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N. 2 giugno 2009 LA PAROLA ALL’ESPERTO<br />
28<br />
2 R. Boyatzis, A. McKee,<br />
Essere Leader,<br />
BUR, 2002, pg. 29<br />
Usare le emozioni come “alleate” nella<br />
regolazione dei comportamenti, significa<br />
che –grazie all’emozione- (che riconosco!)<br />
so quanto mi sta accadendo.<br />
La rabbia dunque non è necessariamente<br />
un impulso ad attaccare, ma un<br />
avvertimento che tale impulso è in atto.<br />
Questo avvertimento apre lo spazio alla<br />
libertà di scelta.<br />
Interagire con le emozioni presuppone<br />
in primo luogo un contatto reale e sensoriale<br />
usando tutti i canali percettivi: visivo,<br />
uditivo, cinestesico, gustativo, olfattivo.<br />
E’ molto importante questo contatto per<br />
sentire come si manifestano le emozioni<br />
e in quale parte del nostro corpo risuonano.<br />
Solo sperimentando un vero contatto<br />
con le nostre emozioni disturbanti, possiamo<br />
poi in parte comprenderle, digerirle,<br />
trasformarle oppure evitare quelle situazioni<br />
che ci procurano sofferenze che<br />
possiamo risparmiarci.<br />
Adesso mi sento meglio ….o peggio:<br />
dalle emozioni alla qualità della relazione<br />
Veniamo all’incontro con l’altro e al<br />
ruolo potente delle emozioni nella relazione.<br />
L’incontro del paziente con una figura<br />
di cura può produrre un senso di maggiore<br />
benessere indipendentemente da qualche<br />
“concreta” azione terapeutica compiuta,<br />
o da un miglioramento oggettivamente<br />
rilevabile delle condizioni di salute.<br />
Come è possibile? Ci è d’ aiuto il<br />
concetto di sistema limbico.<br />
“Gli scienziati descrivono il circuito<br />
aperto come una regolazione limbica interpersonale,<br />
con la quale un individuo,<br />
trasmette segnali in grado di modificare<br />
i livelli ormonali, le funzioni cardiovascolari,<br />
i ritmi sonno-veglia e persino la funzione<br />
immunitaria di un’altra persone. Ricerche<br />
condotte nelle unità di terapia intensiva<br />
hanno dimostrato che il conforto costituito<br />
dalla presenza di un’altra persona non<br />
solo abbassa la pressione sanguigna dei<br />
pazienti, ma rallenta anche la produzione<br />
degli acidi grassi responsabili<br />
dell’occlusione delle arterie”. 2<br />
Il sistema limbico è un sistema a circuito<br />
aperto, mentre quello circolatorio è<br />
un sistema chiuso. Ciò significa che quanto<br />
accade nel sistema circolatorio di un’altra<br />
persona non influenza il nostro. Diverso<br />
è per le emozioni: gioia, allegria, aggressività<br />
si diffondono in maniera più o meno<br />
“contagiosa”.<br />
Quando entriamo in relazione con un<br />
altro ne siamo emotivamente influenzati,<br />
ovviamente in rapporto all’importanza, al<br />
tempo e all’intensità dell’interazione.<br />
Ciò vale non solo dal professionista<br />
sanitario, al paziente diabetico, ma anche<br />
viceversa.<br />
Lavorare con i pazienti cronici –ormai<br />
è noto e affermato- mette a contatto con<br />
emozioni di vario tipo: frustrazione, rabbia<br />
perché il paziente non “aderisce”, stanchezza<br />
nella ripetizione delle prescrizioni,<br />
sfiducia nelle capacità di autocontrollo<br />
ecc… Rispetto a tutte queste possibilità<br />
di “contagio emotivo negativo” gli operatori<br />
hanno necessità di “disintossicarsi”<br />
di prendere distanza dalle emozioni distrurbanti,<br />
attraverso il confronto con i<br />
colleghi, la riflessione, il riposo psico-fisico<br />
che costituiscono strategie di ricambio.<br />
Dobbiamo tuttavia tenere presente che<br />
sono più influenti le emozioni veicolate<br />
dagli operatori, che sono vissuti tendenzialmente<br />
come “guida” come leader della<br />
relazione terapeutica. La loro mancanza di<br />
empatia o di sintonia con le preoccupazioni<br />
del paziente può ridurre la fiducia, far<br />
temere al paziente di non farcela.