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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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70<br />

L’estetica in Kant si è separata in una teoria del sensib<strong>il</strong>e (e <strong>della</strong> sua conformità<br />

all’esperienza possib<strong>il</strong>e) e in una teoria del bello (<strong>il</strong> cui oggetto è la realtà del reale: la<br />

sua contingenza, singolarità, effettualità). 299 Mentre le categorie sono pronte a accogliere<br />

e oggettivare <strong>il</strong> particolare, secondo le proprie condizioni, come casus datae<br />

legis (qui, dunque, le condizioni a priori eccedono l’empirico), nel caso <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong>,<br />

invece, empirico e trascendentale si identificano e le condizioni dell’esperienza<br />

reale coincidono col condizionato, la legge col caso singolo. 300 La CdG apre lo spazio<br />

‘paradossale di un empirismo trascendentale capace di superare le condizioni di possib<strong>il</strong>ità<br />

dell’oggetto verso la sua genesi reale. La singolarità è la propria condizione<br />

stessa. Realtà e condizione sono uno. Dunque, la CdG è <strong>il</strong> momento in cui Kant più si<br />

avvicina al superamento del punto di vista di un mero condizionamento, aprendo uno<br />

spazio di riflessione che dalle condizioni di possib<strong>il</strong>ità dell’oggetto porti al punto di<br />

vista di una vera genesi. 301<br />

C’è, dunque, in Kant un’estetica delle condizioni di possib<strong>il</strong>ità dell’esperienza, che<br />

è un estetica dell’esempio e <strong>della</strong> particolarità (e si esaurisce nella determinazione); e<br />

c’è un’estetica del reale come condizione <strong>della</strong> propria stessa effettualità, che è<br />

un’estetica dell’esemplarità e <strong>della</strong> singolarità (che esige <strong>il</strong> passaggio nella riflessione).<br />

L’una si riferisce al reale attraverso <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e; l’altra pensa <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e a partire<br />

dal virtuale. Il possib<strong>il</strong>e riguarda <strong>il</strong> reale che ne è la limitazione. Il virtuale riguarda<br />

l’attuale e <strong>il</strong> loro rapporto è di ‘creazione’. Scrive Deleuze: “L’Idea, così definita,<br />

non dispone di alcuna attualità, ma è virtualità pura”. 302 Se l’Idea è solo ‘regolativa’<br />

nei confronti del mondo fenomenico oggettivo (cioè, del possib<strong>il</strong>e delimitato dal reale),<br />

essa è però intrinseca alla realtà come insieme di virtuale e di attuale. Kant denuncia<br />

l’<strong>il</strong>lusione implicita nella sostanzializzazione delle idee, ma è anche <strong>il</strong> primo a<br />

vedere l’idea come orizzonte e come problema che inscrivono l’infinito nel mondo.<br />

L’idea <strong>kant</strong>iana accenna a quel carattere problematico dell’essere che, sia pure in<br />

modi diversi, sia Merleau-Ponty che Deleuze pongono al centro <strong>della</strong> loro riflessione.<br />

303 [c’è solo qui, ma r<strong>il</strong>eggere] Per Merleau-Ponty l'interrogativo non è un "modo<br />

derivato" dall'indicativo. Esso è "forse <strong>il</strong> modo proprio del nostro rapporto con l'Essere".<br />

304 L'essere contiene la domanda nelle sue pieghe e nelle sue differenziazioni: "<strong>il</strong><br />

299 Deleuze torna più volte su questa dualité lacérante dell’estetica (per es. in Differenza e ripeti-<br />

zione e Logica del senso).<br />

300 Cfr. Deleuze 1997, p. 117.<br />

301 Cfr. su questo, e sulle critiche a Kant di post-<strong>kant</strong>iani come Maïmon, Differenza e ripetizione,<br />

cit., p. 221 sgg. Deleuze interpreta come un momento decisivo di questa problematica anche la f<strong>il</strong>osofia<br />

di Nietzsche: la volontà di potenza non va intesa meramente come forza che sottostà alla forma,<br />

ma anche come “elemento differenziale” capace di dar luogo, come “principio di differenza e<br />

di differenziazione interna”, a una genesi e a una produzione dell’oggetto, di superare cioè <strong>il</strong> <strong>kant</strong>ismo<br />

delle mere condizioni di possib<strong>il</strong>ità (cfr. Nietzsche e la f<strong>il</strong>osofia, Einaudi, Torino 1992, pp. 77<br />

- 78).<br />

302 Deleuze 1997, p 444.<br />

303 Cfr. Gambazzi 1999, cap. 19.<br />

304 Merleau-Ponty 1993, p. 146.

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