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DI - Brixia Sacra

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4) La presenza, sul mercato antiquario bresciano, di un ritratto intrigante<br />

ed affascinante di Carlo Ceresa (e per giunta firmato: CARLO. CE[ ... ] / F.<br />

MDCIL.) offre il destro per qualche breve considerazione sulla magnifica mostra<br />

- chiusa da pochi giorni- che la città di Bergamo ha voluto dedicare al suo<br />

grande secentista. Mostra che ha restituito il profilo, complesso affascinante e<br />

spesso toccante, come meglio non si sarebbe potuto fare in una sede (palazzo<br />

Moroni) che coi suoi affreschi del Barbello, e con l'inserimento cosÌ intonato<br />

alla realtà cittadina, di per sé costituiva il più adatto 'biglietto da visita di<br />

quella realtà che si voleva, appunto, indagare.<br />

La grande tela che presentiamo (cm. 21Ox95) è inedita; ma Luisa Vertova<br />

- che sta terminando la monografia sul Ceresa - l'inserirà nel suo libro di<br />

prossima pubblicazione.<br />

Intanto bisogna dire che le sostanziose anticipazioni che la studiosa ci ha<br />

già fornito nel catalogo - da leggere tutto d'un fiato - della mostra bergamasca<br />

(AA. VV., a cura di L. Vertova, Carlo Ceresa. Un pittore bergamasco<br />

nel '600 (1609-1679), Bergamo 1983, pp. 164, con 83 schede delle opere esposte,<br />

11 disegni, e molte illustrazioni in colore e in bianco e nero) sono di per se<br />

stesse un ritratto del secentista, se non completo sul piano dei «numerÌ>l, certamente<br />

esauriente su quello della comprensione umana del personaggio e dell'indagine<br />

critica della sua arte.<br />

Intanto l'artista vi è visto nella completezza della sua arte: produzione<br />

ritrattistica (che fin qui ne era l'aspetto privilegiato dalla critica) e produzione<br />

sacra; grandi ritratti a figura intera (ma che, per vero, mai assumono l'aspetto<br />

un po' fastidioso dei ritratti di parata di tanta produzione secentesca) e piccole,<br />

affabilissime teste da tenere non nella galleria degli antenati ma nel salotto o<br />

nella cucina; pale d'altare di chiese montanare e cittadine, squillanti di colori<br />

puri ed intrigate di ombre calde come la tosta tura di una crosta croccante di<br />

pane, e piccole devozioni doinestiche che hanno il sapore d'una preghiera sussurrata<br />

fra le labbra e scaldata col fiato delle cose che vengono dal cuore.<br />

Intendiamoci, non è la prima volta che l'artista viene indagato nella sua<br />

completezza (e infatti il catalogo di U. Ruggeri, Carlo Ceresa. Dipinti e disegni,<br />

Bergamo 1979, edito con magnifica veste grafica dalle benemerite Edizioni di<br />

((Monumenta Bergomensiall - n. LIII - delle quali non ci si stancherà mai di<br />

proclamare la lungimiranza, ha costituito certamente un plafond di lavoro da non<br />

sottovalutare) ma mi sembra che mai prima la figura del Ceresa sia venuta fuori<br />

da uno studio in maniera cosÌ nuova, e cioè realizzando quella fusione rara tra<br />

acribia critica ed affabilità di approccio (nella prefazione di una prosa nitidissima<br />

ed accattivante) che crea il miracolo non frequente della trasformazione della<br />

critica in arte.<br />

Naturalmente la studiosa si è avvalsa di tutti i contributi critici che fin qui<br />

si erano accumulati, negli anni, sul Ceresa; ed essi non sono pochi. Mi viene<br />

spontaneo notare questo fatto - che non è del Ceresa soltanto, ma anche di<br />

quasi tutti i pittori bergamaschi del Seicento - per l'inevitabile confronto con<br />

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