“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...
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cineclub <strong>di</strong> Bergamo) non intendo entrare in merito alla relazione perché mi sento<br />
ad<strong>di</strong>rittura un pivello, mi sembra <strong>di</strong> scomparire.<br />
Pertanto, permettetemi soltanto <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una parola, meglio se questa parola verrà presa<br />
e portata in alto da qualcuno.<br />
Ci sono forse tre o quattro maestri cineamatori qui a Bergamo e questi sono piuttosto<br />
<strong>di</strong>vergenti fra loro in fatto <strong>di</strong> pareri; qualcuno è un po' come il sottoscritto, <strong>di</strong> facile<br />
contentatura. Basta vedere cose belle, basta vedere anche il filmetto <strong>di</strong> famiglia. Mi<br />
preme <strong>di</strong> <strong>di</strong>re questo: hanno proiettato alla Borsa Merci quest'anno dei film bellissimi da<br />
parte del sentimento ed io ne voglio ricordare due: «Casello 11090» <strong>di</strong> Capoferri, e<br />
«Gea» storia <strong>di</strong> un cane che salva un ragazzo.<br />
In questi primi tre mesi <strong>di</strong> scuola, il centro au<strong>di</strong>ovisivo <strong>di</strong> Bergamo, ci ha propinato film<br />
documentari anche esteri, per ultimo abbiamo visto l’altro giorno, prima delle vacanze,<br />
un film <strong>sul</strong> Giappone, bellissimo, però parlato nientepopo<strong>di</strong>meno che in giapponese.<br />
Ora, i bambini nostri cosa sentivano? Cosa vedevano? Vedevano sì, ma cosa<br />
capivano? Ve lo lascio intendere! I due film surricordati vorrei che venissero inseriti<br />
nelle cineteche almeno nazionali, non per fare propaganda a Capoferri, ma per arrivare<br />
al sentimento degli scolari. Voi <strong>di</strong>rete: cosa c'entra questo col convegno, noi non siamo<br />
mica qui per gli scolari! No, ma dal momento che mi parlate <strong>di</strong> cultura, mi parlate <strong>di</strong><br />
istruzione, mi parlate <strong>di</strong> tante cose cominciano a creare i citta<strong>di</strong>ni per l'unità <strong>di</strong> domani.<br />
Ho finito, non senza aggiungere <strong>di</strong> lasciarmi la cinepresa come hobby preferito.<br />
4.9 Elia Guiotto<br />
Il mio <strong>di</strong>scorso inizia dalla definizione <strong>di</strong> cultura, che è stata data da Pecora nel corso<br />
della sua relazione. Egli <strong>di</strong>ce: “Va fatto subito <strong>di</strong> pensare all'uomo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, il cui<br />
sapere, beninteso, non sia fine a sé stesso, né rimanga chiuso nei limiti <strong>di</strong> una<br />
professione, ma sia volto ad elevare l'uomo ed a portarlo verso nuove attitu<strong>di</strong>ni<br />
ed abitu<strong>di</strong>ni spirituali, che gli servano a conoscere sé stesso in quanto l'uomo e<br />
la realtà sua, presente e passata".<br />
In precedenza ho ammesso che l'uomo può essere <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, e non <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, e ho<br />
anche detto che il sapere puro, il sapere, inteso come conoscenza integrale e totale<br />
della realtà, non può essere <strong>di</strong>sgiunto dalla esperienza, ed ho sottolineato, infine, il fatto<br />
che la realtà dell'uomo ha da essere, più che passata, presente. Ora, è chiaro che, in<br />
questa definizione <strong>di</strong> cultura, è stato precisato l'aspetto generale del fenomeno nella<br />
sua accezione concettuale e filosofica; non solo, ma si è altresì evidenziato il fine<br />
ultimo, a cui la cultura deve tendere: "elevare l'uomo e portarlo verso nuove attitu<strong>di</strong>ni ed<br />
abitu<strong>di</strong>ni spirituali".<br />
E' questo un fine, che, per l'appunto, si può intendere in due mo<strong>di</strong>, fra loro intimamente<br />
connessi: in un ambito strettamente in<strong>di</strong>viduale e soggettivo, in quanto il suo<br />
raggiungimento presuppone, all'interno <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo, uno sforzo <strong>di</strong> ricerca, una<br />
tormentata aspirazione, una capacità critica, un chiarimento a sé stesso <strong>di</strong> fronte ai<br />
problemi ed ai moduli della realtà; in senso extra soggettivo, cioè, in senso collettivo e<br />
sociale, in quanto esso altro non è che la conseguenza della proiezione, al <strong>di</strong> fuori degli<br />
in<strong>di</strong>vidui, dei ri<strong>sul</strong>tati <strong>di</strong> questo loro travaglio: in altre parole, l'elemento <strong>di</strong><br />
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