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sare il 1856, data della morte del sacerdote, che era nato nel 1809 a Gussago e<br />
si spense a soli 46 anni proprio alla fine del 1856». In realtà il dipinto esibiva<br />
in basso a destra una firma ben evidente e la data: «Angelo Inganni 1871 l) . L'immagine,<br />
poi, appariva essere quella d'una persona molto più avanti dei 46 anni<br />
del Mingotti: un volto disteso in serena inoltrata maturità, al di sopra dei sessanta,<br />
ornato da una vaporosa canizie che discende da sotto la berretta clericale.<br />
Del Mingotti, inoltre, esiste un ritratto in litografia, conservato proprio presso<br />
l'Opera pia Richiedei in Gussago che avrebbe, quantomeno, potuto far evitare<br />
l'errore, se non nel 1975, almeno nel 1983. Il ritratto in litografia non era comunque<br />
sconosciuto perché già pubblicato da Paolo Guerrini nel fascicolo celebrativo<br />
del cinquantenario delle medesima Opera pia (11). Il ritratto conservato attualmente<br />
nella canonica di Gussago, rimosso dalla una parete della sagrestia ove<br />
fu appeso fin dall'origine, ritratto tra i più intensi e penetranti dell'Inganni, raffigura<br />
a parer nostro, il prevosto Bortolo (Bartolomeo) Alberti, nato a Bagolino<br />
nel 1804, prevosto a Gussago dal 21 giugno 1866 al 28 febbraio 1874, giorno<br />
della sua morte. Nel 1871 aveva perciò 67 anni, che è appunto l'età confacente<br />
al personaggio del ritratto.<br />
Il velario della Madonna del Coro<br />
Un'altra opera di non molta evidenza, dipinta per la prepositurale ancora<br />
negli anni segnati dalla controversia per il pagamento del Moséal Sinai, è la<br />
tela che faceva da velario (come spesso si usava in passato) alla nicchia contenente<br />
la statua lignea (fine del secolo XV) raffigurante la Madonna in trono col<br />
Bambino, detta Madonna del Coro.<br />
Questa piccola tela centinata a mo' di paletta, reca in basso a destra sullo<br />
spigolo del basamento: A. Inganni 1876. Proprio a motivo del fatto che la firma<br />
ha soltanto l'abbreviazione del nome, è stata avanzata la proposta di attribuire<br />
il dipinto alla moglie Amanzia (Guerrillot) che pure ha apposto qualche volta la<br />
firma A. Inganni alle sue opere (12). Ma ci sembra che tale proposta, che prescinde<br />
del tutto dalla specificità funzionale per cui la piccola tela è stata concepita,<br />
nasca esclusivamente dal desiderio di sottrarre al catalogo dell'Inganni<br />
un'opera certamente imbarazzante per !'iconografia che già aveva fatto pensare<br />
che l'Inganni, negli ultimi anni della sua vita, a corto d'ispirazione, abbia operato<br />
un ritorno ai maestri del Cinquecento bresciano (13).<br />
Se si tiene invece presente che la piccola tela centinata riproduce ad litteram<br />
il gruppo ligneo del quale è messa a protezione, cade il disagio di fronte ad una<br />
scelta iconica così inaspettata, e 1'0pericciola si coIloca, senza molte pretese, nella<br />
(11) P. GUERRINI, 1932, p. 12.<br />
(12) L. ANELLI, La mostra dedicata ad Inganni. "La voce del popolo)) , 16 maggio 1975,<br />
p. 20; Id. Il paesaggio nella pittura bresciana dell'Ottocento, Brescia, 1984" p. 23,<br />
nota 16.<br />
(13) G.C. PIOV ANELLI, A ngelo Inganni (Catalogo della mostra), Brescia, 1975, p. 163<br />
e scheda 63.<br />
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