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DI - Brixia Sacra

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«Hrixia <strong>Sacra</strong>» 1978, pp. 1-18) con numerose pezze di appoggio per la sua darazio<br />

le e per la lettura del significato artistico in relazione alle altre opere.<br />

Ora, ad ogni modo, propongo un'altra addizione; o meglio l'addizione di<br />

sette affreschi al catalogo del Bagnatore frescante. Essi si trovano nel presbiterio<br />

di Santa Maria Elisabetta ad Artogne: questa bella chiesa cinquecentesca,<br />

un poco discosto dall'abitato, dove Padre Felice Murachelli ebbe la ventura di<br />

trovare la tela del 1734 del Pitocchetto con La Madonna ed i misteri del rosario,<br />

che fu poi la spia - per me - per ritrovare la tela con lo stesso soggetto (ma<br />

del 1723 circa) nella chiesa di Rino di Sonico (cfr. L. Anelli, Il Pitocchetto<br />

sulla strada delle tre valli, in «Giornale di Brescia» 9-12-1983, p. 3).<br />

Santa Maria Elisabetta è una chiesa assai ricca di opere d'arte, di varia<br />

epoca e di varia estrazione (cfr. più oltre il paragrafo 7). Prima dei restauri di<br />

lO-15 anni fa all'altar maggiore stava una tela (entro la soasa lignea) con una<br />

Visitazione (cm. 250x200 ca.) che copriva la Madonna sviluppata in affresco dal<br />

Bagnatore. Ora la tela è appesa alla parete destra della navata: ricca di belle<br />

lacche, verdoni profondi, e con - in alto - uno stupendo volo di quattro angioletti<br />

in variate attitudini : mi sembra senza dubbio un lavoro della prima<br />

metà del Seicento, del bresciano Camillo Rama. Collocato entro una grande<br />

soasa secentesca intagliata rozzamente (ma con un suo sapore valligiano) e dorata,<br />

fu forse sovrapposto ai dipinti del Bagnatore a seguito di una scialbatura<br />

(per una pestilenza?) che ricoprì questi ultimi fino al citato restauro di 10-15<br />

anni fa.<br />

Ad ogni modo, tolti gli scialbi, il presbiterio si presenta così: da sinistra a<br />

destra, sette affreschi : l) La Natività della Madonna (scolorito e tutto ripassato<br />

sui contorni); 2) L'A nnunciazione (di inconfondibile condotta bagnatoriana per<br />

la cromia, l'impostazione, le tipologie); 3) La Visitazione; 4) La Madonna in<br />

trono entro un arco trionfale sfondato sul paesaggio (questo, costruito come ne­<br />

gli affreschi di Castenedolo, con le inconfondibili striature del cielo rossastro), che<br />

è il dipinto che fu poi coperto dalla tela secentesca del Rama; 5) L'adorazione<br />

del Bambino (con i dettagli stupendi degli angeletti); 6) La fuga in Egitto (ta­<br />

gliato da una finestra forse aperta all'epoca della scialbatura); 7) L'Assunzione.<br />

Al di sopra di questi affreschi, nelle lunette, si vedono sviluppati temi veterotestamentari,<br />

ma d'altra mano, più grossolana e forse valligiana.<br />

Nei sette grandi affreschi - che collocherei piuttosto in prossimità del 1590<br />

che del 1600 - forse non tutto è proprio di Pietro Maria Bagnatore: può darsi<br />

che uno studio più accurato ed approfondito (che certamente seguirà questa pri­<br />

ma segnalazione) mi porti a concludere per talune collaborazioni di bottega, e<br />

forse per quella collaborazione del fratello, pure pittore, che ho già ipotizzato,<br />

nel citato articolo, a Castenedolo. Ma ad ogni modo, la bella qualità delle teste,<br />

delle figure e dei panni, l'arioso modo di comporre, la cromia chiara ed eletta<br />

sono tutti elementi che concorrono a fare degli affreschi di Artogne una pagina<br />

importante nello svolgimento artistico di Pietro Maria Bagnatore, del quale, se<br />

non vado errato, non si conoscevano finora opere in Valle Camonica (esclu­<br />

dendo, ovviamente, la Visitazione di Fraine a Pisogne). E della cui influenza<br />

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