kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia
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62<br />
un luogo di accordo tra sensib<strong>il</strong>ità e intelletto, ma anche di tensione e lotta, nella<br />
CdG, tra sensib<strong>il</strong>ità, intelletto e ragione, e ciò solo grazie alla dimensione estetica<br />
dell’immaginazione, che, dice Kant, ohne Begriff schematisiert, 256 cioè grazie a una<br />
schematizzazione eccedente ogni concettualità e ogni significato determinati, in direzione<br />
dello spazio esteticamente impossib<strong>il</strong>e dell’idea (impossib<strong>il</strong>e se l’idea è concepita<br />
positivamente come un oggetto).<br />
L’estetico è, nella CdG, un luogo del <strong>pensiero</strong>, lo spazio delle sue lotte, dei suoi estremi<br />
e dei suoi bordi. È nell’estetico quindi che si definisce la finitezza <strong>della</strong> ragione,<br />
al di là dell’opposizione sia tra sensib<strong>il</strong>e e intelligib<strong>il</strong>e, sia tra intelletto e ragione.<br />
Il giudizio riflettente estetico eccede l’ambito conoscitivo non perché consegni la<br />
<strong>bellezza</strong> all’irrazionalità e al sentimentalismo, ma, al contrario, perché è <strong>il</strong> luogo<br />
dell’orizzonte di ogni conoscenza in generale. C’è una obiettività dell’estetica <strong>kant</strong>iana,<br />
la cui cancellazione falsifica la posizione di Kant e l’importanza fondamentale<br />
<strong>della</strong> teoria del Giudizio riflettente nella CdG. Lo ha ben sottolineato Adorno:<br />
“l’impostazione <strong>della</strong> CdG non era semplicemente nemica di una estetica obiettiva<br />
[...] Per lui implicitamente <strong>il</strong> momento unitario di obiettivo e soggettivo è la ragione,<br />
facoltà soggettiva e nondimeno, grazie ai suoi attributi di universalità e necessità,<br />
prototipo di ogni obiettività [...] Il concetto di sentimento segue dall’obiettività e non<br />
viceversa”. 257<br />
Qui l’immaginazione opera realmente come “facoltà <strong>della</strong> sintesi in generale”:<br />
schematizza ed esibisce la concettualità in-determinata, e cioè l’orizzonte di ogni oggetto<br />
(di concetti possib<strong>il</strong>i). Non potrei conoscere, determinatamente e oggettivamente,<br />
se non potessi sentire la <strong>bellezza</strong>, cioè l’effetto in me <strong>della</strong> mia intrinseca apertura<br />
al mondo e al senso (in termini <strong>kant</strong>iani: l’effetto in me del mio ‘conoscere’ in generale,<br />
<strong>della</strong> Erkenntnis überhaupt). 258<br />
La dimensione estetica, in questo senso, è puro aprirsi dell’apparire, pura fenomenicità<br />
del fenomeno. Tra immaginazione e intelletto opera, come abbiamo già visto, 259<br />
“quella proportionierte Stimmung che noi esigiamo in ogni conoscenza”. Solo così<br />
una rappresentazione diventa conoscenza, una conoscenza, come effetto [als Wirkung].<br />
260<br />
256 KU, p. 137.<br />
257 Cfr. Adorno 1975, pp. 232 - 234, c. m.<br />
258 V. per es. par VIII dell’Introduzione: um die Anschauung mit Begriffen zu einem Erkenntnis<br />
überhaupt zu vereignen (KU, p. 30); oppure, par. VII (CdG, p. 26; KU, p. 29): <strong>il</strong> piacere è Bestimmungsgrund<br />
solo perché “si ha coscienza che esso riposa nella riflessione e sulle condizioni generali,<br />
sebbene soltanto soggettive, dell’accordo (Übereinstimmung) <strong>della</strong> riflessione stessa zum Erkenntnis<br />
der Objekte überhaupt”.<br />
259 Cfr. supra cap. 4 <strong>della</strong> Prima Parte.<br />
260 CdG, p. 68, c. m.; KU, p. 80. Su questo, cfr. Deleuze 1997b, in particolare, <strong>il</strong> passaggio già<br />
cit. (supra nel § 4 <strong>della</strong> Prima Parte) sul Giudizio riflettente come fondo determinante di quello determinante.