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metri più avanti sul bordo del presbiterio (4), utilizzando le solide e belle lastre<br />
di scaiola a finto marmo con intarsi di cui era rivestita, e sostituendola, nella<br />
sua funzione di sostegno dell'ancona, con un basamento adeguato.<br />
Nel rimuovere però il tozzo e sproporzionato tabernacolo in pietra di Botticino<br />
che le era stato sovrapposto nel 1905, sacrificando il bordo inferiore<br />
della cornice in scaiola della pala, si intravvidero, proprio dove la cornice era<br />
mancante, le ginocchia di un Crocefisso affrescate sulla parete di fondo. La<br />
curiosità indusse a levare, sia pur provvisoriamente, la pala per conoscere di<br />
che si trattava. Dietro, sulla parete, apparve con chiarezza un Crocefisso, come<br />
parte di un affresco che restava però per la maggior parte ancora coperto dalla<br />
mensa e dal suo gradino di alzata. Ciò però non costituiva problema perché<br />
era tutto materiale da rimuovere.<br />
Le lastre di scaiola furono facilmente staccate e risultò ch'esse erano state<br />
collocate a rivestimento della mensa nel 1731, come indicava inequivocabilmente<br />
il graffito a tergo della lastra centrale: G.B.e. + 173l.<br />
Allo stesso autore apparteneva certamente anche la sovrastante ancona, che<br />
fu conservata in loco. E' formata da una cornice in finto marmo nero con intarsi<br />
policrotni floreali, destinata a racchiudere la pala, e affiancata da due<br />
colonne a pieno tondo pure in finto marmo, sorreggenti due spezzoni di arco.<br />
Rimosse le lastre si scoprì che il parallelepipedo della mensa in laterizi<br />
intonacati, recava a sua volta in alto, sulla facciata anteriore, una data: 1585 e,<br />
sotto, verso il centro, sempre graffita, una crocetta, dietro la quale, percotendo<br />
si otteneva la risonanza del vuoto. Venne infatti alla luce un cunicolo in mattoni<br />
(cm. 10xl0 circa), chiuso anteriormente da un massello di tufo e addentrantesi<br />
per la lunghezza di un braccio nel cuore della mensa. Una, cauta ispezione<br />
rivelò in fondo ad esso la presenza di una scatoletta di rame a tronco di cono,<br />
divisa in quattro scomparti, contenenti ciascuno una reliquia avvolta in tessuto,<br />
con un proprio cartiglio ormai illeggibile. Segno evidente che la mensa<br />
era stata costruita in quell'anno e consacrata in quella forma.<br />
Rimossa da ultimo la lastra di pietra di copertura, già spezzata in pIU<br />
parti, si costatò che il muro di supporto era solo peritnetrale e che il vano interno<br />
era stato riempito quasi completamente con sassi e calcinacci, tra cui<br />
spiccava un grosso frammento di cornice in gesso, dipinto con motivi floreali (5).<br />
Si ebbe la chiara impressione che si trattasse di materiale di ricupero meritevole<br />
di rispetto per il suo precedente impiego sacro.<br />
A questa mensa appartenevano certamente prima del 1731 i due splendidi<br />
gradini cinquecenteschi della pedana in pietra simona di Sarnico, con eleganti<br />
(4) Non era opportuno rubare spazio a quella parte di platea che si protende nella navatella<br />
e serve per i ragazzi. Ma la nuova collocazione è apparsa particolarmente indovinata<br />
dopo la scoperta degli affreschi.<br />
(5) A motivo della forma ad angolo retto delle due facce dipinte (le altre due che aderivano<br />
al muro sono grezze), e delle dimensioni si è pemato trattarsi di parte della<br />
cornice che inquadrava l'incavatura dell'affresco della Cena, ma non è certo.<br />
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