:1 l' I il '! I (cfr. A. Fappani, Enciclopedia bresciana, voI. IV, 1981, p. 110) sempre affiancandole lo studio della storia dell'arte e l'esercizio del disegno di ritratti a penna (ecco una consentaneità di gusto che ci chiarisce l'interesse per il Pozzi!), a miniatura, a plastica, ad intaglio in legno, con una predilezione particolare per la lavorazione dell'avorio. Di lui si ricordano - perché particolarmente apprez zati dai contemporanei - i ritratti in avorio e in miniatura del prof. Pietro Zambelli, di Ippolito Fenaroli, di Camillo Ugoni, di Giuseppe Nicolini, di Giuseppe Saleri, di Paolina Tosio, del maresciallo Mazzucchelli, di Teresa Eustacchio Verzeri. All'esposizione dell'Ateneo di Brescia del 1842 presentò un piccolo busto, due ritratti in bassorilievo, una Deposizione di Croce; a quella del 1844, sei ritratti in bassorilievo, due in avorio, tre in bronzo dorato, e uno in plastica. Perfetta (Fappani, cit.,) venne giudicata dai contemporanei la copia in aureografia in vetro di Galla Placidia e dei suoi due figli Valentiniano e Onorio, tratta dalla croce di Galla Placidia del Museo Cristiano. Le sue abilità di disegnatore non furono piccole: non conosco direttamente disegni suoi, tuttavia ne derivo la convinzione da otto incisioni sue di pale bresciane che ho acquistato in una cartella presso un antiquario di Brescia (non credo fossero nate come illustrazioni di un volume: non almeno, di un libro che io conosca); e dal sapere che fu tra i primi maestri del pittore Francesco Filippini. La sua fama di gran «connaisseur» di cose d'arte ci è consegnata non solo attraverso l'elenco cospicuo delle sue importanti pubblicazioni sul Foppa, sul Moretto, sul Romanino, sugli artisti bresciani (il già citato Dizionario del 1877), sull'intaglio, sul monastero di Rodengo, sulla Basilica delle Grazie (il Fappani, cit., dà l'elenco completo delle pubblicazioni e dei manoscritti inediti); ma anche attraverso le ammirate parole vergate dal Cicogna - direttore dei Musei di Brescia - in A ppendice al Dizionario degli artisti bresciani, nella copia presso la Tosio-Martinengo (pp. 9-10; manoscritto rilegato in fondo alla copia donata dal Fenaroli stesso. E' possibile che in queste «aggiunte», che concernono gli artisti bresciani più recenti, il Cicogna si sia servito anche di appunti stesi dal Fenaroli stesso). Della sua valentìa come scultore in avorio mi sembra prova più che sufficiente l'inedita statuetta, qui presentata, che si lega in maniera stringente, per la trattazione della materia quasi «cesellata», il gusto per l'arricciatura delle pieghe dei panni, la scelta stessa del soggetto e del caratteristico piedestallo in stile neo-rinascimentale, con una Popolana con due oche, pure eseguita in avorio, presente ab antiquo in una collezione patrizia cittadina, firmata dal Fenaroli nel piedestallo e datata 1850. La Figura di pitocco è effigiata, con squisito gusto calligrafico, in attitudine rassegnata, dimessa, e come vista attraverso la lente impietosa del ((moraliste» francese di tradizione illuminista. Le mani incrociate sul ventre, i piedi nudi, i polpacci nerboruti lasciati scoperti dalle brache troppo corte e strappate, i lembi della fusciacca stretta alla vita svolazzanti disordinatamente, un cappellaccio da «bravo» calcato sulla testa. TI volto esprime 1'umiliazione rassegnata della sua 38
condizione: gli occhi sono persi lontano, non nell'attitudine di chi è intento a qualcosa. ma come è proprio di un modello messo in posa nell'atelier dell'artista (ricordiamo, però, che il Fenaroli lavorava molto «a memoria))). Da studio condotto per il piacere dell'effigiare un soggetto predeterminato è la minuzia descrittiva dei panni rotti e sfilacciati fino all'ostentazione. Da esperto miniatore è la gioia di descrivere con accomodata minuzia le mani, i piedi, le dita, le unghie, i capelli. Ma il volto - specie nel taglio del profilo - è già qualcosa di diverso: più che quello di un modello o di una «memoria)) ottocentesca sembra il volto di un «bravo)) visto su una tela secentesca o settecentesca (del Ceruti?) subito fermato dalla intelligenza prensile dello studioso-scultore. ' LUCIANO ANELLI o Marchio sul verso della tela del dipinto della parrocchiale di Cellatica raffigurante «S. Nicola da Tolentino, S. Rocco e S. Sebastiano». Probabile firma dell'intagliatore sulla cornice del dipinto precedente. 39
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