“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...
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10. Dalla relazione n. 4 <strong>di</strong> Aldo Serio<br />
«IL CINEMA D'AMATORE E LA CRITICA»<br />
Spetta a «Libero Orizzonte - Cinema Ridotto» il merito <strong>di</strong> aver impostato in Italia, nel<br />
1951, un <strong>di</strong>scorso critico e analitico nei confronti del <strong>cinema</strong> d'amatore, sostenuto con<br />
spirito scopertamente avverso alla produzione leziosa o manieristica da Salvatore<br />
Galeazzo Biamonte, unico critico dell'ora che puntualizzò - suggerendone le possibilità<br />
<strong>di</strong> applicazione - i primi embrionali sintomi culturali. La solitaria opera critica <strong>di</strong><br />
Biamonte, svolta per cinque anni <strong>sul</strong>le pagine <strong>di</strong> «Cinema Ridotto», ha più <strong>di</strong> una volta<br />
ferito la bonaria insofferenza dei cineasti amatori.<br />
Ciò non toglie che il feroce ma sincero invito alla riflessione pre<strong>di</strong>cato in quei primi anni<br />
abbia indotto gradatamente gli elementi ben dotati a prendere in considerazione<br />
l'opportunità <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi al <strong>cinema</strong> con interessi estetici, prima che velleitari.<br />
Malgrado vi sia molto anonimato da recuperare, resta da guardare l'avvenire come ad<br />
una fonte <strong>di</strong> nuovi e concreti temi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione dei molteplici aspetti del mondo in cui<br />
viviamo. Abituati a vedere le cose per inquadrature e a prospettarci i problemi per<br />
sequenze, penso che il <strong>cinema</strong> faccia ormai tutt’uno con la nostra quoti<strong>di</strong>ana<br />
esperienza. Ma la vera forza del <strong>cinema</strong> sta nel rappresentare l'ambiente che ci<br />
circonda cogliendo l'aspetto insolito, mai rilevato delle cose a noi familiari. La<br />
deformazione della realtà assume <strong>di</strong>gnità e forma d'arte visiva attraverso il filtro<br />
dell'originalità, fissata nel momento insolito della loro abituale estrinsecazione. Non si<br />
invoca qui la stupefacente fine a se stessa, l'accentuazione grossolana, bensì<br />
l'appaiamento <strong>di</strong> una interiore sete <strong>di</strong> necessità estetica, sposata alla più squisita<br />
osservazione veristica della con<strong>di</strong>zione umana.<br />
Il carattere dell'antichità classica era la crudeltà e il piacere, quello del me<strong>di</strong>o evo la<br />
superstizione e la religiosità, quello dell'evo moderno il cinismo e la tristezza derivati dal<br />
solco profondo che si è creato nell'animo nostro. Quale migliore mezzo del <strong>cinema</strong>, alla<br />
luce meri<strong>di</strong>ana della osservazione, si presta a comporre in immagini vive il <strong>di</strong>alogo<br />
terribile della nostra coscienza <strong>di</strong> uomini moderni, isolali in noi stessi e nei rapporti coi<br />
nostri simili? Quale migliore occasione poter fermare l'attimo autentico della realtà coi<br />
moti del cuore, coi pensieri, col raziocinio, con l'anima sempre più assetata <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong><br />
conoscenza e comunicare al nostro prossimo sconfitto dalle brume dell'incertezza e<br />
spinto all'esasperazione dal gioco feroce dei sentimenti inari<strong>di</strong>ti, il quadro vero della<br />
con<strong>di</strong>zione umana dell'uomo del ‘900?<br />
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