kant_il pensiero_della_bellezza.pdf - Lettere e Filosofia
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56<br />
la luce in cui bagnano i suoi quadri e i suoi ritratti è, in un certo modo, la luce stessa del<br />
suo <strong>pensiero</strong>, la luce particolare in cui vediamo le cose, nel momento in cui pensiamo in<br />
modo originale. 230<br />
“Il paesaggio”, diceva Cézanne, “si riflette, si umanizza, si pensa in me”. 231<br />
L’immagine pittorica non è una simulazione del mondo sensib<strong>il</strong>e che, a sua volta, sarebbe<br />
una simulazione dell’idea, come pensava Platone. 232 Essa stessa è un’idea, ma<br />
estetica. Così, quando Kant definisce l’idea estetica, nel § 49 <strong>della</strong> Critica del Giudizio,<br />
egli compie un passo fondamentale nel ‘rovesciamento del platonismo’. Kant per<br />
idee estetiche intende:<br />
quelle rappresentazioni dell’immaginazione che danno occasione a pensare molto [diejenige<br />
Vorstellung der Einb<strong>il</strong>dungskraft die viel zu denken veranlaßt], senza che però un<br />
qualunque <strong>pensiero</strong> o un concetto possa essere loro adeguato [völlig erreicht] e, per conseguenza,<br />
nessuna lingua possa perfettamente esprimerle e farle comprensib<strong>il</strong>i. 233<br />
Qual è, dunque, <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong> proprio dell’arte? 234 Non certo un <strong>pensiero</strong> che, in<br />
quanto ‘intelligib<strong>il</strong>e’ sia fatto di idee generali e di universalità astratte e che si contrappone<br />
al sensib<strong>il</strong>e e alla sua singolarità. Se le cose stessero così, la pittura sarebbe<br />
solo una traduzione analogica, simbolica o allegorica del <strong>pensiero</strong>, o una resa rappresentativa,<br />
contenutistica e ‘letteraria’. Se <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong> pensa nella pittura, lo fa non nei<br />
suoi contenuti, ma nella sua visib<strong>il</strong>ità stessa. Perché un tale <strong>pensiero</strong> possa essere<br />
concepib<strong>il</strong>e, è necessario che sensib<strong>il</strong>e e intelligib<strong>il</strong>e siano pensati altrimenti che nella<br />
loro contrapposizione metafisica (e però anche senza identificazioni confusive o riduzioni<br />
un<strong>il</strong>aterali dell’uno all’altro). Da una parte, <strong>il</strong> <strong>pensiero</strong> deve essere pensato oltre<br />
la sua ‘categorialità’, dall’altra, <strong>il</strong> sensib<strong>il</strong>e deve essere pensato oltre <strong>il</strong> suo essere<br />
‘materia’ per una sintesi intellettuale. Nel colore, scrive Merleau-Ponty, c’è <strong>pensiero</strong>,<br />
230<br />
Proust 1979, p. 20. La pittura, per Proust, non solo pensa, ma anche vuole e istituisce valori.<br />
Così, per es., Chardin “ha proclamato la divina uguaglianza di tutte le cose davanti allo spirito che<br />
le considera, davanti alla luce che li abbellisce”: “una pera è altrettanto vivente di una donna (ivi, p.<br />
31). Nel quadro, l’amicizia tra i colori e la luce, e dei colori tra di loro, così come di entrambi con le<br />
materie e gli “infiniti vortici viventi” che abitano la realtà, istituiscono un percorso che è “viaggio di<br />
iniziazione alla vita ignorata” delle cose e degli uomini (nel caso specifico di Chardin, “alla vita ignorata<br />
<strong>della</strong> natura morta”) (ibidem).<br />
231<br />
Doran 1995, 119, c.m.<br />
232<br />
Su questo rimando a Gambazzi 2005.<br />
233<br />
Un’altra formulazione, sempre nel § 49, suona: “[L’Idea estetica] di per se stessa dà tanta occasione<br />
a pensare da non lasciarsi mai racchiudere in un concetto determinato e quindi estende esteticamente<br />
<strong>il</strong> concetto in modo <strong>il</strong>limitato; l’immaginazione è in tal caso creatrice e pone in moto la<br />
facoltà delle idee intellettuali (la ragione), facendola così pensare, all’occasione di una rappresentazione<br />
(ciò che appartiene bensì al concetto dell’oggetto), più di quanto in essa possa essere compreso<br />
e pensato chiaramente”. Rimando per questi temi a Gambazzi 1981, cap. 3 <strong>della</strong> Terza Parte.<br />
234<br />
Su arte, scienza e f<strong>il</strong>osofia come tre modi del <strong>pensiero</strong>, cfr. Deleuze 1996. Deleuze/Guattari<br />
caratterizzano le differenze. tra f<strong>il</strong>osofia, scienza e arte come differenze tra concetto, funzione e<br />
"blocco di sensazioni" (affetti e percetti), sulla base di ciò che è loro comune, ossia l'essere forme di<br />
<strong>pensiero</strong>, le tre grandi forme del <strong>pensiero</strong> cui corrispondono “Idee creatrici”. Ciò che definisce f<strong>il</strong>osofia,<br />
scienza e arte “è sempre <strong>il</strong> fatto di affrontare <strong>il</strong> caos, tracciare un piano, tendere un piano sul<br />
caos” (Deleuze 1996, p. 204). Sulla dialettica tra carattere sensib<strong>il</strong>e dell’Idea nell’arte e ‘morte<br />
dell’arte’, rimando a Gambazzi 1997 e 2002.