“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...
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approvvigionandosi altrove leggendo la letteratura a base fumettistica. Sicché nello<br />
stesso tempo applaude "I Sepolcri" e "Grand Hotel". Tale è la nostra <strong>di</strong>sfunzione<br />
nella tecnica dell'educazione estetica che produciamo una popolazione scolastica<br />
<strong>di</strong>sposta ad applau<strong>di</strong>re per un momento "I Sepolcri" e il 31mo Canto dell'Inferno, ma<br />
contemporaneamente nel proprio intimo applaude una letteratura o un film che non è<br />
altro che un'elaborazione fumettistica <strong>sul</strong>la base <strong>di</strong> "Grand Hotel". Voglio <strong>di</strong>re che<br />
esiste evidentemente un <strong>di</strong>fetto in partenza e un <strong>di</strong>fetto grave poiché dalla scuola<br />
escono i cineamatori o escono coloro che si interessano <strong>di</strong> <strong>cinema</strong>. E il <strong>di</strong>fetto sta in<br />
questo: nella incapacità della comunicazione, nella pretesa <strong>di</strong> elargire dall'alto, sempre<br />
e unicamente, le opere d'arte.<br />
Ma dove aprire questo <strong>di</strong>alogo se non nella scuola? L'esempio che io ho portato<br />
continua in questo senso. E' un esempio che ho sperimentato personalmente appunto<br />
quando mi sono reso conto <strong>di</strong> questa incapacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare con i miei scolari. Mi è<br />
venuto in mente <strong>di</strong> prendere ad un certo punto "Grand Hotel" ed introdurlo nella<br />
scuola: volevo vedere se era possibile metterci d'accordo, se potevamo sentire la<br />
<strong>di</strong>suguaglianza tra un fatto che si chiama opera d'arte ed uno che non ha nulla a vedere<br />
con l'arte. Ma movendo dal punto <strong>di</strong> partenza dei ragazzi, non dall'opera d'arte. Ho<br />
portato in classe una collezione <strong>di</strong> "Grand Hotel" (stupore nel corpo accademico<br />
perché queste cose devono stare fuori dalla scuola, perché la scuola non si occupa se<br />
non <strong>di</strong> quello che è prescritto, se non <strong>di</strong> quanto viene depositato in forme statutarie,<br />
ecc.) e si comincia a leggerlo insieme. La classe è una classe abbastanza sveglia.<br />
Siccome ci sono le lavagne e gli allievi sono abituali a <strong>di</strong>segnare, cominciamo a fissare<br />
(dopo una lettura ripetuta ogni lunedì) le componenti <strong>di</strong> questi racconti. Quando<br />
interviene la scena madre e la bella ragazza è salvata e si riconosce che è figlia del<br />
conte ecc. ci si accorge dopo un po' che esistono delle componenti fisse.<br />
Evidentemente, il ragazzo, ad un certo punto, sente che il lavoro <strong>di</strong>venta abbastanza<br />
facile e che lo potrebbe fare anche lui.<br />
In un secondo momento, proviamo quin<strong>di</strong> insieme, a congegnare un lavoro del genere.<br />
Le componenti sono quelle, il materiale è <strong>di</strong>sposto davanti; ve<strong>di</strong>amo se i pezzi possono<br />
essere raccordati. Ed allora entusiasticamente si comincia a stabilire il filo <strong>di</strong> un<br />
racconto, un gruppo <strong>di</strong>segna la bionda, un altro gruppo la bruna, ecc. Il racconto riesce<br />
perfettamente.<br />
Dopo il fervore della composizione, resta nei ragazzi qualcosa come un senso <strong>di</strong> vuoto.<br />
Allora li invitai a collaborare nella scoperta <strong>di</strong> film per i quali valesse la stessa salsa e<br />
manipolazione. Insomma: data la formula o anche tipo, trovare le innumerevoli soluzioni<br />
e varianti. E’ qui che l'insegnante prova l'emozione <strong>di</strong> vedere spuntare, per così <strong>di</strong>re, dal<br />
basso, dalla selezione autonoma operata dai ragazzi, il solito «Catene», e poi via via:<br />
«Sansone e Dalila», «Sangue e arena», «Via col vento», «Anna», «Tormento», ecc.<br />
Ed ora (non prima!) resta il confronto, leggo «Chiaro <strong>di</strong> luna» <strong>di</strong> Maupassant e «La<br />
voglia <strong>di</strong> dormire» <strong>di</strong> Cecov: due piccoli capolavori. Poi propongo <strong>di</strong> scomporre anche<br />
queste novelle. I ragazzi si pongono al lavoro con la stessa alacrità della prova<br />
precedente; in<strong>di</strong>viduati alcuni elementi dalla trama, "smontano" le varie parti. Bisogna<br />
ora, adoperando il materiale or<strong>di</strong>natamente <strong>di</strong>sposto sotto gli occhi, comporre una<br />
"storia" pari a quella <strong>di</strong> Cecov e Maupassant . Questa volta il tentativo non approda a<br />
niente: la grossolanità e la miseria delle nostre "storie" si manifestava con una nettezza<br />
inau<strong>di</strong>ta. Perché questa era la poesia; la "novità" veniva assimilata nel corso <strong>di</strong> una<br />
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