“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...
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certamente non si vuole pretendere <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> arte. Un conto è la cultura e un conto è<br />
l'arte.<br />
Nessuno, io penso, crede <strong>di</strong> fare il capolavoro alla Potemkin o il «Ladri <strong>di</strong> biciclette»<br />
del cineamatorismo. Ma è certamente possibile. Quelli che evitano <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> cultura<br />
mancano <strong>di</strong> senso critico e nutrono nel medesimo tempo l'ambizione <strong>di</strong> fare dell'arte.<br />
Così confondono le idee, restano insinceri con sé stessi, si oppongono quando si parla<br />
<strong>di</strong> cultura. Sarebbe meglio chiarirsi.<br />
Sarebbe più logico guardare al cineamatorismo come movimento <strong>di</strong> sentimenti e dì<br />
idee, <strong>di</strong> espressioni limitate dal mezzo <strong>cinema</strong>tografico e dalla organizzazione<br />
economica.<br />
Nel cineamatorismo non ci sono i grossi investimenti <strong>di</strong> capitale e questo significa<br />
riscattare il <strong>cinema</strong> dalla sua palla al piede; cioè dalla economia. Il cineamatore può<br />
scoprire liberamente la sua realtà, può esprimere i suoi sentimenti senza essere<br />
ossessionato dalla domanda del pubblico; insomma dalla legge del consumo.<br />
Il Convegno <strong>di</strong> Bergamo è un incontro utilissimo: un sincero incontro <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong><br />
sentimenti. Dalla "balbuzie" del cineamatore <strong>di</strong> ieri passiamo alla consapevolezza<br />
culturale <strong>di</strong> oggi.<br />
E questo è più che sufficiente per far nascere altre idee.<br />
4.12 Pio Baldelli<br />
Vorrei ringraziare gli organizzatori non solo per l'ospitalità cortese ma <strong>di</strong>rei per<br />
l'intelligenza <strong>di</strong> questa chiamata <strong>di</strong>ciamo così <strong>di</strong> critici <strong>cinema</strong>tografici, che permette<br />
uno scambio <strong>di</strong> idee che a me pare oltremodo fecondo. Da circa 13 anni mi occupo <strong>di</strong><br />
critica <strong>cinema</strong>tografica e da circa tre insegno storia e critica <strong>cinema</strong>tografica<br />
all'Università ma devo confessarvi, e questo è davvero una grossa responsabilità<br />
personale, che solamente da un anno mi sono accorto dell'interesse del passo ridotto e<br />
del cineamatore. In questo particolare momento, in cui davanti al <strong>cinema</strong> italiano si<br />
aprono prospettive ra<strong>di</strong>ose in cui i circuiti privilegiati del <strong>cinema</strong> americano si aprono ai<br />
nostri prodotti e i produttori americani vengono in Italia a cercare registi italiani, in<br />
questo particolare momento, mi pare che, la riserva del passo ridotto sia <strong>di</strong> sostanziale<br />
importanza, perché <strong>di</strong> fronte o accanto a queste prospettive positive del <strong>cinema</strong> italiano<br />
c'è anche l'incombente e grave crisi della cultura italiana e non solamente del <strong>cinema</strong>.<br />
E' dell'altro giorno l'intervento personale dell'e<strong>di</strong>tore Bompiani nei confronti <strong>di</strong><br />
Quintavalle, per cui, una tiratura del libro viene gettata al macero. Sulla cultura italiana<br />
pesa grave come non mai, perché è un elemento <strong>di</strong> congiuntura delicatissimo, il peso<br />
dell'intervento censorio.<br />
L'esempio della “Ciociara” che è stato fatto un momento fa è sintomatico: per cui una<br />
cultura libresca viene manomessa, sconnessa; un rapporto tra due personaggi viene<br />
capovolto perché occorre imperniare, il film intorno alla Loren e quin<strong>di</strong> a Ponti e ad una<br />
produzione.<br />
Cioè il neorealismo in questo caso è acquisito e composto dalla bardatura<br />
produttivistica. Mi pare che mai, forse, come in questo momento occorre un intervento<br />
ed un senso <strong>di</strong> coscienza e <strong>di</strong> responsabilità da parte dei cineamatori, ma non come<br />
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