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DI - Brixia Sacra

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Il secondo disegno è incorniciato lungo i margini da una fascia ancora più<br />

larga, arricchita da otto putti ignudi che sgusciano fuori dalle volute finemente<br />

disegnate a penna. Più del primo disegno, questo ha un gusto narrativo ed una<br />

larghezza di prospettive che si unisce al minuto calligrafismo della descrizione,<br />

da far pensare ad una possibile derivazione da una stampa.<br />

Nel primo piano, a sinistra, un pitocco (o un bravo? l'abbigliamento fa pensare<br />

al primo, la sciabola al secondo) si appoggia ad un bastone, e cammina un<br />

po' ricurvo in avanti. A destra, due poveri diavoli, a piedi nudi,. con due grandi<br />

cappellacci calcati sulla testa, siedono su di un macigno sotto un albero, commentando<br />

tra di loro qualche avvenimento. La caccia si svolge più lontano, tra<br />

il complicato snodarsi della città turrita e murata (quasi la rielaborazione moderna<br />

di una visione medievale) e i personaggi in riposo; ma uno dei cacciatori,<br />

montato a cavallo, in panni eleganti, è portato di spalle nel primo piano. Osserva<br />

la caccia trattenendo a stento al guinzaglio un grosso cane. Ogni figura è<br />

studiatamente disegnata e rilevata di ombre con un sensibile chiaroscuro. Ma il<br />

punto debole della composizione è nella durezza legnosa del cavallo, che non<br />

sembra plausibilmente appoggiare gli zoccoli sul terreno. Può essere che l'effetto<br />

sia dovuto all'assemblaggio di questa figura alle altre, avendo sottomano fonti<br />

iconografiche diverse.<br />

Ma ciò che maggiormente interessa è -- come dicevo - il soggetto; ed anche,<br />

per me, il fatto di sapere che gli altri due disegni, di poco più precoci, (Il<br />

cavadenti e All'osteria) appartenessero in origine alla collezione del Cardinal<br />

Querini, che possedeva pure una larghissima collezione di stampe del Callo t<br />

(pure confluite alla Tosio-Martinengo). Gli sfondi delle incisioni del Callot servirono<br />

- com'è ormai dimostrato - per taluni sfondi di composizioni cerutiane<br />

di pitocchi.<br />

E' quantomeno sintomatico che il dottissimo Querini - uomo di compostissimi<br />

gusti classicistici sul versante delle scelte artistiche in ordine alle commissioni<br />

delle grandi pale sacre (cfr. L. Anelli, Le grandi pale di Nave, Brescia<br />

1983, pp. 13-19; con le indicazioni bibliografiche per questo particolare problema)<br />

- coltivasse, una volta giunto a Brescia, un gusto tutto (privato» per le<br />

scene di genere e di pitocchi.<br />

9) Abbiamo, nella nota precedente, parlato di Stefano Fenaroli (1811 -1883)<br />

come storico dell'arte bresciana. Ed ora vorremmo parlarne, invece, come di artista<br />

in proprio, e di gusto sicuro. presentando una statuetta in avorio - ancora<br />

inedita - sicuramente sua, appartenente ad una collezione privata bresciana, e<br />

di cui solo ora sono venuto in possesso di una buona documentazione fotografica.<br />

Tra l'altro il discorso si riallaccia in qualche modo a quello sviluppato nel<br />

paragrafo precedente.<br />

Il Fenaroli - nato a Tavernola Bergamasca - trascorse gran parte della<br />

sua vita nel Bresciano. Ordinato sacerdote nel 1834, attese alla sua missione<br />

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