4 ilFRIULI BUSINESS 30 APRILE 2010
<strong>Il</strong> primo trimestre 2010 conferma un’economia mondiale <strong>in</strong> crescita e a macchia di leopardo <strong>in</strong> Europa. Negli Usale <strong>in</strong>dicazioni sono più positive anche per l’occupazione che sale per la prima volta dopo i primi tre mesi del 2008, segno positivo per una ripresa consolidata. Goldman Sachs permettendo. Comunque, la crescita del primo trimestre era attesa, ancor più se comparata al primo disastroso trimestre del 2009. Qu<strong>in</strong>di, la macroeconomia ha segno rialzista, con qualche area di fragilità che implica la cont<strong>in</strong>uità della politica monetaria attuale. Se parliamo della zona euro, si può affermare che, al momento, il problema della Grecia è stato contenuto, ma il deficit statale è elevato, le misure prese dal Governo greco non sono ancora def<strong>in</strong>itive e la situazione sarà più del<strong>in</strong>eata nel 2011-12. Nel mentre, auspichiamo che non ci siano problemi con il Portogallo, ma soprattutto con la Spagna, Paese di maggior dimensione, che porrebbe serie ipoteche sulla ripresa def<strong>in</strong>itiva della zona euro. Per l’Europa, e ancora più per l’Italia, ci vorranno anni per riassorbire il debito pubblico s<strong>in</strong> qui accumulato, con piani <strong>in</strong>cisivi e credibili per sanare la f<strong>in</strong>anza pubblica senza soffocare la crescita. A questo proposito, il recente Convegno a Parma per i cento anni di Conf<strong>in</strong>dustria ha offerto spunti <strong>in</strong>teressanti. Secondo Marchionne “il mondo è cambiato e non tornerà più quello di prima”, “il livello di tecnologia e qualità <strong>in</strong> Europa deve giustificare i costi più elevati e va migliorata la produttività”, rispondendo a Epifani che “con le solite cantilene non si va da nessuna parte”. Per Colan<strong>in</strong>no “ci sono 4 miliardi di persone, rispetto a qualche anno fa, che producono competitivamente e progressivamente <strong>in</strong> qualità, con cui dovremo fare i conti <strong>in</strong> un mercato necessariamente più aperto”. Secondo il m<strong>in</strong>istro Tremonti “s<strong>in</strong> qui il controllo della spesa pubblica ha evitato di f<strong>in</strong>ire come la Grecia e, comunque, di allontanarci da Portogallo e Spagna, mantenendo relativamente basso il costo degli <strong>in</strong>teressi sul debito pubblico. <strong>Il</strong> contrario avrebbe reso ancor più problematica la situazione. Ora è tempo di riforme, a <strong>in</strong>iziare da quella fiscale. L’attuale schema delle imposte è nato negli Anni ’60, dettato da situazioni cont<strong>in</strong>genti, poi solo rattoppato” rivelandosi complicato, difficile da gestire 30 APRILE 2010 L’OPINIONE Decl<strong>in</strong>o economico e imbarbarimento sociale Gianpietro Benedetti e anche <strong>in</strong>giusto; per esempio, si è chiesto Tremonti, “è giusto che i poveri del Nord che pagano le tasse, contribuiscano alla ricchezza dei ricchi del Sud?” Anche per Bonanni “il mondo è cambiato e servono le riforme”, ma auspica che i problemi “non servano solo da vetr<strong>in</strong>a alla politica per poi fare poco o niente”. Inf<strong>in</strong>e, per il presidente Berlusconi “abbiamo 3 anni per fare le riforme e le faremo. In primis quella fiscale, la spesa pubblica e la giustizia”. È apparso determ<strong>in</strong>ato, ma ha sottol<strong>in</strong>eato che l’iter di approvazione per ogni legge e quant’altro è lunghissimo, con un numero elevato di passaggi tra commissioni e aule parlamentari, che per lo più stravolgono con compromessi l’idea <strong>in</strong>iziale. Va, qu<strong>in</strong>di, semplificato. La presidente Marcegaglia ha posto le note 6 domande a Berlusconi, chiedendo di fare presto con le opere pubbliche, i f<strong>in</strong>anziamenti alla ricerca, la riduzione della burocrazia che rallenta e, spesso, è ostruzionista anche perché non si prendono decisioni. Inf<strong>in</strong>e, ha avvertito che <strong>in</strong> Parlamento ci sono movimenti <strong>in</strong> orizzontale per ridurre gli effetti positivi della riforma universitaria che deve riaffermare il merito ed elim<strong>in</strong>are le baronie universitarie. Questi sono fatti preoccupanti che possono preludere a un’avversione per le riforme, comune nell’arco parlamentare sia di Destra sia di S<strong>in</strong>istra, con il risultato di avere riforme nom<strong>in</strong>ali, IL M ONDO È CAMBIATO Dall’evento organizzato per il secolo di Conf<strong>in</strong>dustria la classe dirigente italiana si è trovata concorde sulla necessità delle riforme Se gli standard di vita ristagnano si mettono <strong>in</strong> moto meccanismi di rivalsa che riducono tolleranza, equità e mobilità sociale ma non di fatto <strong>in</strong> quanto risultato di troppi compromessi. In conclusione, a Parma per la prima volta si è sentito parlare apertamente dei veri problemi <strong>in</strong> essere, dell’esigenza improrogabile di riforme, rese <strong>in</strong>dispensabili anche perchè il mondo è cambiato e non tornerà quello di prima. La volontà di farle c’è, ma valgono i dubbi citati, senza contare poi le manovre a titolo personale nei movimenti politici che accentuano la frammentazione dell’unità di <strong>in</strong>tenti per il bene del Paese. Staremo a vedere nei prossimi mesi, <strong>in</strong>crociando le dita. Inf<strong>in</strong>e, è stata <strong>in</strong>teressante la pubblicazione di Luca Paolazzi, del Centro Studi Conf<strong>in</strong>dustria, che fotografa i numeri degli ultimi 60 anni. Si sottol<strong>in</strong>ea l’aumento del benessere del Dopoguerra, non solo economico, ma anche di salute e comfort, ciò grazie anche all’aumento del Pil; aumento sostenuto dall’export, ma che oggi ovviamente ci vede esposti a una concorrenza più <strong>in</strong>tensa. Dal miracolo economico alla fase di decl<strong>in</strong>o? Fatica ad avanzare grazie alle scelte politiche compiute dalla metà degli Anni ’60 ai primi Anni ’90 del secolo scorso? L’Italia, poco competitiva ancor prima del 2008, dopo questa grande crisi lo è ancora di meno, nonostante un sistema bancario più sano e il ridotto debito delle famiglie, ma caricata dall’enorme pubblico lasciato dagli errori passati. La m<strong>in</strong>or capacità di creare ricchezza, la non certezza del diritto, rassegnazione e capacità di accontentarsi, sistema poco liberale, crisi demografica con la metà degli italiani che ha oltre 60 anni. Questi tra i pr<strong>in</strong>cipali fatti, documentati da grafici statistici, che chiamano a un’azione per rompere una catena che rischia di immiserire, togliendo prospettiva al Paese. Tra i concetti sottol<strong>in</strong>eati, quello di Benjam<strong>in</strong> Friedman che sostiene che la società si <strong>in</strong>cattivisce quando gli standard di vita ristagnano o dim<strong>in</strong>uiscono, mettendo <strong>in</strong> moto meccanismi di rivalsa che riducono tolleranza, equità e mobilità sociale e, nel lungo andare, m<strong>in</strong>ano le basi stesse dell’economia. Condivisibile. Diamoci da fare e supportiamo chi si darà da fare per attuare senza molti compromessi le riforme necessarie per riprendere la strada del progresso. ilFRIULI BUSINESS 5