità dei fini in sé, presenza contingente<br />
<strong>della</strong> <strong>bellezza</strong>: sono questi i tre volti (conoscitivo, morale, estetico) <strong>della</strong> natura. Sono<br />
tre modi di rivelarsi:<br />
1) dell’oggetto secondo <strong>il</strong> proprio concetto e le proprie leggi determinanti;<br />
2) del fine come noumeno (la Legge come Faktum) come estraneo alla natura;<br />
3) <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong> naturale e dell’opera, infine, come ciò che si rivela, universalmente<br />
e necessariamente, ma senza concetto.<br />
Kant non crede alla grammatica: la predicazione ‘questa rosa è bella’, nonostante<br />
le apparenze, è diversa dalla predicazione ‘la rosa è un vegetale’. Diverso è <strong>il</strong> modo<br />
d’essere che viene espresso nella copula. Forma grammaticale e struttura profonda<br />
del <strong>pensiero</strong> divergono come divergono l’essere <strong>della</strong> determinazione e quello <strong>della</strong><br />
riflessione. Non però perché <strong>il</strong> primo sia oggettivo e <strong>il</strong> secondo soggettivo (questo è<br />
un fraintendimento di Kant), 219 ma, piuttosto, perché nel primo si dà un significato e<br />
nel secondo un senso (cioè, due diversi modi dell’evidenza): nel primo una determinazione<br />
del particolare sussunto nella generalità; nel secondo l’identità di singolarità<br />
e universalità.<br />
219 È dunque fuorviante l’affermazione di Gadamer secondo cui Kant è costretto a negare al gusto<br />
ogni significato conoscitivo cfr. supra, p. 29.