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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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La ragione profonda di ciò sta nella struttura delle idee. Non le vediamo 281 , dice<br />

Merleau-Ponty, nemmeno con un ‘terzo occhio’. E aggiunge, come abbiamo già accennato,<br />

che esse sono là fra le cose, fra i suoni, fra le luci. 282 Le Idee sono “risvolto”<br />

e “profondità” del sensib<strong>il</strong>e. Non essendo là di fronte, nel Gengen-stand, e nascoste<br />

dallo schermo fenomenico di quest’ultimo, bensì essendo qui, sotto i nostri occhi, nel<br />

fra, esse sono riconoscib<strong>il</strong>i nella loro singolarità, come st<strong>il</strong>i delle cose. Le idee sono<br />

“riconoscib<strong>il</strong>i,” scrive Merleau-Ponty, “dal loro modo sempre particolare, sempre unico,<br />

di ritrarsi dietro di quelli [i suoni e le luci]”. 283<br />

Sono le idee estetiche di cui parla Proust, “perfettamente distinte le une dalle altre,<br />

ineguali tra loro di valore e di significato”. 284 Il loro rapporto con le cose sensib<strong>il</strong>i non<br />

è quello di esserne l’essenza generale astratta. C’è qui un “legame <strong>della</strong> carne e<br />

dell’idea, del visib<strong>il</strong>e e dell’ossatura interiore che esso manifesta e nasconde” che è<br />

un legame diverso da quello <strong>della</strong> generalizzazione o <strong>della</strong> specificazione. Le idee infatti<br />

sono modi d’essere o st<strong>il</strong>i del sensib<strong>il</strong>e che sono<br />

reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti. 285<br />

Affermare la contingenza può banalmente scadere in un’affermazione <strong>della</strong> fattualità<br />

empirica o dell’assurdo contro l’universalità. Ma non è certo questa la via di Merleau-Ponty.<br />

Piuttosto, la contingenza diviene sempre più, negli esiti più avanzati del<br />

suo <strong>pensiero</strong>, <strong>il</strong> luogo del nesso intrinseco tra singolare e universale, <strong>il</strong> luogo del loro<br />

annodarsi e del loro prodursi reciproco attraverso la generatività che definisce<br />

l’essenza. Nel campo aperto dall’ontologia dei suoi ultimi scritti, la contingenza ha<br />

trovato un posto centrale come dottrina dell’en-être e <strong>della</strong> singolarità pre-personale,<br />

di una intersoggettività magica e onirica, di un mondo di eventi e costellazioni, fatto<br />

di comunicazioni a-causali e di risonanza a-concettuali: “senso o ragione che sono<br />

contingenza,” scrive Merleau-Ponty. 286<br />

Compito del <strong>pensiero</strong> è di sottrarre la differenza (e la ripetizione) all’astrazione e<br />

alla generalità, l’Idea come universale concreto al concetto come universale astratto:<br />

al di là dell’individuale “non c’è un universale astratto: ciò che è ‘preindividuale’ è la<br />

stessa singolarità”. 287 L’universalità (che non è la generalità) e la singolarità (che non<br />

è la particolarità) coincidono in uno “splendore” che libera le cose, gli eventi, gli affetti<br />

dai “predicati antropologici”, conferendo loro, nell’Idea, una diversa “coerenza”<br />

(apocalittica, dice Deleuze), una coerenza che non è dell’Uomo più di quanto non sia<br />

di Dio.<br />

La vera universalità è pre-individuale. Se si parte dall’individuo costituito si trova<br />

la generalità, non l’universalità.<br />

281 Cfr. supra n. 52.<br />

282 Merleau-Ponty 1993, p. 166.<br />

283 Merleau-Ponty 1993, p. 164.<br />

284 Proust 2001, I, p. 422 (tr. modificata).<br />

285 Proust 2001, IV, pp. 450.<br />

286 Merleau-Ponty 1993, p. 187.<br />

287 Deleuze 1997 p. 229, c. m.<br />

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