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Vi propongo due casi: il primo si svolge<br />
in una maternità milanese, il secondo in<br />
un centro di diabetologia lombardo.<br />
L’obiettivo di queste presentazioni è<br />
quello di proporre materiale di riflessione<br />
e di valorizzazione del proprio lavoro.<br />
Sandro e Luigi sono due gemelli eterozigoti nati alla 38 settimana. Andrea con un peso di circa 3 Kg. e Simone<br />
di 2,4 Kg.<br />
La mamma desidererebbe allattarli ed ha bisogno di indicazioni concrete ed anche di qualche parola di sostegno.<br />
Il reparto di pediatria dove è ricoverata, ha una nursery così organizzata: i bambini vengono portati 6 volte<br />
nelle 24 ore per 1 ora.<br />
La mamma riesce ad allattare i gemelli contemporaneamente con un pò di aiuto.<br />
Andrea mangia a sufficienza e non deve avere aggiunte di latte artificiale, mentre Simone spesso si addormenta<br />
e richiede poi integrazioni.<br />
Ogni giorno i pediatri informano le mamme circa la quantità di latte assunto. La mamma è in ansia per Simone<br />
che non sembra ancora succhiare. Il messaggio è sempre quello di non farlo diminuire oltre il normale calo<br />
fisiologico. Un giorno accade che Simone si attacca con particolare vigore proprio quando mancano 5 minuti<br />
allo scadere dell’orario.<br />
Quando il personale torna a riprendere i bambini, la mamma spiega la situazione e chiede che le lascino ancora<br />
qualche minuto Simone.<br />
Puericultrice: Non è possibile, abbiamo troppi bambini da accudire e dobbiamo rispettare i ritmi… .<br />
Mamma: Per la prima volta sta mangiando senza addormentarsi … me lo lasci ancora qualche minuto….<br />
P: Guardi è proprio impossibile!<br />
M: Lo porto io alla nursery non appena ho finito di allattarlo.<br />
P: Per queste eccezioni deve sentire la capo sala.<br />
La mamma demoralizzata si rassegna a questa rigidità, ma decide di cercare la caposala<br />
Dialogo con la Caposala<br />
Capo Sala: Signora non possiamo fare eccezioni … il reparto è organizzato così.<br />
M: Quella dei gemelli non è una situazione del tutto ordinaria … Io capisco le regole e l’organizzazione…<br />
Le chiedo solo di lasciarmi Simone nel caso in cui cominci a mangiare 10 minuti prima della scadenza ….<br />
CS: Non è possibile, noi lasciamo un’ora di tem po … ed è sempre sufficiente!<br />
M: … .<br />
CS: In ogni caso non riuscirà ad allattarne due!<br />
M: …<br />
Nel riflettere su questo episodio, è<br />
necessario tenere presente che questa è<br />
la vicenda come è stata vissuta dalla madre.<br />
Si deve essere ben consapevoli di<br />
quanto differenti possano essere i vissuti<br />
dei soggetti coinvolti, e di quanto<br />
questi siano influenzati dalle caratteristiche<br />
di personalità, dalla situazione.<br />
Qui la madre si trova in una condizione<br />
non certo ordinaria: ansie, stress, stanchezza,<br />
timori di essere inadeguata sono<br />
lì a complicare il contesto in cui avviene<br />
la relazione. Per altro non ci interessa<br />
sapere se l’episodio sia avvenuto proprio<br />
in questi termini, oppure sia il frutto del<br />
racconto di una madre, che, per un numero<br />
indeterminato di ragioni, può aver<br />
interpretato come aggressive le regole di<br />
un reparto o i rifiuti di una puericultrice.<br />
La componente soggettiva è parte costitutiva<br />
della rappresentazione. Il livello di<br />
distorsione della rappresentazione è variabile<br />
dipendente dalle condizioni psichiche<br />
della madre.<br />
Quello che interessa qui è se questo<br />
racconto possa dirci qualcosa sulle competenze<br />
relazionali, sull’intelligenza<br />
emotiva, sulla relazione di aiuto.<br />
N. 2 giugno 2009 LA PAROLA ALL’ESPERTO<br />
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