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l’ingaggio nel campo: hai desiderio di<br />
fare una cosa, ti offri, illustri il tuo progetto,<br />
lavori. Punto e basta.<br />
La notte è fredda, gelida nonostante la<br />
stufa elettrica di Tadeus. Sono rimasto<br />
solo in ambulatorio e non spengo la<br />
luce perché credo sia importante comunicare<br />
che questo posto di cura non<br />
chiude.<br />
Collego il mio PC alla rete ed attraverso<br />
velocemente Facebook, leggo la posta<br />
poi passo a qualche poesia di Luzi, quindi<br />
a Chomsky : Anarchismo, contro i modelli<br />
culturali imposti.<br />
Mi annoia un po’, il gelo mi impedisce<br />
la concentrazione ed allora ripiego su<br />
Cornelio, il fumetto di Lucarelli.<br />
Gli ultimi pensieri della notte:<br />
-Meglio Julia che Cornelio. Meglio Cornelio<br />
che Chomsky. Quando fa freddo,<br />
naturally...<br />
-Ricostruire è possibile se esistono persone<br />
come Tadeus.<br />
-Le poesie di Luzi sono l’unico caldo in<br />
questo gelo. Più della stufa di Tadeus.<br />
-Gliel’ ho poi data la Tachipirina a Tadeus?<br />
-Sto bene in questo campo. La gente<br />
mi piace.<br />
-Cazzo, ci sto mettendo il cuore: non<br />
voglio andarmene!<br />
-Bisognerà rendere visibile l’ambulatorio<br />
con una bandiera<br />
-Dove troviamo gli erogatori di ipoclorito<br />
per i bagni? Telefoniamo a Rifondazione<br />
domattina. Boh!<br />
-Oddio che freddo... devo fare la pipì<br />
ma non ci vado. La tengo fino a domattina.<br />
VI<br />
Quanti terremoti conosci?<br />
Uno? Dieci? Cento?<br />
Non uno ma molti terremoti.<br />
C’è il terremoto che si vede, che tutti<br />
vedono in TV, quello delle barzellette<br />
sul camping e sul dentista che il premier<br />
dispensa agli sfollati nella tendopoli<br />
aquilana.<br />
C’è il terremoto di Bertolaso, dei sismografi,<br />
dei geologi, dei magistrati che<br />
indagano, di Vespa e dei suoi ospiti, dei<br />
programmi d’intrattenimento che commuovono,<br />
delle storie a lieto fine, delle<br />
tragedie indimenticabili, delle opinioni<br />
della Parietti.<br />
C’è il terremoto di Santoro e di Vauro,<br />
voci fuori dal coro, voci forse volgari ed<br />
inaccettabili. Magari censurabili. E perché?<br />
C’è il terremoto delle notizie vere,<br />
delle notizie false, delle notizie senza<br />
fondamento, delle notizie allarmistiche,<br />
delle notizie oscurate, delle notizie esagerate.<br />
Molti terremoti, forse cento. Forse più.<br />
C’è il terremoto degli aquilani fieri, forti<br />
e gentili, degli aquilani che piangono i<br />
morti riversi sulle bare, degli aquilani<br />
che fuggono al mare, di quelli che non<br />
intendono lasciare il paese per nessun<br />
motivo.<br />
C’è il terremoto dei campi, delle tende<br />
senza luce e senza riscaldamento per<br />
troppo tempo, dei bagni chimici luridi,<br />
delle cucine da campo, delle brandine,<br />
dei PMA per i feriti, dei medici clown,<br />
dei volontari della Croce Rossa.<br />
C’è il terremoto dei vecchi che siedono<br />
muti ad aspettare e dei bambini che<br />
disegnano macerie, dei cani che hanno<br />
perso il padrone, dei cani che il padrone<br />
non l’hanno mai avuto e che continuano<br />
a vivere randagi, dei veterinari che devono<br />
arrivare. Ma non dovevano arrivare<br />
oggi?<br />
C’è il terremoto dei 300 morti e dei vivi<br />
e dei feriti che si salveranno e che moriranno.<br />
Ci sono molti terremoti ed ognuno di<br />
noi racconta il suo; tutti sembrano veri<br />
ed un po’ lo sono realmente. Per il resto...<br />
Il terremoto dei bambini è sui fogli da<br />
disegno: macerie e palazzi sventrati,<br />
colori scuri, polvere, caos.<br />
Nel campo di Tempera alcune ragazze<br />
chiedono ai bambini di disegnare il terremoto.<br />
C’è Arianna da Roma che è psicologa.<br />
Le hanno appena comunicato che ha<br />
perso il lavoro.<br />
Sara invece viene da Pavia, è terapista<br />
della riabilitazione con la specializzazione<br />
in arte-terapia.<br />
I bambini di Sara ed Arianna hanno<br />
individuato vie tra le tende e le hanno<br />
nominate: c’è Vico Stretto ed anche<br />
Vico Strettissimo, vicino alla cucina da<br />
campo dove è proprio difficile passare.<br />
E poi c’è Piazza Grande che potrebbe<br />
tenerci tutti dentro.<br />
Sara dice: “Sai, Lorenzo... c’è poco da<br />
fare arte qui: la gente è distrutta, i bambini<br />
sono impauriti, non mi resta che<br />
accudire ed ascoltare le storie. Magari<br />
più in là, chissà. Forse. Non lo so”<br />
Vedo molti clown in giro.<br />
Hanno il camice da dottore, il trucco<br />
sugli occhi ed il naso finto e rosso sul<br />
naso vero. Si direbbe un’invasione di<br />
clown nei campi. E’ anche il terremoto<br />
dei clown.<br />
Ma cosa c’è da ridere ora? E’ davvero<br />
giusto far ridere questa gente che invece<br />
vuole soffrire? Non sarebbe meglio farla<br />
piangere? Questo è il tempo del pianto,<br />
della tristezza, delle storie da raccontare,<br />
della gente che ascolta. E non ride. Non<br />
ride. Non c’è proprio niente da ridere<br />
ora. Tornate a case signori clown, ci<br />
vedremo tra qualche tempo! Lasciateci<br />
piangere in pace ora.<br />
Cosa è vero, cosa è falso in questo<br />
sisma?<br />
La protezione civile è stata all’altezza di<br />
quanto è accaduto a L’Aquila ed in tutti<br />
i paesi della provincia.<br />
Vero o falso?<br />
Non era possibile approntare un piano<br />
dei soccorsi prima della grande scossa.<br />
Vero o falso?<br />
Tutti noi potevamo fare qualcosa per<br />
evitare tutte queste morti, per evitare<br />
tutta questa disorganizzazione.<br />
Vero o falso?<br />
Ore 24,30. Luis è a Pescara, 100 chilometri<br />
dal sisma. Luis ha 11 anni.<br />
La madre chiama il 118 perché il figlio<br />
non respira. Arriviamo in codice rosso e<br />
troviamo Luis in strada con la mamma,<br />
il papà e la sorellina che mi fa le smorfie<br />
e ride. Invito il ragazzo a salire in ambulanza.<br />
Sale anche sua madre.<br />
Luis respira male, lunghissime inspirazioni<br />
dopo brevi espirazioni. Un rumore respiratorio.<br />
Laringospasmo?<br />
La sua saturazione d’ossigeno è normale,<br />
la madre descrive il sintomo di Luis che<br />
viene di notte da qualche tempo e di<br />
giorno scompare. Luis è già stato in<br />
ospedale dove non hanno riscontrato<br />
nulla.<br />
A guardarlo bene, il bambino non ha il<br />
viso di chi soffre di dispnea:<br />
“Da quando ti succede, Luis?”<br />
“Dalla notte del terremoto!”<br />
“Hai paura, Luis?”<br />
“Ho paura che tutto crolli con una scossa!”<br />
“Luis! A Pescara il terremoto non arriva,<br />
c’è la sabbia sottoterra non la roccia.<br />
Luis!”<br />
La paura del terremoto si propaga fino<br />
a raggiungere Luis che smette di respirare<br />
a 110 chilometri di distanza. Mentre<br />
Sara ed Arianna tracciano la mappa del<br />
campo dei bambini: Vico stretto, Vico<br />
Strettissimo.<br />
La paura non risparmia neanche noi che<br />
siamo al mare.<br />
Per questo non c’è tempo di tremare.<br />
Si torna a L’Aquila domani. Senza il naso<br />
rosso sul naso vero.<br />
Con il rispetto per le storie della terapista<br />
Sara. Con la distanza dalle barzellette<br />
del premier sul campeggio. Con la convinzione<br />
che c’è del vero e c’è del falso<br />
in questo terremoto.<br />
Perché ce ne sono tanti di terremoti.<br />
N. 2 giugno 2009 LETTERA DAL DIRETTORE<br />
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