kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia
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60<br />
3. Modo d’essere e sintesi del molteplice. Conoscenza e soggetto come effetti<br />
... aus einem, wenn gleich uns unbekannten, Princip der Einheit des Mannigfaltigen<br />
als nothwendig angesehen werden müssen.<br />
… [leggi che] debbono essere considerate come necessarie secondo un principio,<br />
sebbene a noi sconosciuto, dell'unità del molteplice. 249<br />
La Bellezza splendeva di vera luce lassù fra quelle essenze,<br />
e anche dopo la nostra discesa quaggiù l’abbiamo afferrata<br />
con <strong>il</strong> piú luminoso dei nostri sensi, luminosa e risplendente.<br />
Perché la vista è <strong>il</strong> piú acuto dei sensi permessi<br />
al nostro corpo; essa però non vede <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong>. Quali<br />
straordinari amori ci procurerebbe se <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong> potesse<br />
assicurarci una qualche mai chiara immagine di sé da<br />
contemplare! Né può vedere le altre essenze che son degne<br />
d’amore. Cosí solo la <strong>bellezza</strong> sortì questo priv<strong>il</strong>egio<br />
di essere la piú apparente e la piú amab<strong>il</strong>e.<br />
Platone 250<br />
La <strong>bellezza</strong> ha avuto, nella tradizione occidentale, un rapporto con la verità che, in<br />
Platone, è la sua stessa visib<strong>il</strong>ità (‘luminosità’, ‘splendore’) come “priv<strong>il</strong>egio” nei<br />
confronti delle idee invisib<strong>il</strong>e e solo sovrasensib<strong>il</strong>i. 251 “Anche dopo la nostra discesa<br />
quaggiù”, dice Platone, cioè anche a partire dal corpo e dalla vista, cui sfuggono invece<br />
le altre Idee. La <strong>bellezza</strong> ha la verità propria dell’apparire. L’imporsi, nella<br />
modernità, del <strong>pensiero</strong> scentifico-tecnico, oggettivo e matematizzante, ha posto però<br />
la <strong>bellezza</strong> nella dimensione del relativo, del soggettivo e del ‘gusto’. L’adaequatio<br />
oggettiva di res e intellectus, nel caso <strong>della</strong> <strong>bellezza</strong>, non trova, nella mimesi, un sufficiente<br />
rapporto di possib<strong>il</strong>e ‘conoscenza’. Ma la mimesi è comunque ricalcata<br />
sull’adeguazione.<br />
Ora, qual’è la posizione di Kant, nei confronti di questa problematica?<br />
249 CdG, § IV.<br />
250 Fedro, 250 d.<br />
251 Su questo v. la voce Gusto di Giorgio Agamben, in Enciclopedia Einaudi.