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DI - Brixia Sacra

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197): «Mercante di panni, e fatto disegnatore da special dono della natura copiò<br />

a penna vaghissime storiette di vari autori e ne mandò un libro all'Imperatore<br />

Leopoldo d'Austria, dal quale ricevette in dono una collana d'oro». Il Fenaroli<br />

aggiunge la data di morte: 1668, che noi invece dobbiamo spostare a dopo<br />

il 1676. (Tuttavia il Nicodemi. I disegni ... , 1921, p. 9, propone date diverse:<br />

1638-1688).<br />

Alcune considerazioni: intanto, se il Pozzi (che aveva un fratello, Orazio,<br />

molto abile nel disegnare e nell'incidere armi cfr. Storia di Brescia, III, 805 n. 3)<br />

era mercante di panni, ciò indica che il gusto per la scena di genere era gradito<br />

ed apprezzato in Brescia già nel Seicento a livello di artisti non professionisti.<br />

In secondo luogo. se il Pozzi si peritò di inviare un proprio libro di disegni<br />

all'Imperatore d'Austria, vuoI dire non solo che l'apprezzamento in ambito locale<br />

di questo c(dilettante» era per lo meno buono. ma anche che c'era una coscienza<br />

abbastanza diffusa che le scene di genere e di pitocchi avevano un loro<br />

particolare mercato ed un loro ambito preciso di amatori.<br />

Naturalmente - e questo non è un piccolo guaio - non siamo in grado<br />

di precisare i temi dei disegni inviati a Leopoldo d'Austria. Tuttavia mi sembra<br />

significativo che gli unici quattro disegni cui noi oggi possiamo accedere direttamente<br />

siano di tema «di genere».<br />

Due. infatti, dei disegni di Carlo Pozzi si conservano alla Pinacoteca Tosio­<br />

Martinengo: sono del 1676 (ccCarolus Puteus calamo fecit 1676»), provengono<br />

dalle raccolte del Cardinal Querini, e raffigurano Il cavadenti e All'osteria (cm.<br />

22,5xI8.7 il primo; 22,6xI8,5 il secondo). E i due disegni - come i precedenti,<br />

eseguiti a penna su pergamena -- che OFa rendiamo noti raffigurano: Scena di<br />

genere con suonatori di flauto e Scena di caccia alle porte di una città con pescatori<br />

e un pitocco. Sono di dimensioni di poco maggiori dei due precedenti e<br />

tutto sommato sono in 'buone condizioni di conservazione (qualche piccola mac­<br />

chia di umidità e due buchi di modeste dimensioni non ne pregiudicano in alcun<br />

modo la lettura; la qualità non ottimale delle fotografie che riproduco non<br />

rende in alcun modo ragione della precisione del disegno a penna e delle morbidezze<br />

nei trapassi delle ombre).<br />

cc<strong>Brixia</strong> 1672. Carolus Puteus Hoc Opus Calano Fecit» è la firma apposta in<br />

basso a sinistra in entrambi i fogli. Il primo dei quali, incorniciato sul perimetro<br />

da una larga fascia a girali e motivi che fingono l'intaglio !igneo. è senza dubbio<br />

il più «bello» fra i disegni del Pozzi che io conosca: per la perfezione della prospettiva.<br />

per la larghezza e morbidezza del segno, per l'assemblaggio monumentale<br />

delle figure nella composizione. Naturalmente mi resta il sospetto che il disegno<br />

possa essere copia di un dipinto che non conosco: c'è infatti lì pronto il<br />

Fenaroli ad informarci che di copiare il Pozzo, appunto, si dilettava (ma che copista<br />

ad alto livello se lo Zani lo comprendeva nel suo repertorio di artisti!). D'al­<br />

tra parte questa non è l'ultima ragione che mi spinge a pubblicare le fotografie<br />

dei due disegni; perché se essi sono effettivamente copie di dipinti di genere del<br />

secolo XVII. mi sembrerebbe d'una curiosità straordinaria poter sapere da dove<br />

i bresciani del tempo traevano le loro informazioni per questi soggetti.<br />

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