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OPERATORI SANITARI DI DIABETOLOGIA ITALIANI<br />
N. 2 giugno 2009<br />
24<br />
la<br />
parola<br />
all’<br />
esperto<br />
di Marina Cassoni<br />
l’<br />
Oggi sappiamo moltissimo sulla biologia neuronale delle emozioni e dei<br />
sentimenti, ma esiste un problema di divulgazione, per stimolare il meglio<br />
della natura umana e reprimere il peggio.<br />
intento di questo articolo è duplice:<br />
da un lato sottolineare il valore<br />
dell’intelligenza emotiva per il lavoro di<br />
cura; dall’altro offrire casi di situazioni<br />
relazionali in cui ne cogliamo la mancanza<br />
e i conseguenti effetti.<br />
Capacità di comunicare in maniera chiara ed efficace<br />
tenendo conto delle caratteristiche del paziente.<br />
Capacità di mantenere efficacia terapeutica malgrado<br />
la cronicità della patologia, il probabile deterioramento<br />
della qualità di vita del paziente e la sua<br />
discontinuità di compliance.<br />
Capacità di mantenere efficacia terapeutica in una<br />
relazione di cura che può protrarsi a lungo ed anche<br />
attivare identificazioni e coinvolgimenti.<br />
Capacità di investire sul paziente e sulle sue possibilità,<br />
piuttosto che sui suoi limiti.<br />
Empatia.<br />
A. Damasio<br />
Perché l’intelligenza emotiva è una<br />
competenza fondamentale nella relazione<br />
di cura?<br />
Tento di rispondere a questa domanda<br />
con uno schema “razionale”, ma anche<br />
riflettendo su due dialoghi tra paziente e<br />
operatori sanitari.<br />
Capacità di reggere la frustrazione.<br />
Capacità di auto motivarsi.<br />
Con il contributo non condizionante di<br />
Che cosa chiede una buona relazione di cura? Che cosa offre l’intelligenza emotiva?<br />
Capacità di elaborare le proprie esperienze emotive<br />
cercando il giusto equilibrio di vicinanza/distanza.<br />
Capacità di costruire relazioni improntate alla fiducia.