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kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia

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Questa concezione <strong>della</strong> conoscenza come effetto di un libero accordo delle facoltà<br />

(che è uno dei punti più alti del <strong>pensiero</strong> <strong>kant</strong>iano) corrisponde alla concezione, che si<br />

fa luce nella Deduzione trascendentale, di un soggetto come effetto: 261 l’identità (del<br />

soggetto) come originantesi nella sua passività e determinab<strong>il</strong>ità da parte del tempo;<br />

l’identità come originata dalla differenza che fa <strong>il</strong> soggetto in quanto scissione perpetua<br />

tra ‘io penso’ e ‘io sono’. 262 Qui, scrive Deleuze, Kant apre l’essere sulla differenza.<br />

263 L’io è sempre già un altro. 264<br />

La r<strong>il</strong>ettura decisiva dello schematismo, compiuta da Heidegger, in Kant e <strong>il</strong> problema<br />

<strong>della</strong> metafisica, lasciava aperta la domanda “in qual senso l’immaginazione<br />

trascendentale riappaia nella CdG, e se, soprattutto, vi appaia ancora nella sua relazionalità<br />

alla fondazione <strong>della</strong> metafisica in quanto tale”. 265 È indubbio che, a maggior<br />

ragione, si può dire <strong>della</strong> CdG quanto Heidegger dice <strong>della</strong> prima edizione <strong>della</strong><br />

CRP, e cioè che essa “scuote la supremazia <strong>della</strong> ragione e dell’intelletto”. 266<br />

Per comprendere meglio questo tema, è decisivo chiarire, sia pure brevemente, <strong>il</strong><br />

problema dell’Idea. La reinterrogazione dell’Idea <strong>kant</strong>iana che, in modi assai diversi,<br />

hanno avanzato Husserl, Benjamin, Merleau-Ponty, Deleuze, convergono nel sottrarre<br />

l’idea a una visione neo<strong>kant</strong>ianamente regolativa, e insediata solo nell’oceano delle<br />

nebbie che circonda la terra <strong>della</strong> verità - senza mai però fare concessioni a una ideologia<br />

<strong>della</strong> presenza positiva dell’Idea o a una sua sostanzializzazione.<br />

Nella direzione di questa reinterrogazione, l’idea è pensata come orizzonte inoggettivab<strong>il</strong>e<br />

e come assenza intrinseca alla presenza: come ou-topia (non-luogo) nello<br />

spazio <strong>della</strong> metafisica: qualcosa che Kant scopre nella CdG, in uno dei suoi massimi<br />

vertici (e vortici) problematici (nel § 59): questo qualcosa è definito non da un <strong>pensiero</strong><br />

né da una disgiunzione esclusiva, ma da un “e...e” oppure da un “né...né”, cioè<br />

da un <strong>pensiero</strong> dello Zwischen e del tra, inteso come <strong>il</strong> differenziante <strong>della</strong> differenza.<br />

Qualcosa, un etwas, dice Kant, che è im Subjekte selbst und außer ihm, un qualcosa<br />

che è nicht Natur, auch nicht Freiheit, e che è situato auf gemeinschaftliche und unbekannte<br />

Art, in una maniera comune, ma sconosciuta, là dove la facoltà pratica e la<br />

261 Sulla coscienza come effetto e come <strong>il</strong>lusione in Spinoza, v. Deleuze 1991, p. 28 sgg.<br />

262 Cfr. le critiche di Kant al cogito nella CRP.<br />

263 In un momento preciso del <strong>kant</strong>ismo - la messa in discussione <strong>della</strong> teologia razionale -, Kant<br />

accenna, dice Deleuze, a un “Io che è già un altro”, a una spontaneità che è sempre dell’Altro (cfr.<br />

Deleuze 1997, pp. 115 sgg., dove Deleuze, a proposito dell’Io penso/io sono, chiarisce che <strong>il</strong> ‘sono’<br />

è determinab<strong>il</strong>e solo nel tempo e nella recettività, come fenomeno; perciò: Io è un altro).<br />

264 Deleuze 1996a, p. 45 sgg.<br />

265 Heidegger 1989, p. 141 (tr. it. modificata).<br />

266 “La ‘logica’ perde <strong>il</strong> primato goduto fin dall’antichità in seno alla metafisica. L’idea stessa di<br />

logica viene posta in questione” (Heidegger 1989, p. 209).<br />

Circa <strong>il</strong> rapporto tra l’immaginazione trascendentale nella CRP e nella CdG, Derrida afferma (in<br />

La scrittura e la differenza - certo mostrando una tendenza e una perturbazione estreme intrinseche<br />

al <strong>pensiero</strong> di Kant) che quest’ultimo “non distingue <strong>il</strong> vero e <strong>il</strong> bello: la CRP e la CdG, malgrado le<br />

differenze, ci parlano <strong>della</strong> stessa immaginazione” (Derrida 1971, pp. 7 - 8, c. m.). Per Éliane Escoubas<br />

“l’Einb<strong>il</strong>dungskraft <strong>della</strong> CRP e l’Urte<strong>il</strong>skraft estetico <strong>della</strong> CdG tendono incessantemente<br />

a coincidere” (Escoubas 1986, p. 36).<br />

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