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“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...

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nostra metafisica, del nostro dato esistenziale, della nostra con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uomini, del<br />

nostro valore in rapporto a noi stessi ed in rapporto a qualche cosa, che ci trascende.<br />

Sia nel primo che nel secondo caso, noi assistiamo ad un'arte "impegnata", ad un'arte,<br />

cioè, che esprime problemi ed idee e che, come tale, è in<strong>di</strong>ce, oltre che <strong>di</strong> una<br />

insod<strong>di</strong>sfazione e <strong>di</strong> un tormento, anche <strong>di</strong> un'ansia <strong>di</strong> progresso e <strong>di</strong> rinnovamento; <strong>di</strong><br />

un desiderio <strong>di</strong> una nuova moralità, <strong>di</strong> una nuova società. Quin<strong>di</strong>: <strong>di</strong> una nuova umanità.<br />

L'arte, allora, si rivela come strumento morale e come mezzo <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione e <strong>di</strong> spinta<br />

in avanti. L'arte, cioè, non è più fine a sé stessa, non è più <strong>di</strong>vertimento aristocratico e<br />

raffinato, non è più sterile e compiaciuta contemplazione, ma <strong>di</strong>venta preoccupata,<br />

tremendamente preoccupata, <strong>di</strong> raggiungere qualcosa, che è al <strong>di</strong> sopra e al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong><br />

noi, qualcosa che investe i valori <strong>di</strong> tutta la nostra con<strong>di</strong>zione esistenziale. L'arte, così<br />

intesa, <strong>di</strong>venta anche un mezzo <strong>di</strong> educazione: si fa ad<strong>di</strong>rittura educazione essa stessa.<br />

L'arte, infine, così accettata, è una religione: nel sacrificio e nello sforzo dell'artista non<br />

è implicito forse un atto d'amore verso il prossimo? E non c'è forse in questa sua<br />

ribellione, in questa sua esterna e snervante rinuncia, in questo suo generoso atto<br />

d'amore, l'anelito a Dio, ad un Ente trascendente?<br />

Da queste proposizioni filosofiche, che <strong>di</strong>struggono l'arte nel suo aspetto <strong>di</strong> pura<br />

contemplazione, <strong>di</strong>scende, come corollario, l'importanza del Cinema, e, nella<br />

fattispecie, del Cinema d'Amatore, nel nostro tempo. S'è già posta l'attenzione <strong>sul</strong>la crisi<br />

del'mondo contemporaneo: nel suo seno - s'è detto - nascono e si sviluppano errori,<br />

incomprensioni, <strong>di</strong>sparità e fratture; esiste, in altre parole, un sovvertimento gerarchico<br />

dei valori nell'ambito dei rapporti uomo - famiglia, uomo - società, uomo - Dio.<br />

Il Cinema, per la sua natura, per la sua struttura e per la sua <strong>di</strong>ffusione, mi pare sia,<br />

oggi, l’elemento più adeguato a documentare questa realtà: non solo a documentarla,<br />

ma ad<strong>di</strong>rittura a darle vita. Il personaggio, infatti, che agisce <strong>sul</strong>lo schermo, non soltanto<br />

rappresenta simbolicamente una situazione, <strong>di</strong>remmo così, ideale e fantastica, ma<br />

acquista altresì una sua "vita", del tutto particolare, una sua "personalità", oltre che<br />

morale, fisica. Eppure, nel Cinema d'oggi, c'è più fantasia che vita, o meglio, c'è più<br />

mistificazione che realtà.<br />

Il Cinema, per <strong>di</strong>mostrarsi idoneo a descrivere lo stato <strong>di</strong> transizione, in cui si <strong>di</strong>batte la<br />

storia attuale, deve rompere con la fantasia: deve <strong>di</strong>struggerla. A questo punto mi<br />

rifaccio, per semplicità e per chiarezza espositiva, alla teoria estetica del "CINE-<br />

OCCHIO", propugnata dall'operatore russo Dziga Vertov: essa ammette che il Cinema<br />

non può che configurarsi in un "occhio", in un organo, cioè, obiettivo, impassibile e<br />

freddo, che inesorabilmente registra, indaga, scruta la realtà nella sua affascinante<br />

estensione. E questo, a mio parere, è il vero "Cinema”, non solo il vero Cinema, ma,<br />

anche e, soprattutto, il Cinema d'Amatore, ossia, un Cinema puro e vivo, non<br />

soggiacente a certi bisogni industriali, tutto teso a denunciare, a colpire, a documentare.<br />

Alla luce <strong>di</strong> questi concetti il documentario rivela, nel settore cineamatoriale, la sua<br />

straor<strong>di</strong>naria importanza e la sua funzione, così come il film a soggetto, che si ispira<br />

(pur non escludendo una partecipazione attiva e una trasfigurazione poetica da parte<br />

dell'autore) ad una realtà rigorosamente documentata e rigorosamente descritta.<br />

C'è un'Italia ancora tutta da scoprire e da fare nostra. Oramai, dobbiamo <strong>di</strong>rlo, siamo<br />

stanchi <strong>di</strong> un'Italia, che è rappresentata <strong>cinema</strong>tograficamente soltanto da Roma e,<br />

ultimamente, anche da Milano. C'è fuori <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Milano, nella nostra Italia<br />

provinciale, tutta una realtà da avvicinare e da conoscere. Con John Grierson ripeto<br />

che c'è "un dramma <strong>sul</strong>la soglia <strong>di</strong> casa" nostra. Di fronte a noi, in quelli che ci abitano<br />

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