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“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...

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all'inquadratura e al commento parlato, e alla musica, selezionando tutti questi<br />

particolari elementi, rivedendo queste opere si creerebbe veramente un gusto, si<br />

formerebbe un'attitu<strong>di</strong>ne proprio a comprendere e quin<strong>di</strong> a riprendere queste cognizioni,<br />

e a trasportarle poi nei suoi lavori. Altri interventi ai quali voglio replicare: Gorruso mi<br />

ha detto che ho parlato <strong>di</strong> caposcuola nel <strong>cinema</strong> <strong>di</strong> amatore. Nella breve <strong>di</strong>sanima che<br />

ho fatto delle produzioni più significative ho voluto <strong>di</strong>mostrare che proprio per la<br />

eterogeneità del cineamatorismo dove ci sono uomini <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, come uomini <strong>di</strong><br />

mestiere proprio per le varie esperienze, per le varie professioni che abbiamo, i nostri<br />

campi <strong>di</strong> interesse sono molteplici, le nostre sensibilità sono <strong>di</strong>verse. Nel <strong>cinema</strong><br />

professionale no, ma tra <strong>di</strong> noi ci sono sempre cose nuove e questo mi sembra che<br />

confermi questa possibilità <strong>di</strong> ricerca e questo interesse, sia perché <strong>di</strong>mostra che non<br />

c'è pigrizia mentale.<br />

Quando Can<strong>di</strong>olo ha citato Chaplin, Clair, ecc., citava delle eccezioni. Per noi resta<br />

quin<strong>di</strong> l'invito alla collaborazione, a trovare veramente le possibilità <strong>di</strong> avere la persona<br />

che cura la sceneggiatura, uno che pensa al commento musicale, sia o no un musicista,<br />

l'operatore ecc. I ri<strong>sul</strong>tati <strong>di</strong>mostrano che in genere il lavoro dell'equipe ha dato ri<strong>sul</strong>tati<br />

superiori a quelli conseguiti da una persona sola. Baldelli ha toccato un punto molto<br />

importante (e credo <strong>di</strong> averlo anch'io prima accennato) la cultura come capacità <strong>di</strong><br />

orientamento. Sia ben chiaro però che per arrivare a queste possibilità <strong>di</strong> orientamento<br />

è necessaria una cultura. Il film <strong>di</strong> Spini creò innumerevoli <strong>di</strong>scussioni proprio perché si<br />

tentava quasi <strong>di</strong> separare l'estetica cineamatoriale dall'estetica <strong>cinema</strong>tografica, <strong>di</strong>remo<br />

Professionale. Su questo tema non abbiamo avuto alcun intervento: però è importante e<br />

noi non vedremo che domani o dopodomani, oppure in un'altra sede, ritorneremo<br />

ancora su questi argomenti.<br />

Se il progre<strong>di</strong>re della tecnica, il suo perfezionarsi continuo allarga, mo<strong>di</strong>ficandone le<br />

possibilità, il linguaggio <strong>cinema</strong>tografico, e a questo bisogna adeguarsi anche <strong>sul</strong> piano<br />

del giu<strong>di</strong>zio estetico. Non possiamo insomma cristallizzarci <strong>sul</strong>le percentuali per<br />

graduare la composizione <strong>cinema</strong>tografica: tanto all'immagine, tanto al suono, tanto al<br />

parlato. Il <strong>cinema</strong>, in quanto arte, è una unità inscin<strong>di</strong>bile, è l'insieme che conta.<br />

Forse è uno dei pochi momenti in cui ho parlato del concetto <strong>di</strong> arte in quanto unità<br />

inscin<strong>di</strong>bile. Mi interessava ricordare che a Salerno successe una specie <strong>di</strong> finimondo,<br />

proprio perché taluni anche autorevoli uomini <strong>di</strong> <strong>cinema</strong> sostenevano che l'impiego <strong>di</strong><br />

parti <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> repertorio falsava l'opera <strong>cinema</strong>tografica. Forse volevano entrare<br />

nella <strong>di</strong>stinzione fra la <strong>cinema</strong>tografia professionale e la <strong>cinema</strong>tografia <strong>di</strong>lettantistica.<br />

D'Angelo prima chiedeva quella fusione <strong>di</strong> contenuto e <strong>di</strong> forma. Dovremo accettarlo<br />

per fare veramente un'opera d'arte. Turolla non ha ragione, quin<strong>di</strong>, quando <strong>di</strong>ce che<br />

soltanto con dei buoni mezzi potremo arrivare a portare <strong>sul</strong>lo schermo opere<br />

cineamatoriali <strong>di</strong> derivazione letteraria o potremo fare opere buone. I mezzi contano, ma<br />

noi abbiamo visto, e tutta la storia del cineamatorismo lo attesta, che sono stati fatti<br />

degli ottimi lavori, veramente delle cose pregevolissime, con mezzi quasi insignificanti.<br />

Sia a 8 che a 16 mm. quin<strong>di</strong>, non è questione <strong>di</strong> mezzi. E' questione <strong>di</strong> idee, <strong>di</strong> sapere<br />

quello che dobbiamo <strong>di</strong>re. E per rispondere anche ad Ascani, che si preoccupava dei<br />

giovani che <strong>di</strong>sarmano vedendo lavori <strong>di</strong> un certo livello, ritorno a quello che ho detto<br />

prima: noi dobbiamo sapere se abbiamo qualche cosa da <strong>di</strong>re, se l'abbiamo lo <strong>di</strong>ciamo.<br />

Altrimenti possiamo pure smettere e non sarà danno per nessuno, se rimetteremo la<br />

cinepresa nel cassetto.<br />

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