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“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...

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Potremmo essere tutti amanti della libertà come lui, ma non più <strong>di</strong> lui. Quin<strong>di</strong>, se noi<br />

sosteniamo ed appoggiamo le sue teorie lo facciamo non da un punto <strong>di</strong> vista<br />

hobbistico e superficiale, ma perché siamo profondamente convinti (come ha detto<br />

Pecora) che vi possono essere molte culture e la cultura è proprio in movimento nei<br />

suoi esponenti ed uno dei suoi esponenti è la libertà.<br />

La libertà non è più una parola ma è qualche cosa <strong>di</strong> concreto, <strong>di</strong> vivo. Ora, anche se<br />

<strong>di</strong>co concreto e vivo non <strong>di</strong>co niente, cioè la libertà è proprio quel tanto che può venire<br />

fuori da una <strong>cinema</strong>tografia come quella sostenuta da Spini o da una critica come<br />

quella sostenuta da Autera, cioè non può essere una libertà vaga. In Italia abbiamo<br />

avuto un grande filosofo (che non è, però, il più grande filosofo vivente perché è già<br />

morto) e forse non lo era a suo tempo, comunque molte delle teorie che si sono sentite<br />

qui si riferiscono al pensiero <strong>di</strong> questo filosofo <strong>di</strong> 40/50 anni fa. Da allora è stata fatta<br />

moltissima strada.<br />

Ieri sera io ho sofferto per due ore e mezza nel vedere l'Antologia del film italiano<br />

dalle origini fino al 1926, ho sofferto perché ho pensato come poteva esserci della gente<br />

tanto sciocca da fare solamente dei film in questo modo e come ci poteva essere della<br />

gente ancora più sciocca da andarli a vedere.<br />

E’ vero che sono state fatte delle scoperte, è vero che il <strong>cinema</strong> italiano in un certo<br />

modo, può aver insegnato qualche cosa a Griffith, ma è vero che quando noi facevamo<br />

ancora delle ”Fabiole” degli ”Ursus” e dei ”Quo Va<strong>di</strong>s”, Griffith aveva già fatto<br />

“Intolerance”. E poi c'era Charles Chaplin; nello stesso periodo faceva i suoi ”one<br />

reel” che sono alla base della storia del <strong>cinema</strong>. E' vero che mentre noi continuavamo<br />

a baloccarci con delle stupidaggini me<strong>di</strong>oevali, romane, greche, pagane, cartaginesi,<br />

c'erano già Pudovkin, Eisenstein o Dovcenko che facevano dei film che sono entrati<br />

nella storia della <strong>cinema</strong>tografia mon<strong>di</strong>ale. Perché questo? Perché questo grande<br />

filosofo non ci ha spiegato queste cose? Perché lui al <strong>cinema</strong> non ci andava. Ci è<br />

andato per la prima volta nel 1949.<br />

Ora se noi vogliamo vivere ancora <strong>di</strong> questo glorioso passato nel senso speculativo (e<br />

questo uomo che ha sistemato grande parte dello scibile umano in fondo mancava <strong>di</strong><br />

una vera sensibilità <strong>cinema</strong>tografica, come mancava <strong>di</strong> una vera sensibilità letteraria)<br />

noi dobbiamo tener conto <strong>di</strong> quello che è stato il movimento delle idee, un movimento <strong>di</strong><br />

idee, signori, già precedente al pensiero crociano perché William James (mi pare citato<br />

da Spini questa mattina) aveva scritto il suo testo psicologico molto prima <strong>di</strong> Croce che<br />

in Italia sosteneva idee che, in fondo, erano solo rivalutazioni della fenomenologia<br />

romantica.<br />

Su questa posizione noi ci dobbiamo mettere; non dobbiamo avere paura del<br />

pragmatismo, non dobbiamo avere paura <strong>di</strong> Mumford è <strong>di</strong> altri. Non dobbiamo avere<br />

paura del grande pensiero americano attuale. Non bisogna avere paura <strong>di</strong> questa<br />

nuova realtà; bisogna accostarsi a questa realtà, ai nostri tempi, nella pittura, nella<br />

architettura, nella filosofia, nella scultura, nella letteratura.<br />

Spini stamattina ha parlato <strong>di</strong> Joyce. Si può immaginare uno scrittore in un certo senso<br />

meno realista <strong>di</strong> Joyce? Eppure egli ha detto tutto, anche tutto quello che poteva<br />

rappresentare la realtà dell'uomo del nostro tempo. Mister Bloom è veramente l'uomo<br />

del nostro tempo, ma in quelle che sono le epifanie <strong>di</strong> Joyce Voi potete mettere<br />

qualsiasi slancio della nostra fantasia. In Joyce avete tutto il reale ed il fantastico<br />

insieme. Egli, per tutta la vita, ha sofferto <strong>di</strong>speratamente per portare il suo messaggio<br />

all'umanità.<br />

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